EDITORIALE – Il voto sulla Tav di ieri in Parlamento ha definitivamente accertato le enorme divisioni che in queste ore regnano nel governo Lega/5 Stelle. Non solo sul tema delle Grandi Opere, ma anche su temi cruciali come Giustizia ed Economia. Attento a questo scenario “instabile” c’è il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il quale, a Castelporziano, sta visionando accuratamente il decreto sicurezza bis prima di apporci sopra la sua firma con la quale la legge sarà promulgata. Ma intorno al decreto regna una situazione politica “ballerina” che di certo non fa dormire sogni tranquilli al Presidente della Repubblica, che di ora in ora si vede comparire davanti lanci di agenzie con dichiarazioni al veleno o ultimatum da parte di componenti chiave del Governo. E nel mezzo ci sta il Premier Conte, magari stanco di questi giochetti atti a rallentare il contratto stipulato in sede di formazione di governo e i due vice premier Salvini e Di Maio, magari ancora non troppo pronti o convinti ad aprire una crisi. Perché va comunque riconosciuto che la questione è prettamente politica e non istituzionale, visto che il Governo i numeri ce li ha e la fiducia posta sul decreto sicurezza bis lo ha dimostrato, ma i tempi stringono e gli impegni all’orizzonte sono molteplici e decisivi, come quello del 9 settembre prossimo, quando la Camera votera’ per l’ultima volta il taglio dei parlamentari a seguito del quale si dovrà attendere il tempo necessario per l’eventuale convocazione del referendum. Come ipotizza stamani l’Agi, se si sciogliessero le Camere entro Ferragosto, se cioè la crisi fosse lampo, si potrebbe votare a meta’ ottobre e la manovra 2020 sarebbe di difficile scrittura. Ore decisive dunque, con il Presidente Mattarella arbitro di una situazione politica non semplice.
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