LAURIA (PZ) – Ieri pomeriggio ho partecipato, nella sala consiliare del Comune di Lauria, alla commemorazione del Giorno del Ricordo promosso dall’Anpi, incontro moderato con il consueto garbo dal giornalista lauriota Giuseppe Petrocelli.
Tra i relatori, il presidente regionale Anpi Michele Petraroia e il prof. Carmine Cassino che hanno illustrato con dovizia di particolari il contesto storico, etnico, religioso, politico e sociale in cui è maturata la tragedia delle Foibe.
Il Sindaco Lamboglia -dopo i saluti istituzionali- ha rivendicato con forza l’impegno dell’amministrazione sui temi storici, intesi quali strumenti, non solo di promozione della cultura in senso stretto, ma, soprattutto, di promozione della democrazia e dei suoi strumenti a favore di tutti i cittadini, in special modo i più giovani.
Molto interessante è stato anche il dibattito e lo scambio di opinioni tra pubblico e relatori sul tema della necessità o meno di istituire ope legis i giorni della memoria e del ricordo e sul tema dell’integrazione europea quale unico rimedio per prevenire i danni dell’insorgente nazionalismo e sovranismo.
Sul primo punto: comprendo la posizione degli storici di professione. Il rischio è sempre quello di banalizzare, di ricorrere all’aneddodica e alla semplificazione. D’altro canto, penso pure che se non ci fosse l’occasione “istituzionale” tante questioni e tante problematiche non verrebbero assolutamente affrontate e divulgate al grande pubblico e rimarrebbero esclusivamente materia di nicchia per specialisti.
Ottimisticamente cerco di vedere queste manifestazioni celebrative come un seme che può attecchire o meno. Non ne farei, tuttavia, questione di resa del raccolto… Alle volte basta un solo seme e si compie una rivoluzione culturale.
Di assoluto rilievo anche l’altra problematica: se è vero, ed è vero, che la tragedia delle Foibe scaturisce innanzitutto da opposti nazionalismi, fomentati scientificamente e cinicamente sin dai primi anni del Novecento, allora il vero tema è quello di comprendere quale sia l’antidoto a questo veleno che sta imperversando nuovamente in questo scorcio di XXI secolo.
È stato detto, a ragione, che negli anni dell’impero austroungarico e poi nella Jugoslavia Titina la questione etnica sia stata trattenuta e controllata, che in quegli anni, rispettivamente precedenti il primo conflitto mondiale e successivi alla seconda guerra mondiale, gli uomini di diversa etnia, lingua e religione vivevano in armonia.
Non ho motivo di dubitare di ciò.
Ma non credo, ovviamente, che una soluzione “autoritaria” al problema possa andare bene anche oggi.
Oggi, a mio modesto parere, bisogna fare leva sulla libertà dell’individuo e delle comunità, libertà intesa in tutte le sue forme: di parola, di pensiero, religiosa, economica, di autodeterminazione.
Questo è l’unico modo per sconfiggere i nazionalismi e i sovranismi.
E da qui partire per la costruzione di un organismo sovranazionale, una federazione di Stati, gli Stati Uniti d’Europa.