Nota della Cgil: ‘Revocare subito la delibera, altrimenti ci rivolgeremo alle vie legali‘
POTENZA – “Excusatio non petita accusatio manifesta”, ovvero“Scusa non richiesta, accusa manifesta”. È quanto abbiamo pensato nel leggere le spiegazioni di Antonio Tisci, attuale direttore dell’Arpab, sulla delibera di assegnazione del personale a seguito del nuovo regolamento di organizzazione. Il direttore dice di essere un decisionista, una persona che ha preferito non rinviare spinose decisioni per il bene dell’Agenzia, affrontando da buon marinaio il mare agitato.
Carenza di personale e dirigenti, cattiva organizzazione degli uffici sono le motivazioni che lo avrebbero portato a fare queste scelte. Ma nessun vento può aiutare un marinaio che non sa dove andare, diceva Seneca. Perché di scelte scellerate si tratta quando i lavoratori vengono considerati semplici pedine da spostare privi di ogni peculiarità e professionalità.
E così è normale per Tisci prendere un dirigente, ingegnere ambientale, il cui contratto è stato prorogato per la prosecuzione del Masterplan e designarlo per l’ufficio Organizzazione, patrimonio e valorizzazione delle risorse umane, come è legittimo svuotare e disperdere tutte le professionalità acquisite dai lavoratori dell’ARPAB assegnandoli agli uffici senza alcuna logica. Probabilmente Tisci ignora che nelle Pubbliche Amministrazioni i lavoratori sono inquadrati nelle categorie ed esistono specifici profili professionali il cui accesso è consentito con determinati titoli culturali. Nessuno, neanche il direttore può, dall’altro dei suoi poteri, cambiare questi inquadramenti previsti dal CCNL e dalla contrattazione integrativa.
Ebbene, per quanto ci riguarda il direttore dell’Arpab ha agito in modo confuso e scriteriato, spinto da chissà quali oscure e ignote logiche e motivando il tutto con la necessità di attuare “il principio di rotazione”, che, ricordiamo, non può avvenire tra figure professionali diverse.
Quindi se è vero che l’art.5 del decreto legislativo 165/2001 assegna al dirigente il potere organizzativo dei propri uffici, è pur vero che allo stesso non può essere consentito di agire in modo irresponsabile, privando il personale di essere impiegato nelle attività afferenti le competenze acquisite e il proprio profilo professionale, comportamento che non può che arrecare grave nocumento a una struttura già minata come l’ARPAB che ha bisogno invece di una organizzazione fortemente specializzata per l’importante compito a cui è deputata. Non sarà certo questa organizzazione a portare l’ARPAB fuori dal suo tunnel. Se l’obiettivo è quello di rendere l’Agenzia in grado di rispondere alla importante mission per cui è nata, non è sicuramente questa la strada da perseguire.
Per quanto ci riguarda come FP Cgil abbiamo segnalato in più occasioni, anche agli organi competenti, comportamenti anomali e atti non del tutto trasparenti dei vertici ARPAB. Chiediamo la revoca della deliberazione di assegnazione che, oltre ad essere illogica, snatura le professionalità dei lavoratori e disperde le loro conoscenze. Noi non lo permetteremo, adiremo le vie legali nel caso di persistente silenzio da parte dell’ente.