TEHERAN – L’Iran ha lanciato nella notte decine di missili balistici contro due basi in Iraq che ospitano truppe americane. L’attacco è stato confermato da funzionari americani e iraniani e sembra l’inizio delle rappresaglie promesse dopo l’uccisione del comandante Qassem Soleimani.
Le Guardie rivoluzionare hanno subito rivendicato l’attacco. «La fiera vendetta – hanno scritto in un comunicato sul loro canale di Telegram – è cominciata». Funzionari americani hanno confermato che l’Iran ha lanciato «più di una decina di missili balistici». Il Pentagono sta verificando in queste ore se ci sono feriti fra i suoi soldati ma al momento «non ci sono indicazioni in questo senso». La Nato conferma che non ci sono vittime fra le truppe alleate. Il che rende la rappresaglia più che altro simbolica. Anche i danni sarebbero molo limitati.
Il presidente americano Donald Trump ha convocato una riunione con i suoi consiglieri alla Sicurezza e il segretario alla Difesa Mark Esper, e il capo degli stati maggiori, cioè delle forze armate, generale Mark Milley, per discutere la risposta da dare alla provocazione iraniana. Trump ha in precedenza detto che sono già stati individuati “52 obiettivi” in Iran in caso di attacco grave, che comporti vittime americane.
Il lancio di missili arriva dopo i tre giorni di lutto e le esequie del generale Soleimani, che ha visto la partecipazione di “sette milioni di persone” in tutto l’Iran. Ieri 50 persone sono morte nella calca prima della sepoltura nella sua città natale di Kerman. Tutte le autorità civili e militari hanno promesso “vendetta”. Il Pentagono sta inviando rinforzi e riposizionando le sue truppe.

L’Iran ha attaccato alla stessa ora della morte di Soleimani
L’attacco iraniano alle due basi americane in Iraq è iniziato all’1.20 di notte ora locale, la stessa ora in cui è stato ucciso il generale Qassem Soleimani a Baghdad venerdì scorso. Lo riferiscono i media iraniani. L’agenzia Farsnews precisa che Teheran ha lanciato i missili di propria produzione “Ghiam” e “Fateh”.Molinari: “È l’Iraq il teatro dello scontro frontale tra Usa e Iran”
La Nato: non risultano colpiti fra le nostre forze
Al momento non risultano persone colpite tra le forze Nato. Lo riferisce Al Arabiya, citando fonti dell’Alleanza atlantica. Nella base di Erbil sono presenti anche militari italiani che sarebbero dunque tutti illesi: il personale del contingente militare italiano si è radunato in un’area di sicurezza e gli uomini si sarebbero rifugiati in appositi bunker. Germania e Australia hanno confermato che non ci sono colpiti tra le loro truppe.
Alcuni media iraniani hanno parlato di «80 vittime negli attacchi», con intento propagandistico. Ma in realtà non ci sono state vittime neppure tra le fila dei militari iracheni, come ha confermato l’esercito di Baghdad. «Tutti i missili erano diretti contro il quartier generale della coalizione internazionale e non ci sono stati morti tra i ranghi delle forze irachene».
Trump: «Va tutto bene, stiamo valutando i danni»
Il Pentagono, in una nota, ha affermato che dopo aver messo al corrente dei fatti Donald Trump sta ancora valutando le conseguenze dell’offensiva. Poco dopo il presidente americano ha pubblicato un tweet: «Va tutto bene! Missili lanciati dall’Iran a due basi militari in Iraq. Stiamo facendo una ricognizione dei danni e delle vittime in queste ore. Finora va bene! Abbiamo le truppe più forti e meglio equipaggiate al mondo! Rilascerò una dichiarazione in mattinata».
Intanto a Washington si è riunito il consiglio per la sicurezza nazionale alla presenza del segretario di Stato Mike Pompeo e del numero uno del Pentagono Mark Esper.
Pelosi: «Il mondo non può permettersi una guerra»
«Il mondo non può permettersi una guerra». Lo scrive su Twitter la Speaker della Camera, Nancy Pelosi, in un messaggio in cui chiede all’Iran il cessate il fuoco ma critica anche l’amministrazione di Donald Trump. «Stiamo monitorando da vicino la situazione – scrive – dopo il bombardamento dei nostri soldati in Iraq. Dobbiamo assicurare la salvezza dei nostri militari, incluso il mettere fine alle inutili provocazioni da parte dell’amministrazione e chiedere che l’Iran cessi le sue violenze». «L’America e il mondo – conclude – non possono permettersi una guerra».
La prudenza di Zarif: «Non vogliamo guerre»
Il ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif ha però gettato acqua sul fuoco e precisato che l’Iran aveva «condotto e concluso» rappresaglie «proporzionate». Zarif ha insistito sul fatto che Teheran non cerca «escalation o guerre». Ma l’Agenzia federale dell’aviazione americana (Faa) ha proibito ai velivoli civili americani il sorvolo di Iraq, Iran e del Golfo persico. Le quotazioni del greggio sono schizzate in alto del 4,5 per cento sui mercati asiatici.
Khamenei: «Ha dato uno schiaffo agli Stati Uniti»
Il primo a commentare l’attacco missilistico è stato Ali Khamenei, guida suprema della Repubblica islamica. Ha detto che l’Iran «ha dato uno schiaffo agli Stati Uniti» ma che non è «ancora abbastanza» e che la «presenza maligna» degli americani in Medio Oriente «dovrebbe finire». E’ la linea dei Pasdaran, che puntano a espellere le forze statunitensi dalla Mesopotamia e dal Golfo Persico. Molinari: le mosse di Khamenei e Trump nella sfida ad alto rischio in Medio Oriente
Rohani: «Taglieremo le gambe agli Usa»
Anche il presidente Rohani ha scelto la linea dura indicata dalla guida suprema Khamenei. Ha parlato subito dopo e detto che Gli Stati Uniti possono aver «tagliato» le mani del generale Qassem Soleimani, ma l’Iran «taglierà le gambe» agli Usa nella regione. Il riferimento è sempre all’espulsione delle forze americani dall’Iraq e dal Medio Oriente, obiettivo strategico della Repubblica islamica, che però si scontra con la più grande potenza mondiale.La ricostruzione dell’attacco statunitense in Iraq al generale Soleimani: ecco come è stato ucciso
Ad Erbil si sono circa 400 soldati italiani
Nella base di Erbil si trova una parte consistente dei circa mille militari italiani attualmente presenti in varie località dell’Iraq. In particolare, dal 2015 è attiva la Task force Land composta da militari dell’Esercito che hanno compiti di addestramento dei peshmerga, le forze di sicurezza curde. I militari italiani presenti ad Erbil sarebbero al momento circa 400, di cui 120 istruttori. Nessuno, viene ribadito, avrebbe subito conseguenze dopo l’attacco di questa sera.
La Task force land è inquadrata nel Kurdistan Training Coordination Center (KTCC), il cui comando è attribuito alternativamente per un semestre all’Italia e alla Germania: ad esso contribuiscono nove nazioni, con propri addestratori (Italia, Germania, Olanda, Finlandia, Svezia, Gran Bretagna, Ungheria, Slovenia e Turchia). Gli istruttori militari italiani addestrano i peshmerga in varie discipline: dalla formazione basica di fanteria all’uso dei mortai e dell’artiglieria, dal primo soccorso alla bonifica degli ordigni improvvisati.Baghdad, le truppe italiane lasciano l’Iraq su velivoli statunitensi dopo la morte di Soleimani
La Francia lascia i suoi soldati sul posto, la Spagna li riduce
Questa mattina la Francia ha ribadito che non ha «in programma di ridurre» il suo contingente in Iraq, 160 uomini basati quasi tutti nel Kurdistan iracheno. La Spagna, con il vicepremier Calvo, ha invece detto che ridurrà la sua presenza. Repubblica ceca e altri Paesi dell’Europa centrale, oltre a Canada e Germania, hanno già spostato tutti o parte dei soldati in Kuwait e altre basi nella regione.
(La Stampa)