«Cultura della vite e dei vini nelle Terre dell’Antica Enotria»: raccontata a Rivello la storia della Lucania attraverso la cultura del vino.

RIVELLO (PZ) – L’8 dicembre segna, nella tradizione cristiana, un momento fondamentale delle celebrazioni mariane: quello dell’Immacolata Concezione. Sin dall’antichità, nella medesima data, vi è l’usanza, nelle nostre terre, di spillare le botti ed assaggiare il vino novello. A Rivello, dove questa atavica tradizione del mondo contadino prende il nome di Spertusavott (appunto: spillare la botte), per l’occasione è stato organizzato un incontro dal titolo “Cultura della vite e dei vini nelle Terre dell’Antica Enotria”, organizzato dall’associazione Astrolabio d’Oro Aps con il patrocinio del Comune di Rivello. L’evento, svoltosi presso l’ex convento di Sant’Antonio, ha visto la presenza del dr. Stefano Del Lungo, archeologo e ricercatore presso il CNR – ISPC (Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale) per il progetto ViCaM (Vite e vino dal Campo ai Musei) che, con estrema preparazione e professionalità, ha intrattenuto il numeroso pubblico presente con una lectio magistralis che, partendo dalle origini della coltivazione delle viti, delle tecniche di coltura delle piante e di produzione e conservazione del vino, ha raccontato la storia dell’antica Lucania, delle sue popolazioni e della sua cultura. Si è trattato di un percorso enologico che ha attraversato i secoli partendo dagli Enotri, passando per i Greci e giungendo ai Romani per arrivare fino a noi.

In particolar modo, l’importante tradizione che ancora oggi lega le nostre terre alla coltivazione delle viti e alla produzione di vini pregiati, deriva da reminiscenze ancestrali riconducibili alla presenza, nell’Italia Meridionale (tra Basilicata, Cilento e Calabria) degli Enotri, antico e, per certi versi, ancora oggi oscuro popolo italico precedente alla seconda colonizzazione greca (VIII-V sec. a.C.). Gli Enotri erano abilissimi viticoltori e proprio per questo motivo sembrerebbe che i Greci, entrati in contatto con essi, avrebbero soprannominato le terre da loro abitate Oinotria, appunto “Terra di viti”. Alle particolareggiate e affascinanti descrizioni storiche di Del Lungo, si è potuto dare forma e vita grazie alla visita condotta nella mostra permanente “Greci e Indigeni tra Noce e Lao”, ospitata presso l’ex Convento e che conserva numerosi reperti archeologici rinvenuti a Rivello, tra cui spiccano diverse anfore, coppe, crateri e skyphos (vasi di tradizione greca utilizzati per bere il vino).

Grazie al lavoro di ricerca del CNR guidato da Stefano Del Lungo, “Biodiversità agricola storica: vite e olivo”, si è condotta un’indagine molecolare delle piante e, ricostruendone il DNA e i rapporti di parentela, è possibile attestare oggi, nella sola Valle del Noce, ben 13 varietà autoctone di viti le quali, tra l’altro, risultano imparentate tra loro ma non presentano alcuna relazione con varietà di viti esterne. Questo perché il territorio valnocino, per sua conformazione geomorfologica, rappresenta un sistema “chiuso”, con un’unica piccola apertura sul mar Tirreno.

Dalle storie raccontate dalle viti si è passati poi alla degustazione di pregiati vini lucani, curata da Francesco Martino, il quale ha sapientemente guidato i presenti nell’assaporare le note gustative delle diverse varietà proposte e illustrato la storia dei loro vitigni : Eremo di Basilicata bianco IGP del 2022, vitigno Jusana, dell’Azienda Agricola Di Fuccio (Viggiano); Guarnaccino rosso Basilicata IGT del 2021, vitigno Guarnaccino, dell’Azienda Agricola Luigi Lauria (Chiaromonte); Di Siris Basilicata IGP del 2019, vitigno Syrah, dell’Azienda Vinicola Gioia al Negro (Lagonegro)

; Terra Aspra Basilicata IGP del 2013, vitigno Aglianico, della Tenuta Marino (San Giorgio Lucano); Sacro Dono Basilicata Passito IGT, del 2017, dell’Azienda Agricola Francesco Paolo Battifarano (Nova Siri).

Cornice dell’evento la lettura dei versi del poeta venosino Orazio che, nelle sue odi, ha celebrato in maniera proverbiale il vino sacro a Bacco, restituendoci componimenti di proverbiale memoria: Nunc est bibendum! (È ora di bere) ma anche Carpe diem (cogli l’attimo che fugge).

L’evento dell’8 dicembre si inserisce a pieno titolo tra i principali obiettivi dell’Associazione Astrolabio d’oro: approfondire la conoscenza del territorio e del suo passato, dalle sue origini fino ai giorni nostri, come ha precisato la presidente Laura Forte, alla quale va il plauso di aver dato vita ad un momento di alto spessore storico-culturale e divulgativo. L’associazione, attiva da diversi anni nel territorio, è diventata un punto di riferimento importante anche oltre i confini rivellesi: la sua sede è costituita da una ricchissima biblioteca sita nel cuore del centro storico di Rivello, che conserva oltre 5.000 volumi, tra i quali più 30 di storia locale: merito dell’impegno e della passione ma anche della tenacia della presidente che ha deciso di investire in un progetto di grande valore culturale.