LAGONEGRO (PZ) – Oggi pomeriggio dalle ore 15,30 nell’Aula Nigro del Tribunale di Lagonegro (PZ) apriranno i lavori di un importante evento formativo promosso dall’ANDE, dal CIF della Provincia di Potenza, dall’Ordine degli Assistenti Sociali della Basilicata, dall’Ordine degli Avvocati di Lagonegro, dal Gal, dagli Stati Generali delle Donne della Basilicata, dal Centro Culturale “Josè Mario Cernicchiaro” e dall’AMI, gli avvocati matrimonialisti.
Il tema proposto è di scottante attualità e coinvolge professionisti del diritto, forze dell’ordine, assistenti sociali ed altri operatori nel sociale che a vario titolo affrontano quotidianamente i problemi legati alla violenza domestica e di genere.
Attraverso le relazioni del Presidente del Tribunale di Lagonegro, dott. Luigi Pentangelo, del Procuratore della Repubblica di Lagonegro, dott. Gianfranco Donadio, degli Avvocati Pietro Infantino, Sebastiano Tanzolla, Stefania Parrella e Grazia del Corso, della Presidente dell’Ordine degli Assistenti Sociale, dott.ssa Luisa Comitino e della Presidente Provinciale del CIF, dott.ssa Antonella Viceconti, verranno affrontate le implicazioni legali, sociali e culturali della violenza contro le donne.
Sarà l’occasione per fare il punto sulla nuova normativa del cd. “Codice Rosso”, esaminare criticamente le novità introdotte al codice penale e al codice di procedura penale, con particolare attenzione al nuovo delitto del “revenge porn” e, soprattutto, si cercherà di elaborare delle valide proposte di integrazione e modifica alla Legge 19 luglio 2019, n. 69.
Più nel dettaglio, in cosa consiste davvero il “revenge porn”?
È il reato di “Diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti”, codificato all’art. 612 ter c.p. che punisce chiunque che, dopo averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate, con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da euro 5.000 a euro 15.000, salvo ulteriori aggravanti se i fatti sono commessi dal coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa ovvero se i fatti sono commessi attraverso strumenti informatici o telematici.
Non va esente da pena, è bene ribadirlo, anche chi, “avendo ricevuto o comunque acquisito le immagini o i video di cui al primo comma, li invia, consegna, cede, pubblica o diffonde senza il consenso delle persone rappresentate al fine di recare loro nocumento.”.
Le norme e le punizioni, anche pesanti, chiaramente non sono sufficienti; è sempre necessario un continuo e laborioso lavoro culturale ed educativo per cui rimane indispensabile ripensare incessantemente la comunicazione, i servizi e le politiche di contrasto a discriminazioni e violenze.
Anche la politica deve svolgere un ruolo fondamentale se vuole rivestire ancora il suo necessario compito di modello per il cittadino