RIVELLO (PZ) – “Avevo bisogno di farmi vedere forte per superare il pregiudizio degli altri. E così, la mia dipendenza è partita come un gioco. Mi sembrava una cosa normale, ma non lo era: mi facevo così tanto del male che alla fine non provavo più sentimenti”. Queste sono le parole che Marco ha rivolto al numeroso pubblico presente lo scorso 4 aprile presso la Sala dell’Ultima Cena a Rivello, per raccontare la sua storia all’incontro pubblico “Il mondo nascosto delle dipendenze e il ruolo delle mafie nel vissuto territoriale del lagonegrese”, organizzato dalle associazioni Libera contro le mafie – Basilicata e Libera Lagonegrese, con la collaborazione del Comune di Rivello, l’Ambito socio-territoriale Lagonegrese Pollino e Articolo 21. Marco è un ragazzo che oggi sta portando avanti, con coraggio e determinazione, un percorso di vita per ritrovare sé stesso dopo essere caduto nel baratro della dipendenza. Un baratro nel quale non è così difficile cadere, neppure in Basilicata, neppure nel lagonegrese, nonostante questa terra possa sembrare “un’isola felice”, come è stato ribadito nel corso del dibattito dai diversi esperti intervenuti. L’evento è stato il primo di un percorso di tre appuntamenti che ha come obiettivo la sensibilizzazione e la divulgazione su un tema tanto delicato quanto urgente e necessario da affrontare: quello delle dipendenze (dalle droghe, dall’alcol, o dal gioco) e del loro rapporto con le organizzazioni criminali. La necessità è quella di partire dai ragazzi ed educarli a prendersi cura del loro futuro: proprio per questo motivo, fondamentale è stata la partecipazione all’evento degli studenti rivellesi, degli insegnanti e del dirigente scolastico Vito Carlomagno dell’Istituto Comprensivo di Lagonegro. Si è trattata di una giornata ricca di interventi, a cui hanno preso parte le autorità civili e militari. Al tavolo dei relatori, moderato da Mariapaola Vergallitto (referente del Presidio Libera Senise- Sant’Arcangelo “Angela Ferrara”, e portavoce lucana di Articolo 21), sono intervenuti, attraverso contributi, relazioni e testimonianze: Francesco Altieri (sindaco di Rivello), Antonia Cresci (neopresidente Presidio Libera Lagonegrese “Mimmo Beneventano”), Anna Aversa (Co- referente Libera Basilicata), Deborah Basile (criminologa, psicologa clinica e psicoterapeuta in formazione), Vincenzo Pappalardo (Maggiore Carabinieri Lagonegro), Caterina Ferrone (direttrice dell’Ufficio Sociale per i Minorenni), Giuseppe Peri (Presidente Centro Accoglienza L’Ulivo di Tortora), Michele Cusato (fondatore e vicepresidente dell’Associazione Famiglie fuori gioco), Gianfranco Donadio (già Procuratore della Repubblica di Lagonegro). Il tema, affrontato sotto diversi punti di vista, da quello criminologico a quello sociale, da quello istituzionale a quello dell’esperienza diretta, tocca da vicino le comunità lucane, come dimostrano le relazioni annuali della D.C.S.A (Direzione Centrale per i Servizi Antidroga) , i cui dati, come ha riportato il Magg. Pappalardo nel corso della sua relazione, vedono la Basilicata al quarto posto nella classifica nazionale per guida sotto effetto di alcol e stupefacenti (nel 2024), e si registra un aumento di circolazione di droghe e 5 decessi per overdose nel potentino (nel 2023). Il territorio lucano, infatti, e in particolar modo il potentino – lagonegrese, rappresenta un punto di passaggio nevralgico posto tra due direttrici principali lungo le quali si muovono le associazioni malavitose e le sostanze stupefacenti: il nord della Calabria e l’area del napoletano. È emerso che, nell’ultimo anno, non vi sono state denunce per usura- altra grave conseguenza che spesso si verifica in stretta correlazione con lo spaccio, il consumo di droghe o le dipendenze da gioco d’azzardo- e non perché non vi siano casi, ma perché i soggetti coinvolti hanno paura di denunciare e/o temono per la propria incolumità o quella dei loro familiari. Questi dati sono sintomatici di una situazione di disagio e vulnerabilità socio-culturale ed economica, che è pregnante nelle comunità odierne, dove i soggetti più fragili sono facile bersaglio di chi spaccia e fornisce stupefacenti. Soggetti prediletti sono certamente i più giovani, e in questo senso fondamentale è partire dalle scuole e collaborare con esse, affinché vi sia confronto, informazione e tutela. Nel corso del dibattito sono stati anche ricordati due giovani rivellesi, i fratelli Nicola e Francesco Chiarelli, e il tortorese Francesco Prisco, tutte e tre vittime di questo tragico circolo contro cui Libera si batte da anni. Quale soluzione proporre allora? Il ruolo dei SerD, dei professionisti del settore, di medici e psicoterapeuti, e dei centri di accoglienza è indispensabile, ma da solo non è sufficiente. Come ha spiegato il dott. Peri “Basta operare sul danno già avvenuto. Bisogna investire sulla prevenzione”. Prevenire dunque, sensibilizzare, ma anche incoraggiare, aiutare e supportare attraverso una risposta comune nella quale istituzioni, scuole, associazioni e parrocchie lavorino e collaborino in sinergia, poiché come ha ricordato il dott. Donadio: “Prevenire è più autorevole ed efficace che reprimere”.
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