Immobile, affacciato a una finestra a guardare la vita degli altri che passa. È così che si sente Daniele, il protagonista dell’ultimo romanzo di Roberto Emanuelli uscito in questo caldo autunno. Caldo e avvolgente proprio come le tante sfumature del romanzo.
Daniele torna a vivere a Roma, nel quartiere di periferia dove è nato, alla ricerca di un po’ di colore e calore, di frammenti di felicità, pezzi della sua persona, per rimettere insieme un po’ di cose partendo anzi, ripartendo, dalle sue radici. Da quando nella sua vita non c’è più Margherita, l’unica donna che ha mai amato, ha molti spazi da riempire che spesso generano altro vuoto, altra inquietudine, dandogli la sensazione che la sua vita sia immobile e lui non stia facendo altro che sopravvivere. Ma sopravvivere non significa vivere, significa solo non morire. E questo Daniele lo sa bene. “Margherita è profumo di astucci, di diari scritti di notte con la biro blu, di perle marine e di vino pregiato” scrive Emanuelli.
Daniele ha un universo di emozioni in fondo al cuore e ha difficoltà ad esprimerlo. Non si sente compreso e la cosa che nel tempo ha imparato a fare è scappare dalle persone, dalle domande, dalle preoccupazioni. Scappare è ciò che gli riesce meglio, è un vero maestro in questo.
Vive con l’idea che le persone che ama e che lo amano, prima o poi lo abbandoneranno. Si ritrova quotidianamente ad affrontare una lotta contro se stesso, contro il suo passato, cercando di difendersi dai suoi stessi colpi. Prova a farcela contro un nemico rognoso: Daniele.
Quando, preso dalla tristezza, scorre su WhatsApp la conversazione con Margherita e digita “Ti amo” nella barra di ricerca, ricorda che per ben trecentoquarantacinque casi è stata lei a scriverlo. Daniele è pentito per non averlo detto abbastanza. Il suo associare l’idea di aprirsi alla vulnerabilità, al dolore, ora lo rende terribilmente triste, vuoto. Margherita ritorna in ogni gesto. C’è lei quando alla radio passano La mia storia tra le dita di Grignani, che avevano scoperto di adorare già ai tempi della scuola. C’è lei nel ricordo del 20 ottobre 1999 quando, dopo aver incontrato per la prima volta Margherita, Daniele scopre che “ciao” non è solo una parola, ma anche un profumo. Il profumo della felicità.
Ma è proprio la lotta con il passato che lo porta a intraprendere un viaggio e, quello che scoprirà alla fine del cammino, è che la felicità è sempre stata a un passo da lui.
Un romanzo di formazione e di vita, maturo e potente, che ci invita ad accettarci per quello che siamo, forti e fragili, anche con i nostri lati bui e con le nostre frustrazioni. Una storia avvolgente e coinvolgente, che ci tiene compagnia spesso con le lacrime agli occhi. Ci esorta a non sfuggire mai al dolore, perché nemmeno una sola delle cose che nascondiamo sotto la sabbia sparisce davvero e il dolore ritornerà ancora a cercarci anche quando tenteremo di fuggire ripetutamente. Quando il dolore è così acuto, le lacrime si cristallizzano e non piangiamo per tenere a bada le nostre emozioni ecco, in realtà speriamo solamente che il dolore sia meno lancinante, pungente, straziante. Concediamoci al dolore, viviamolo con consapevolezza, senza sentirci suoi prigionieri.
Ma quando crediamo che tutto sia immobile, è davvero tutto così?
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