Appetricchio di Fabienne Agliardi: “E comunque Cristo s’è fermato a Eboli perché non sapeva che c’era Petricchio!”

EDITORIALE – Appetricchio è il nome di un paese immaginario della Basilicata. Petricchio, scrive l’autrice, esiste nella misura in cui vogliamo farlo esistere. Come il posto delle nostre estati da criaturi, ovunque esso sia.
Situato sul fianco di una montagna, non lontano dal mare, Appetricchio è il luogo in cui è nata Rosa, madre di Mapi e Lupi, gemelli di Brescia che ad Appetricchio hanno trascorso tutte le vacanze della loro infanzia. Un viaggio dal Nord al Sud Italia, un ritorno alle origini, ai momenti felici e spensierati in un luogo magico e immaginario. Ogni posto può essere Petricchio, un posto per cuori d’altri tempi, con il pisciaturo sotto il letto e il mattone nel panno. In paese vivono personaggi stravaganti: in onore del santo patrono si chiamano quasi tutti Rocco e per distinguere un Rocco da un altro lo si abbina al mestiere e non al cognome. E allora ci troviamo davanti Rocchetano, figlio di Rocco e nipote di Gaetano, Cumbabbiaggio Perciasepe, Nonno Occhei, Rocco Ponte, Marisella e tanti altri curiosi e strampalati protagonisti. 

Questa di Fabienne Agliardi è una storia ricca di terra lucana, di termini dialettali, di tradizioni, di atmosfere, dove tutti si conoscono e tutti sanno chi sei e a chi appartieni. Una storia in cui si rincorrono i lannànz, larrète, labbàsh, nonneccòsa, capocrai. Con Appetricchio siamo davanti a una fiaba avvolgente, commovente e divertente: c’è un Petricchio, luogo di pace e serenità, in ciascun essere umano, un rifugio dove tornare ogni qualvolta si senta la necessità di una coccola, di una pacca sulla spalla. 

Ogni lettore può immergersi nell’appetricchiamento, calandosi nel modo di vivere, di sentire, di pensare degli abitanti che sono rimasti. Petricchio rappresenta tutti i paesini, che si amano e si odiano, dai quali tanti sono fuggiti e dove molti sono ritornati per respirare, perché è lì che ci si sente davvero a casa.

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