EDITORIALE – Il 29 giugno di cinquantuno anni fa, a Roma, si portava a compimento una delle più grandi imprese che lo sport lauriota abbia mai celebrato. Un giovane rampante, tenace, dal fiato lungo e dalle gambe agili, vinceva a Roma il prestigioso Trofeo Bravin, competizione ancora esistente e la più importante per le categorie giovanili in Italia, correndo i 1000 m in soli 2’30. Un’impresa che lo consacrò a diventare uno degli atleti lucani (ma anche italiani) più forti di sempre, portando Lauria nell’olimpo dell’atletica italiana , dove sarebbe rimasta grazie ai titoli e ai tempi di numerosi atleti nei decenni a seguire.
Quel ragazzo di nome fa Vito Sisinni, e subito promette bene. Ha stile, classe, una buona educazione, una grande signorilità e anche uno spiccato senso dell’ironia che non guasta mai. Vito non si ferma, corre veloce e forte per il suo Club Atletico Lauria, raccogliendo successi e medaglie, fino a realizzare il sogno di vestire la maglia azzurra. Ma Vito non è solo corsa, ha gli amici nello storico quartiere di piazza San Giacomo, dove ride, scherza, e mette in mostra tutte le sue grandi doti umane e culturali.

Poi, in un caldo pomeriggio di luglio, quasi a ora di cena, a Lauria rimbalzano notizie che ti lasciano senza fiato. Il nome più pronunciato con tristezza nelle case, nelle piazze e sui viali, è quello di Vito. Una triste e imperdonabile coincidenza porta via due figli della comunità nello stesso giorno e con lo stesso nome. Da un lato Vito Cantisani, instancabile lavoratore, persona per bene e professionista apprezzato da tutti, e dall’altra il campione Vito Sisinni.
Di Vito Sisinni porto con me ricordi di vicinato. La madre, per tutti noi sempre chiamata “zia Ada”, era un’icona in quel magico posto conosciuto come “A’Chiazza”. Vito era sempre lì a trovarla, e spesso si facevano lunghe chiacchierate estive seduti sui gradini delle scalette di Vico Brancati. Si parlava di Lauria, dei suoi pregi e delle sue criticità e poi Vito andava avanti con la sue proverbiale ironia e quello stile umoristico che lo contraddistingueva. Risate, riflessioni, ricordi di imprese e ricordi d’infanzia quando poi, nel tardo pomeriggio, spesso si riunivano il fratello Peppino insieme a mio padre e mio zio una volta chiusa la copisteria.
Un campione di vita come nello sport, una persona sempre affabile e dialogante, pronto a donarti una chiacchierata o un sorriso in qualsiasi circostanza. Mancherà per me non vederlo più arrivare dalla curva di San Giovanni e non potermi fermare a lato ringhiera per scambiare qualche parola. Una grande perdita, in un tempo in cui i “campioni”, iniziano ad essere sempre meno.
Un forte abbraccio alle famiglie Sisinni e Cantisani da tutta la redazione di ivl24.