EDITORIALE – Alle 13,28 del 9 settembre del 1998, un violento terremoto pari a 5.5 Richter, colpì l’appennino calabro-lucano nella zona del massiccio del Pollino. La scossa, nella stessa mattinata, era stata preceduta da altri due eventi alle ore 06.22 di mw 3.7 e alle 12.52 di Mw 3.2. Le località più direttamente interessate dall’evento furono Castelluccio Inferiore, Castelluccio Superiore, Papasidero, Mormanno, Lauria, Lagonegro, Rivello, Nemoli.
Purtroppo si registrarono anche due vittime: a Maratea, un uomo deceduto colpito da un masso staccatosi da una parete rocciosa; a Solofra (Av) un anziano morto colpito da infarto per lo spavento. Notevoli danni strutturali si verificarono soprattutto a Castelluccio Superiore ed Inferiore, dove crollò il campanile della Chiesa parrocchiale insieme a parte della volta della stessa chiesa. Lesioni a muri portanti, cadute di cornicioni, tegole e camini nella stessa zona ed in comuni limitrofi. Fu un evento che cambiò le vite di molte persone, con numerose abitazioni, soprattutto nei centri storici locali, dichiarati inagibili e quindi poi disabitati per lungo tempo. Molti furono recuperati con opere di riqualificazione, altri, per disinteresse o altri motivi, abbandonati a se stessi. Nei mesi successivi furono molte le scosse di assestamento che riguardarono i nostri centri, con la magnitudo che quotidianamente si andava abbassando gradualmente, ma che comunque gettava la popolazione nel panico per una nuova scossa più forte.
Quello stesso 9 settembre di 21 anni fa, l’Italia piangeva uno dei suoi cantanti più amati, quel Lucio Battisti che con la sua voce e i suoi testi aveva tanto emozionato e incantato più di una generazione di italiani. La notizia della morte del cantautore di Poggio Bustone attraversò la nazione spingendola a interrompere per un istante il caos quotidiano per sedersi sui divani dei salotti davanti ai televisori, sulle sedie delle cucine con le orecchie tese verso le radio e chissà su quante automobili, per scoprire i dettagli e sintonizzarsi sulla prima grande perdita della storia della canzone popolare italiana, quella grande canzone di massa, che non aveva risparmiato nessun abitante di questa nazione nell’arco della propria vita. I dettagli non arrivarono, anzi, in linea con le scelte che Battisti aveva preso in vita già molti anni prima, anche il suo addio si svolse nella più assoluta riservatezza, quanto a quella sintonizzazione nazionale possiamo dire che fu commovente, pervasiva, radicata: proprio come le sue canzoni. Un artista che ancora vive nelle sue canzoni cantate e ricordate in ogni occasione, e che nonostante privacy e “riservatezze forzate”, rimarrà sempre indimenticato e vivo in ognuno di noi.
Il 9 settembre del 98 è stato questo, una nazione divisa in due tra l’angoscia di un sisma in Basilicata e la perdita di un cantore della musica italiana, in una giornata che però, nonostante questi bruttissimi eventi, magari ci ha uniti ancora di più.