Banche e diritto alla conoscenza, Bolognetti: “Per ora non inizierò la preannunciata azione nonviolenta. Bardi dia risposte prima che tutti i buoi scappino dalla stalla”

Di Maurizio Bolognetti, Segretario di Radicali Lucani e già membro del Consiglio Nazionale dei “Club Pannella”.

LATRONICO (PZ) – Per corrispondere in particolare al dialogo intercorso con il direttore del Tgr Basilicata, Gennaro Cosentino; per corrispondere ai colleghi della redazione del Tgr che conosco da una vita e, mi sia consentito, per corrispondere a quella stampa lucana e pugliese che quotidianamente lavora per garantire l’essenza di ogni vera democrazia, cioè il diritto umano alla conoscenza, ho deciso di non intraprendere per ora la preannunciata azione nonviolenta di sciopero della fame. Il mio Satyagraha (insistenza per la verità) che mi accompagna da sempre, ovviamente continuerà e, in particolare, in questo momento proseguirà sulla questione della “Desertificazione bancaria” delle nostre aree interne e sul diritto alla conoscenza.

Chiedo al Presidente della Giunta regionale, Vito Bardi, di onorare la missiva con la quale il sindaco di Latronico, Fausto De Maria, ha inteso sollecitarlo e richiamare la sua attenzione. Una risposta, considerando la questione posta e i rispettivi ruoli istituzionali, che è atto dovuto.

Presidente Bardi, mentre la politica e chi governa o dovrebbe governare era in tutt’altre faccende affaccendata, molti cittadini di questa regione hanno perso il diritto a poter avere un servizio sacrosanto. Il tutto, temo, non in nome del profitto, ma dell’avidità.

Forse non è ancora troppo tardi per chiudere la stalla ed evitare che altri buoi scappino, ma si potrebbe anche recuperare alcuni buoi fuggiti con il favore delle tenebre, alimentate da una politica poco accorta.

Presidente Bardi, vorrei poter citare quel Manlio Rossi Doria e le sue Terre dell’Osso, ma avremmo bisogno di un dibattito collettivo che non c’è e temo che forse mai ci sarà. Il liberismo, Presidente, è un’ideologia perniciosa e che chi afferma che il mercato si autoregola crede ancora nelle favole. A partire dalla caduta del “Muro di Berlino”, il capitalismo ha mutato pelle, trasformandosi da capitalismo liberaldemocratico in capitalismo autoritario, cannibale, prevalentemente speculativo e, per citare un libro edito dalla Luiss, in “Capitalismo della Sorveglianza”. 

Non so se ci sia un nesso tra la mia premessa e la chiusura, a partire dalla nostra Basilicata, di decine di filiali di una grande Banca qual è Intesa San Paolo. Quel che so è che questa spoliazione, lo ripeto, nega servizi ai cittadini, alle imprese, ai lavoratori, ai pensionati e riduce i ranghi dei lavoratori bancari.

Le nostre aree interne lucane e non hanno bisogno di questi servizi, ne hanno bisogno come il pane, se non vogliono definitivamente morire. Tutto ciò non può essere ignorato da chi si comporta da “razza padrona” (penso anche all’ex Fiat e ai quattrini di Stato che hanno incassato negli anni). I nuovi “Padroni del vapore” non possono ignorarci e limitarsi a scuotersi la polvere dalle scarpe.

Noi, Presidente, dico noi lucani, noi Paese (Italia), non siamo polvere. E per quanto mi riguarda non cederò a nessuna atavica rassegnazione e voglio urlare: “uanto mi riguardaqBasta macelleria sociale, sì alla giustizia sociale”.

Perdonatemi se come un disco rotto cito di nuovo e ancora l’incipit del discorso d’insediamento pronunciato da F.D. Roosevelt nel 1933: “Davanti al tribunale dell’opinione pubblica, condannati dal cuore e dalla mente degli uomini, stanno i sistemi di speculatori poco scrupolosi”.

Già, Roosevelt, il Presidente del “New Deal” e il Presidente che comprese che occorreva separare nettamente l’operato delle banche commerciali dall’operato delle banche d’affari. Sto parlando naturalmente del “Glass-Steagall Act”, sciaguratamente abolito circa 60 anni dopo.

Non per nostalgia, Presidente, ma vorrei tanto che ricominciassimo a ripensare a quella “Economia sociale di mercato”, morta e sepolta, e che si ridesse realmente valore a due paroline: “GIUSTIZIA SOCIALE

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