Per la prima volta, almeno per quelli della mia generazione, ci troviamo privi della libertà assoluta, quindi, chiusi dentro le mura domestiche, siamo alla disperata ricerca di far passare il nostro tempo. Un tempo relativamente breve, che è diventato improvvisamente lento, rarefatto e indefinito.
Proviamo dunque ad invertire l’approccio. Non facciamo passare il tempo inermi, ma sfruttiamolo per noi stessi, abbiamo finalmente la possibilità di fare una moltitudine di cose che nella corsa quotidiana abbiamo accantonato: dipingere, leggere, ascoltare della musica, scrivere oppure guardare un film!
Vi ricordate l’emozione della prima volta che siete andati al cinema? Io si, perfettamente, era il 1992, avevo cinque anni e mia cugina mi portò a vedere La Bella e la Bestia di Walt Disney. Ero un bambino curioso e non stavo nella pelle, fremevo dall’emozione e non riuscivo a credere che esistesse una cosa bella e sconvolgente come il cinema!
In questa rubrica, il bambino ormai adulto, ma ugualmente curioso, vi parlerà dunque di cinema e di quelle «tracce discontinue che gli uomini hanno lasciato nel corso del tempo» (Duby) e di come quelle tracce, site all’interno delle pellicole cinematografiche, restano sempre vive nell’immaginario collettivo: pensiamo alle movenze di Charlie Chaplin, ai dialoghi de Il Padrino, al Fiorino di Non ci resta che piangere o al recente Sta’senz pensier di Gomorra. Il cinema è dentro di noi più di quello che pensiamo, ecco, questo sarà il nostro: #Cinevirus.
Esistono però film, che almeno una volta nella vita, abbiamo il dovere di vedere.
Allora, scegliamo il nostro film e lasciamoci travolgere dalla settima arte! Ma come lo scegliamo veramente un film o un capolavoro? Purtroppo, non è così semplice, nel senso che dire capolavoro è facile da definire, ma difficile da inquadrare: troppa soggettività emotiva contraddistingue il rapporto di ogni essere umano con un’opera d’arte. Allora facciamo un ragionamento allargato, cerchiamo di capire come in realtà l’arte cinematografica si è evoluta in 135 anni di storia e di come questa sia rimasta indelebile nel nostro substrato culturale e sociale. Il cinema si evolve gradualmente con l’evoluzione, tecnica e sociale, dell’uomo. Faremo quindi un percorso a tappe, dal primo cinema muto, il cinema nato nei caffè di fine Ottocento, alle piattaforme online di intrattenimento, dove troviamo migliaia di titoli e dove a volte non ne scegliamo mai nessuno!
Il cinema muto.
Parigi, Gran Café a boulevard des Capucines, 28 dicembre 1895.
I fratelli Lumiére proiettano il primo film della storia: L’arrivo di un treno alla stazione della Ciotat. 55’’ di proiezione, una rivoluzione è in atto! Per la prima volta un fotogramma è animato. I presenti sono talmente sconvolti che scappano perché convinti che il treno delle immagini li travolgerà. L’inizio del cinema ha del tragicomico, ma ben presto la voce di curiosità e panico di uno spettacolo innovativo si espanderà in maniera capillare, difatti, di li a poco, questa nuova arte diventerà l’arte del Novecento.
Inizia così l’epoca del cinema muto. Un cinema essenziale, di fotogrammi in bianco e nero e privo di sonoro, definito muto anche se impropriamente, difatti, durante gli spettacoli, le immagini erano solo accompagnate da uno strumento musicale, quasi sempre il pianoforte e da un imbonitore che leggeva le didascalie.
Se i fratelli Lumiére sono gli inventori del cinema (un fascio di luce che attraversa 18 fotogrammi al secondo riesce ad animare un’immagine), le prime sperimentazioni che possiamo definire realmente artistiche sono di Georges Mèliés: Viaggio nella luna (1902), 15 minuti di film dove un avveniristico razzo centra nell’occhio il satellite lunare e simpatici seleniti accolgono lo sbarco degli astronauti. Non posso non segnalare, al fine di comprendere il reale sviluppo del cinema, Hugo Cabret (2011) di Martin Scorzese e The Artist di Michel Hazanavicius (2011).
In Italia si realizzano i primi esempi di cinema con migliaia di comparse e sfarzose scenografie, dei kolossal ante litteram: Quo Vadis? (1912) di Ernico Guazzoni e Cabiria (1914) di Giovanni Pastrone e firmato dal vate Gabriele D’Annunzio, a voler sottolineare il valore di cultura alta del cinema.
Le grandi produzioni nascono dunque in Italia, ma sono gli Stati Uniti a comprendere le potenzialità del cinema e nascono in maniera rapida enormi sale cinematografiche (Nickelodeon) e contemporaneamente una élite di star cinematografiche: Rodolfo Valentino, Charlie Chaplin, Lillian Gish, solo per citarne alcuni. Il cinema entra nella vita sociale dell’uomo, si esce per andare al cinema, si parla di attori, nascono le prime star moderne.
Segnaliamo La nascita di una nazione e Intollerance di David Wark Griffith, embrione del cinema hollywoodiano, e I dieci comandamenti di Cecile B. DeMille (1923), apripista di un filone di colossal a sfondo religioso.
https://www.youtube.com/watch?v=TX9fHcvJaIc
Il cinema muto americano però ci regala anche un filone comico con Buster Keaton, The General o Come vinsi la guerra, e soprattutto il primo Charlie Chaplin, unico superstite al futuro cinema sonoro, che realizzo come pellicole come Charlot emigrante (1917), Charlot soldato e Vita da cane (1918).
Sono questi i primi capolavori che hanno creato il substrato cinematografico comune.