Abbiamo da tempo rinunciato per carità di Patria (non si spara sulla Croce Rossa in tempo di guerra) a intervenire sulla gestione (se così si può chiamare) dell’emergenza COVID in Basilicata.
Di fronte ad un Governo Regionale che da tempo ha preferito sostituire ad un’azione efficace e coordinata una comunicazione alla “tutto va bene madama la marchesa”; che attribuisce le chiusure reiterate di attività commerciali e, quelle spesso ingiustificate, delle scuole, di volta in volta al Governo Nazionale o al cattivo comportamento dei singoli, senza chiedersi se tale grave danno economico e sociale (e i troppi morti) non discendano anche dalla inazione di un anno intero che di nuovo, più colpevolmente stavolta, trova la nostra piccola Regione impreparata.
Che dire del tracciamento, ormai completamente saltato. Quando avevamo chiesto di assumere gli oltre 50 addetti previsti sui fondi del Governo ci è stato risposto che non erano necessari (avevamo 50 nullafacenti a disposizione oppure già allora il tracciamento era attività da svolgere nei ritagli di tempo?)
Che dire dello scarsissimo interesse dimostrato verso la continuità della scuola in presenza (interrotta ad ogni soffio di vento anche dove avrebbe potuto continuare) anche solo per i più piccoli, per i disabili. Del piano vaccini che, a ogni evidenza, ha ignorato la necessità (si fosse stati in carenza di dosi) di dare priorità, con selezioni mirate, davvero alle persone più esposte/fragili piuttosto che a interi comparti a prescindere dalla reale esposizione al pubblico.
Così, anche in una regione dai numeri così piccoli, non siamo riusciti a completare la vaccinazione degli ultra-ottantenni (che continuano a popolare la lista dei decessi quotidiani) né degli insegnanti (che sarebbe stato fondamentale per garantire maggiore serenità alla riapertura delle scuole).
E, tuttavia, per gli stessi giorni in cui si comunicava l’avvio delle vaccinazioni per i conviventi e i “care-giver” delle persone non autosufficienti (fino a 16 anni però, forse che mancavano le dosi?) si dà avvio a una chiamata alla vaccinazione di massa (senza prenotazione o un preventivo sezionamento almeno per età e/o per ordine alfabetico) per le classi di età 60-79 anni che, come era prevedibile si è tradotto in un pericoloso assembramento e in un umiliante calvario per coloro che tra paura e speranza da ogni parte della regione si sono precipitati (dopo una comunicazione data solo il giorno prima) davanti alle tende degli Ospedali di Potenza e Matera.
Ma, a giudicare dalle indagini avviate dalla Magistratura sui molti vaccini eseguiti a persone non ricadenti in nessuna delle categorie a più alta priorità (quindi riportate come appartenenti a categoria “altra”), non siamo stati mai in carenza di vaccini ma, piuttosto, di fronte a una scarsa volontà/capacità di rispettarle, quelle priorità.
Come spiegare altrimenti, se non con un tentativo urgente e indifferibile di fare “ammuina” di borbonica memoria, l’invito ai 60-79enni di presentarsi (dal 12 Aprile) per il vaccino con così scarso preavviso (ma anche nella forma più pericolosa e disordinata possibile) negli stessi giorni in cui si erano programmate altre vaccinazioni?
In attesa che altri approfondiscano le effettive responsabilità personali, in termini di danni, sociali ed economici causati, di forzature o omissioni, ma anche di contagi e morti che forse avrebbero potuti essere evitati, non avverte caro Presidente la responsabilità, almeno politica, di tale disastro? Del senso di insicurezza e della paura che ha portato tante persone mature a umiliarsi, per litigarsi una dose di vaccino davanti alle tende del Qatar? Non crede sia il tempo di prendersi (se mai le ha interrotte) delle lunghe e definitive vacanze da un impegno che evidentemente non Le interessa e non L’appassiona?
Nota stampa a firma di Basilicata Possibile