di Andrea Oriente
POTENZA – Intervista a Simone Carcuro, 17 anni, rappresentante di istituto del liceo scientifico Galileo Galilei di Potenza che è tra gli organizzatori della manifestazione contro l’autonomia differenziata.
Il 13 aprile, come rappresentanti delle scuole superiori di Potenza, avete mandato agli studenti una locandina per avvisarli di una mobilitazione cittadina contro l’autonomia differenziata. Si legge che vi mobilitate per dire no agli studenti di serie A e agli studenti di serie B. Credi che il Ddl Calderoli sia così severo nei confronti degli studenti?
“Eccome. Anzi, abusando della metafora calcistica, si potrebbe dire che con questo Ddl si portano studenti e studentesse del Mezzogiorno in Serie D, raccontando al Paese l’idiozia di portare le classi del Nord in Champions. È sufficiente leggere gli indici di abbandono scolastico e i dati sullo stato dell’edilizia scolastica per capire che in Italia esistono già due sistemi scolastici. Piuttosto che l’autonomia differenziata, servirebbe un grande ‘Piano per la Scuola’ che azzeri questo gap che non è mai stato colmato dal Dopoguerra in poi”.
In una prima fase la manifestazione era stata indetta da diversi partiti e associazioni locali, voi come studenti iniziate a sentire la politica più vicina nelle vostre azioni?
“Non accade spesso che partiti politici, sindacati e associazioni della società civile mostrino attenzione alla condizione di studenti e studentesse. Se stavolta sono dalla nostra stessa parte, per noi non può che essere una bella notizia”.
Tornando al tema dell’autonomia differenziata, cosa credi possa favorire o danneggiare il sistema scolastico, considerando che, secondo molti, si tratta di una riforma destinata ad aumentare ancor di più il divario tra Nord e Sud?
“Immaginare di avere 20 programmi scolastici diversi; salari e modalità di reclutamento differenti per insegnanti e personale Ata a seconda che lavorino a Reggio Calabria o a Brescia; e una ripartizione delle risorse volta a cristallizzare e aumentare alcuni divari, più che a ridurli; riteniamo appartenga ad un’idea di Paese, oltre che di istruzione, anacronistica rispetto a quelli che dovrebbero essere i modelli educativi di una scuola che fa parte del ventunesimo secolo, aprendosi al mondo e cogliendo le opportunità del digitale per abbattere antichi pregiudizi e cancellare differenze pregresse”.
Uno dei problemi più rilevanti è il tasso di abbandono scolastico elevato, questo decreto potrebbe peggiorare il dato?
“È fuori da ogni dubbio. Si rischiano di cancellare i tanti sforzi, sostenuti anche e soprattutto dall’Unione europea, volti a ridurre questo triste dato in particolare in alcune aree urbane del Mezzogiorno. Non a caso, si tratta anche di uno degli obiettivi principali del Pnrr, ma com’è evidente, si sta andando verso tutt’altra direzione”.
La manifestazione cittadina però è stata annullata a causa di un’allerta meteo e voi studenti avete optato per discutere del tema durante un’assemblea pubblica, quali sono i temi principali? Sono emerse delle priorità?
“Il diritto all’istruzione negato, un aggravamento dello stato già precario di strutture ed edifici scolastici, un abbassamento complessivo della qualità dei modelli di istruzione, rendendo l’intero sistema meno pronto a rispondere a fragilità individuali e collettive. Se questo Ddl diventasse realtà verrebbe meno anche l’ultimo volano che in questi anni aveva talvolta permesso al Sud di rialzarsi, azzerando qualsiasi divario: la formazione, lo studio e l’approfondimento, appunto”.
Sono emerse altre idee per cercare di migliorare il sistema scolastico?
“Le idee ci sono, mancano, purtroppo per noi, le risposte da parte di chi amministra. Una legge nazionale sul diritto allo studio, la revisione completa dei Pcto (siamo stanchi di vedere coetanei morti durante l’alternanza) a favore dell’istruzione integrata, maggiore rappresentanza, salute e sicurezza garantite in tutte le scuole e la riforma dello statuto con l’introduzione di più diritti per gli studenti e le studentesse sono temi che restano all’ordine del giorno per la nostra intera comunità studentesca”.
Secondo te il dibattito tra i giovani è debole sul tema dell’autonomia differenziata?
“Finalmente se ne è iniziato a parlare, anche grazie a manifestazioni e appuntamenti come quello di lunedì. Vi è una consapevolezza diffusa, in particolare fra i più giovani, che su questo crinale si gioca il futuro del Paese e non solo del Mezzogiorno. Sarà la nostra battaglia, delle nuove generazioni, per i prossimi 10 anni”.