Pubblichiamo integralmente la relazione del Rettore dell’Università degli studi della Basilicata, Ignazio Marcello Mancini, per la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico
POTENZA – Il 23 novembre 1983, il Magnifico Rettore Fonseca, dinanzi al Presidente Sandro Pertini, apriva il primo anno accademico. Tocca a me, oggi, il privilegio di inaugurare il quarantesimo, alla presenza del Presidente Sergio Mattarella.
Grazie Signor Presidente, per averci fatto l’onore più grande al quale potevamo ambire, riaffermando con la sua presenza la vicinanza dello Stato all’Ateneo e alla intera comunità della Basilicata.
Un evento solenne e significativo, quello di oggi. Un anniversario che induce a riflettere sul senso della nostra storia e a rilanciare il progetto immaginato con lungimiranza quarant’anni fa.
Fortemente voluto dalla società lucana – nelle sue principali componenti politiche, culturali e sociali, che si erano a lungo fatte portatrici di proposte e istanze – il nostro Ateneo, infine, è nato per l’alta volontà del Parlamento, cogliendo da un evento drammatico, il terremoto di Irpinia e Basilicata, una straordinaria opportunità.
L’Ateneo è stato istituito con una precisa missione, sancita nei principi ispiratori della legge 219 del 14 maggio 1981: la ricostruzione, la rinascita e lo sviluppo della Basilicata disastrata dal terremoto.
Un compito che abbiamo sempre cercato di svolgere con impegno e onore; un mandato difficile che traccia la nostra rotta.
Voglio ringraziare i Rettori e la Rettrice che mi hanno preceduto. Nel solco della loro azione si inalvea anche il mio mandato, per capitalizzare un’eredità importante e prestigiosa e per dare un impulso innovativo alla nostra azione.
Operiamo in un tempo non facile, che vede il nostro Paese attraversare una crisi economica aggravatasi a causa della pandemia e della brutale guerra di aggressione alle nostre porte. Una crisi che investe l’intero tessuto sociale, aumentando diseguaglianze che penalizzano interi territori, molti dei quali rischiano una irreversibile marginalità.
Un tempo che vorremmo poter saltare.
Tornano alla mente le parole pronunciate da Aldo Moro, nel febbraio 1978: “Oggi dobbiamo vivere, oggi è la nostra responsabilità. Si tratta di essere coraggiosi e fiduciosi al tempo stesso, si tratta di vivere il tempo che ci è stato dato con tutte le sue difficoltà”.
Fiducia, coraggio, responsabilità, tre esortazioni che faccio innanzitutto a me stesso e alla nostra comunità accademica: in questo che è il nostro tempo, noi per primi dobbiamo essere coraggiosi e fiduciosi e assumerci la responsabilità di costruire un futuro migliore per i giovani che a noi affidano le loro speranze.
Alla sua fondazione, l’Università della Basilicata è stata concepita come Ateneo di prossimità, con un’offerta formativa calibrata sulle vocazioni primarie del territorio, centrata sulla intensa e sistematica relazione tra docenti e studenti.
Nel corso degli anni Ottanta, le attività dell’Ateneo sono state svolte solo a Potenza. Oggi, l’Ateno dispiega la sua azione presso il polo del Francioso e il Campus di Macchia Romana a Potenza e presso il Campus di Lanera a Matera.
In quarant’anni, l’Ateneo è passato da 9 a 35 corsi di corsi di studio (15 corsi di laurea, 16 corsi di laurea magistrale, 4 corsi di laurea magistrale a ciclo unico), cui si aggiunge una scuola di specializzazione. È sede amministrativa di 5 Dottorati di Ricerca ed è sede associata di altri 12, dei quali 9 di interesse nazionale.
Lo scorso anno è stato istituito il corso di laurea magistrale in Medicina e Chirurgia. Un corso che ha potuto vedere la luce e che potrà avere successo grazie al sostegno assicurato all’Ateneo dalla Regione Basilicata, dal Ministero dell’Università e della Ricerca e dal Ministero della Salute. Un progetto che, guardando ai bisogni dei cittadini lucani, è stato frutto della comune volontà di intraprendere un percorso di miglioramento dei servizi sanitari, grazie all’azione sinergica tra università, centri di ricerca e strutture sanitarie regionali.
Sono sicuro che la Ministra Bernini, che ringrazio per le sue parole, e l’esempio degli altri Atenei saranno per noi preziosi punti di riferimento.
Negli ultimi venticinque anni, i laureati sono stati oltre 18.000; molti di loro sono stati i primi laureati all’interno delle proprie famiglie. Tanti si sono inseriti con successo nel tessuto regionale, altri, certamente troppi, hanno dovuto cercare lavoro in altre regioni o all’estero. A partire dal 2015, nell’Ateneo hanno conseguito la specializzazione al sostegno 1500 docenti scolastici; quest’anno lo faranno altri 650.
Oggi contiamo circa 6000 iscritti, per il 60% donne, 170 dottorandi di ricerca e saranno presto più di 80 gli assegnisti di ricerca.
Nel 2022 si sono iscritti ai primi anni 1400 studenti, per il 25% provenienti da altre regioni: non un incremento significativo, ma una sostanziale tenuta dell’attrattività; un dato che non ci soddisfa a pieno, ma un buon risultato in linea con le dinamiche demografiche che caratterizzano il Mezzogiorno.
Ogni anno si laureano circa 900 studenti, molti con un’esperienza di studio all’estero. A tre anni dal titolo, i nostri laureati magistrali hanno tassi di occupazione allineati con quelli nazionali e superiori a quelli della area geografica di riferimento.
Alla popolazione studentesca si affianca il corpo docente, composto da 330 unità, e il personale tecnico amministrativo, composto da 240 unità.
Voglio ringraziare tutte e tutti per l’impegno e la competenza e, soprattutto, per la passione e la dedizione. Impegno e competenza sono il motore in condizioni ordinarie, passione e dedizione sono il carburante che, in quelle straordinarie, consente di andare avanti.
E, per amore di verità, la straordinarietà, che talvolta diviene vera emergenza operativa, rappresenta spesso la nostra quotidianità.
Per la missione assegnataci, ma anche per profonda convinzione, i giovani sono al centro della nostra azione. Siamo nati per garantire loro il diritto allo studio, rivolgendo particolare attenzione a quanti partono più svantaggiati.
Per questo abbiamo un sistema coordinato di esenzioni dalla tassazione e di attribuzione di borse di studio, attento alla valorizzazione dei capaci e meritevoli. Gli studenti esonerati dalla tassazione superano il 70% degli iscritti totali, quelli che usufruiscono di borse di studio sono il 30% degli iscritti regolari. Con una media di meno di 900 euro, siamo tra gli Atenei a minor contribuzione.
Studentesse e studenti, dunque, al centro della nostra missione formativa. Per tale ragione sono in campo azioni di orientamento, di tutorato e di placement. Abbiamo da tempo attive azioni di sostegno e di assistenza agli studenti con disabilità o disturbi specifici dell’apprendimento.
Eroghiamo un ampio catalogo di moduli sulle competenze trasversali, cui gli studenti accedono gratuitamente. In sintonia con le
finalità del 2023 Anno europeo delle Competenze, siamo, infatti, convinti che sia compito dell’Università formare laureati che, una volta inseriti nel mondo del lavoro, siano in grado di affrontare le esigenze future, di risolvere problemi oggi neanche immaginabili, di accogliere e governare i cambiamenti.
Dobbiamo e vogliamo fare di più e meglio, guardando alla nostra condizione di piccolo Ateneo come a una opportunità. La nostra azione deve esser sempre più sincrona con gli enti territoriali, in primis la Regione e le Città di Potenza e Matera, al fine di valorizzare e rendere più attrattivi e fruibili i nostri poli universitari: mi riferisco, in particolare, alla residenzialità, al trasporto pubblico, alla presenza di spazi per la cultura e il tempo libero.
Le nostre studentesse e i nostri studenti sono consapevoli di queste cure. Pur non risparmiandoci critiche e sollecitazioni a migliorare il nostro operato, mostrano costantemente il loro apprezzamento. I principali indicatori elaborati da AlmaLaurea, in relazione al grado di soddisfazione dell’esperienza universitaria, sono in linea e non di rado superiori ai valori nazionali.
Straordinario è il loro attaccamento all’Ateneo, testimoniato da un impegno costante. Durante la pandemia, le associazioni studentesche sono state le principali nostre alleate nel garantire la fruibilità degli spazi dedicati allo studio individuale. Analogamente, studentesse e studenti sono stati parte attiva nell’aiutarci a riaprire il Centro Sportivo Universitario, dopo tre anni di chiusura.
Garantire il diritto allo studio è essenziale affinché si formino cittadini consapevoli della costellazione dei diritti umani: la libertà di manifestare il proprio pensiero, il rifiuto di ogni forma di discriminazione, il diritto a un lavoro dignitoso, il diritto a un ambiente sano, il diritto a una vita piena e soddisfacente.
Le Università, sedi di elaborazione del pensiero critico e della coscienza civile, sono i luoghi dove tali diritti si insegnano, ma soprattutto sono i luoghi dove essi si mettono in pratica, le palestre in cui si allenano costantemente.
Come dolorosamente constatiamo, in tante parti del mondo i diritti sono negati. Le guerre negano il diritto stesso alla vita; regimi oscurantisti negano le libertà fondamentali, accanendosi in particolare contro le donne e i giovani; il perseguimento del profitto fine a sé stesso nega la dignità delle persone e la salute dell’ambiente.
L’Ateneo afferma e difende tali diritti ed è attivo su tutti questi
fronti.
In quanto membro della Rete delle Università italiane per la Pace, ha intrapreso iniziative nell’ambito del volontariato, dell’assistenza e della promozione della cultura della pace e dei diritti. Mi fa piacere ricordare che una delle due Cattedre Unesco che ospitiamo, la “Cattedra Jacques Maritain”, inaugurata proprio dal Presidente Mattarella nel luglio 2017, è sede di studi e riflessioni dedicati al dialogo interculturale, alla pace e ai diritti umani, con particolare riferimento ai paesi del Mediterraneo.
L’Ateneo è attento all’ambiente e alla sostenibilità. Partecipa alla Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile ed è particolarmente impegnato sui temi del risparmio energetico, della produzione di energia da fonti rinnovabili, della riduzione dei rifiuti e dello spreco alimentare.
L’Ateneo, che si è dotato dallo scorso anno del Gender Equality Plan, guarda all’integrazione come valore e contrasta ogni forma di disagio e discriminazione attraverso il Comitato Unico di Garanzia, lo Sportello di Ascolto, il Consigliere di Fiducia e il Garante degli Studenti.
Le attività di ricerca e di trasferimento tecnologico e delle conoscenze ci vedono impegnati su tutti i temi che trasversalmente rientrano nei perimetri culturali dei nostri Dipartimenti.
Costruire reti di relazioni nazionali e internazionali, promuovere approcci integrati, multi e trans disciplinari, sono per noi la strada maestra per concorrere all’aggiudicazione dei bandi competitivi e poter svolgere ricerca di qualità. Le ingenti risorse messe in campo dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e i finanziamenti su progetti comunitari, nazionali e regionali che traguarderanno il 2027 aprono ulteriori grandi opportunità, che l’Ateneo sta cogliendo.
Siamo particolarmente orgogliosi di essere tra le quattro Università che hanno costituito l’Ecosistema TECH4YOU1, centrato sulle regioni Calabria e Basilicata, che per valutazione è stato il secondo tra gli undici finanziati, e di essere una delle 28 Università presenti nel Centro
1 Technologies for climate change adaptation and quality of life improvement
Nazionale AGRITECH2. Per tali progetti, saranno a disposizione dell’Ateneo circa 18 milioni di euro per l’Ecosistema e 3,5 milioni di euro per il Centro Nazionale.
Risultati questi che, insieme al miglioramento conseguito nell’ultima Valutazione della Qualità della Ricerca, rappresentano un evidente segnale della nostra capacità di essere, insieme a tutto il sistema universitario, parte integrante del progetto di ripresa europeo Next Generation EU e co-protagonisti dello straordinario investimento che l’Italia sta facendo sul proprio futuro.
Il rapporto con il nostro Territorio in questi anni è cresciuto e si è consolidato. Di quanto l’Ateno rappresenti nel contesto regionale in termini di presidio di cultura, di scienza, di sviluppo e di tenuta sociale, si è già detto. Vorrei aggiungere qualche riflessione sul piano più strettamente economico.
Per l’Ateneo è stato ed è essenziale il contributo erogato dalla Regione Basilicata per effetto della legge regionale n.12 del 20063. Tale contributo, a partire dal 2013 è stato elevato a 10 milioni di euro annui e dal 2022 si è incrementato di ulteriori 4 milioni, specificamente destinati al corso di laurea magistrale in Medicina e Chirurgia.
Nell’esprimere profonda gratitudine all’Ente Regione, ai suoi decisori politici e a tutti i cittadini lucani, vorrei ancora una volta rimarcare che tale finanziamento non è un contributo a fondo perduto o,
2 Centro Nazionale per le Tecnologie dell’Agricoltura
3 L. R. n.12 del 24 luglio 2006, L.R. n.33/2010, L.R n.12/2020
peggio, un sussidio di povertà: per la comunità lucana è un vero e proprio investimento sul suo presente e, cosa ancor più importante, sui suoi giovani e, quindi, sul suo futuro.
Sul piano economico, con la sua spesa diretta l’Università genera annualmente una ricaduta sul sistema regionale di circa 55 milioni di euro. La possibilità di studiare in sede, evita alle famiglie lucane un esborso aggiuntivo di 30 milioni di euro annui. Infine, si stima che l’attività dell’Ateneo attivi all’interno della regione l’impiego di altre 350 unità lavorative, in aggiunta ai suoi dipendenti diretti,
In sostanza, come avviene in altri contesti simili al nostro, l’Università rappresenta sul territorio lucano anche una delle organizzazioni economiche più importanti per produzione di ricchezza e stimolo all’occupazione.
Tale specificità dovrebbe essere più attentamente considerata dal MUR e dalla stessa CRUI, per misurare l’efficienza delle risorse investite, guardando anche agli effetti sui territori più fragili.
Il nostro Paese è fatto di aree forti, aree deboli, aree marginali, di territori che vedono incrementare i livelli demografici e occupazionali e di altri per i quali lo spopolamento e la disoccupazione giovanile rappresentano una piaga sociale. Il Paese ha dunque bisogno di un tessuto connettivo che, armonizzando esigenze, istanze e vocazioni molto diversificate, eviti l’esplodere delle contraddizioni e salvaguardi la coesione nazionale. Il sistema universitario nella sua organicità, pur con
differenze profonde tra Atenei secolari e recenti, grandi e piccoli, finanziariamente floridi e problematici, è parte essenziale di questo tessuto connettivo.
Sembra maturo il tempo in cui, messa da parte la spasmodica competizione alla sopravvivenza a danno dei più deboli, grazie alla maggiore unità che le Università stanno mostrando, emerga sempre più la volontà di esplorare forme di collaborazione più salde e profonde. Si affermi, insomma, un processo di benefica contaminazione, che consenta di elaborare strategie integrate, guardando a territori più ampi di quelli di tradizionale riferimento di ciascun Ateneo. Questo potrebbe essere uno dei frutti più significativi del PNRR.
Il progetto originario, che ci ha voluto presidio territoriale di sviluppo e coesione resta attuale. Per mantenerlo vitale, dobbiamo sempre più coniugare l’essere parte integrante del sistema universitario con l’essere componente essenziale del nostro Territorio, nella consapevolezza che qui, in Basilicata, Territorio e Università crescono assieme, oppure, semplicemente, sono condannati a un comune declino.
La nostra missione, dunque, deve continuare a concretizzarsi attorno a un disegno che consideri che il bisogno di innovazione, di trasferimento tecnologico e di nuova imprenditorialità è strettamente legato alla capacità di fare ricerca di qualità, di trasmettere competenze solide, di formare cittadini consapevoli.
Direi che la sfida che dobbiamo affrontare sia, in definitiva, quella di impegnarci a svolgere, nel modo più moderno possibile, i più tradizionali e nobili compiti dell’accademia italiana.
In ultima analisi, credo che così si sostanzi il nostro ruolo nello sviluppo del Paese, rendendo a tutti noi evidente quanto sia importante e al tempo stesso straordinariamente affascinante, la missione che siamo chiamati a svolgere.
Consentitemi di ringraziare nuovamente il Presidente della Repubblica e il Ministro dell’Università e della Ricerca. Anche delle loro parole si alimenterà la nostra azione.
Ringrazio tutto il nostro staff organizzativo, che con il suo lavoro ha reso possibile questa giornata e i due Conservatori di Potenza e Matera per il loro contributo artistico.
Un grazie di cuore a tutti voi per la calorosa partecipazione.
Dichiaro aperto l’anno accademico 2022-2023 dell’Università
degli Studi della Basilicata, quarantesimo dalla fondazione.