Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) e primario di Infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma, ripercorre, in un’intervista alla Dire, la storia del vaccino anglo-svedese, spiegando le motivazioni delle diverse raccomandazioni
ROMA (DIRE) – All’inizio consigliato solo per gli under 55, poi per gli under 65, quindi ritenuto ‘buono’ per tutti. E ancora: sospeso temporaneamente (per soli tre giorni) a livello precauzionale, dopo casi sospetti di trombosi in giovani vaccinati in Germania, quindi di nuovo somministrato a tutti, fino all’ultima raccomandazione di inocularlo solo agli over 60. Non è una storia ‘lineare’ quella del vaccino anglo-svedese AstraZeneca contro il Covid, che in poco tempo ha subito diversi cambi di indicazione da parte dei decisori, generando così confusione e incertezza tra i cittadini. Ma cosa è accaduto? Per fare un po’ di chiarezza sul tema l’agenzia Dire ha interpellato Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) e primario di Infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma.
“All’inizio, quando per il vaccino AstraZeneca è stata presentata la documentazione necessaria per la registrazione da parte dell’Ema- spiega Andreoni- sono stati consegnati i dati relativi allo studio di fase 3. In quegli studi i pazienti con età superiore ai 55 anni erano rappresentati in una numero che è stato ritenuto da Ema troppo basso, quindi c’erano troppe poche persone di età superiore ai 55 anni affinché Ema stabilisse che il vaccino era indicato in quella popolazione. Quindi il vaccino è stato registrato solo per soggetti sotto i 55 anni. Successivamente, in considerazione del fatto che il siero, soprattutto in Gran Bretagna, era stato somministrato a molte persone con un’età superiore ai 55 anni, sono stati raccolti da Ema i dati relativi alla vaccinazione in questa classe d’età; per cui Ema, a quel punto, ha ritenuto che c’era una sufficiente quantità di dati per poter indicare il vaccino anche nella popolazione al di sopra dei 65 anni di età”.
Più recentemente sono stati invece “descritti in persone di età inferiore ai 50 anni episodi di trombosi grave a livello cerebrale– spiega ancora Andreoni alla Dire- quindi è stato fatto il passaggio ulteriore, cioè è stato detto ‘consigliamo l’uso nelle persone con più di 60 anni’; questa però è stata una considerazione non di Ema ma di alcuni Stati“. Dunque è stata questa la ‘storia’ del vaccino AstraZeneca. Quanto alla ‘stranezza’ per cui prima non si poteva dare agli anziani e adesso invece è in qualche modo la categoria più indicata- chiarisce di nuovo il direttore scientifico della Simit- nasce da questo percorso un po’ tortuoso sul fatto che nella registrazione (iniziale, ndr) del vaccino c’erano pochi dati sui pazienti oltre una certa età, che sono stati poi raccolti successivamente. Per questo alla fine è stato ‘sdoganato’ anche per le persone più anziane”.