EDITORIALE – Il primo di ottobre del 1966 i Cream vennero ingaggiati per suonare al Central London Polytechnic di Regent Street. In quella occasione, mentre Eric Clapton e Jack Bruce stavano girando per il back stage della struttura, si imbatterono casualmente in Chas Chandler, bassista dei The Animals, accompagnato da un giovane americano nero, proveniente da Seattle, in cerca di stimoli e successo nella terra anglosassone. Il suo nome era James Marshall ma si presentò ai due come Jimi Hendrix.
Jimi era un grande fan dei Cream e desiderava più di qualsiasi altra cosa suonare insieme ai suoi beniamini. Il brano che eseguirono fu “Killing Floor” di Howlin’ Wolf, un brano molto complesso che spesso verrà utilizzato dallo stesso Hendrix come pezzo di apertura per le sue esibizioni dal vivo suonandola ad un tempo più veloce. Non vi sono video ma solo testimonianze da parte dello stesso Clapton il quale affermò che l’esibizione di Hendrix con i Cream fu impeccabile. Non solo suonò il pezzo due volte più velocemente degli altri musicisti, ma diede sfoggio di tutto il repertorio che poi avrebbe messo in mostra negli anni successivi, suonando la chitarra con i denti, dietro la schiena e steso a terra. Clapton rimase basito ma anche timoroso dall’ecletticità del ragazzo scoperto da un grande come Ike Turner, ma il pubblico ne rimase talmente estasiato che sui muri di Londra cominciarono a essere “corrette” alcune scritte. Negli anni 60 impazzava davanti ai club e ai locali musicali la scritta “Clapton is God” (Clapton è Dio), che in alcuni punti, dopo l’esibizione di ottobre, fu corretta in “Clapton saw God” (Clapton ha visto Dio).

Questo è solo uno dei tanti aneddoti appartenuti al più grande chitarrista della storia, quel James Marshall Hendrix che oggi, 27 novembre, avrebbe compiuto 80 anni. Dietro la chitarra, dietro il microfono, dietro il banco mixer, ovunque si posassero il suo sguardo e la sua creatività, tutto diventava oro. Fu così che in una manciata di anni, trasferitosi dalla sua Seattle a Londra, fece piazza pulita di tutti coloro che erano considerati i guitar hero (o “God” come sa bene il sopra citato Eric Clapton) dell’epoca, puntando il proprio dito verso una nuova direzione che tutti avrebbero seguito.
Eclettico come pochi, vitale ed energico nelle sue esibizioni come nel modo di vestire, Jimi Hendrix ha segnato un’epoca attraverso le sue canzoni e i suoi live. Dalla denuncia sociale alla lotta al razzismo, fino all’esibizione di Woodstock, quando suonò l’inno americano in distorsione per protestare contro la guerra in Vietnam e mimando con la sua chitarra il suono degli aerei che gettavano bombe sulla nazione asiatica.

Hey Joe, Foxy Lady, Purple Haze, Little Wing, Voodoo Chile e la leggendaria cover di All Along The Watchower di Bob Dylan, restano ancora oggi capisaldi di quel rock capace di creare e ispirare nuovi generi e nuove forme di poesia e rivalsa sociale.
Jimi Hendrix ne è stato profeta e visionario, in una tecnica e concezione musicale tutta sua che lo hanno consacrato a leggenda vivente, nonostante quella maledetta notte del 18 settembre 1970 che se lo portò via a soli 28 anni.
Buon compleanno Jimi, ovunque tu sia ancora a rocckeggiare!!