Automotive, chiude la Fdm di Melfi, Lacorazza (Pd): “Fare presto”

POTENZA – Ancora cattive notizie dal polo auto lucano. La Fdm, azienda che opera nella logistica nella zona industriale di San Nicola di Melfi, ha dichiarato la cessazione dell’attività e annunciato il licenziamento collettivo dei 56 dipendenti, per i quali la cassa integrazione scadrà a febbraio 2025.

Una situazione precipitata negli ultimi anni a causa di una significativa riduzione dei componenti affidati da Stellantis in sub-appalto e in un contesto di profonda trasformazione dell’intero settore automotive.

L’azienda dell’indotto ha sottolineato in una nota di aver tentato altre strade nel settore agroalimentare ed edilizio senza successo. Da qui la decisione di chiudere e chiedere un incontro urgente con i sindacati per “esaminare misure tendenti a ridurre le conseguenze sul piano sociale del provvedimento”.

La Fdm si occupava della gestione logistica dei componenti necessari all’assemblaggio delle vetture prodotte a Melfi.

Stellantis, indotto, azienda Fdm. Lacorazza: “Fare presto”

“Con l’azienda Fdm il filotto della logistica continua a mietere crisi, chiusure e licenziamenti; rischiano di cadere come birilli nei prossimi giorni, nella cronaca di una morte annunciata, altre imprese negando il futuro a lavoratrici e lavoratori, spegnendo la luce per comunità, persone e famiglie.  Non bisogna mollare”.

Lo dichiara il capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Piero Lacorazza, che aggiunge:

“È anche arrivato il momento di chiamare a responsabilità il Governo nazionale, avere una risposta, ad esempio, sulla quota del 20% di cassa integrazione a carico delle aziende dell’indotto, quanto meno per le aziende in difficoltà. A che punto siamo? Sollevo questo tema urgente perché il confronto romano previsto per il 14 novembre dovrà essere l’occasione per il presidente Bardi per portare a casa qualche risultato concreto, obiettivo che ha motivato il nostro atteggiamento responsabile e propositivo nel Consiglio regionale del 29 ottobre in cui si è discusso di Stellantis e di indotto”.

“Abbiamo depositato – rammenta l’esponente del Pd – una risoluzione di circa 15 pagine di analisi, valutazione e proposte; stiamo provando a lavorare a costruire una sintesi ed una unità dei gruppi consiliari, di maggioranza e di minoranza, che metta forza nella difesa del lavoro, delle aziende e del territorio. Al momento il Governo nazionale non ha dato alcuna risposta e Stellantis sta facendo il suo gioco; non possiamo pensare che tutta questa storia si esaurisca in Basilicata con la semplificazione dell’AIA per autorizzare impianti e produzione di energia a servizio dello stabilimento Stellantis a Melfi per ridurre, innanzitutto, le emissioni in atmosfera”.

“Nel partecipare ed intervenire, ieri, al Consiglio comunale di Venosa – sottolinea il Consigliere regionale – convocato per discutere appunto di Stellantis ed indotto, e nel ringraziare il Sindaco Franco Mollica e l’intera assise municipale per l’invito, ho ribadito, anche alla presenza del sindacato e sindaci, che vi è la necessità di tenere insieme giustizia climatica e giustizia sociale. La lotta ai cambiamenti climatici non é una ideologia ma una scelta etica e di giustizia intergenerazionale; perché per colpa nostra le future generazioni dovranno vivere peggio e pagare costi per un debito ambientante di cui non hanno responsabilità? Semmai il punto è come gestire la transizione ecologica ed energetica al 2035 per le auto e al 2050 per la ‘neutralità climatica’ in Europa; valutare gli impatti che si potrebbero avere dal 2025 per effetto di decisioni europee che impongono ulteriori restrizioni di emissioni prodotte da auto e autocarri. Potrebbero ballare circa 16 miliardi di euro di sanzioni a carico delle aziende che non rispettano questi limiti ma che, diciamolo con chiarezza, sono stati definiti da tempo per effetto di un aumento rilevante (circa un terzo tra il 2000 e il 2019) delle emissioni prodotte in particolare dalle auto private”.

“Non vi è dubbio tuttavia – evidenzia Lacorazza – che a questi appuntamenti si è arrivati tardi e male, preferendo negli anni scorsi politiche di riduzione dei diritti e modelli di produzione e consumo basati sul fossile; come se non ci fosse un domani. Sta cambiando il contesto sociale e culturale, cresce l’età di coloro che acquistano le auto e sarà difficile sostituire un modello di mobilità, passando dall’endotermico all’elettrico, se la media di passeggero ad auto è di 1,6. Insomma vi è una complessità molto maggiore che va oltre la semplificazione tra favorevoli e contrari al Green deal. E oggi il contesto geopolitico con la vittoria di Trump in America potrebbe rendere più complessa la partita”.

“In questo contesto – ha concluso il Capogruppo del Pd – il Governo nazionale non è riuscito a costruire una politica economica ed industriale all’altezza di queste sfide e in particolare il Ministro Urso, proprio sull’automotive, ha espresso pensieri e parole senza concrete conseguenze. Sperando che si cambi rotta dobbiamo essere consapevoli che il tempo perso non si recupera; c’è bisogno di qualche concreto passo avanti. Così come il Governo regionale deve mettere in agenda una valutazione ed una eventuale revisione, di una programmazione pluriennale a sostegno delle imprese, strette tra crisi e margini sempre più risicati, la ‘nuova e slabbrata’ ZES e un regime di aiuto che le penalizza rispetto alle regioni limitrofe. Infine queste crisi industriali spengono i consumi mettendo anche in difficoltà il settore del commercio che vive una transizione molto complessa. È l’ora dei fatti!”.