Di Maio e il suo “condizionale” rimettono in discussione la nascita del Governo. Sconcerto da parte del Pd

ROMA – Una forma “condizionale” che potrebbe far saltare il banco nell’accordo tra Pd e Cinque Stelle per il prossimo Governo Conte. “Oggi il presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte potrebbe dar vita a un Conte bis. Uso il condizionale perché in qualità di capo politico del M5S sono stato e siamo stati molto chiari: o siamo d’accordo a realizzare i punti del nostro programma o non si va avanti. Non è questo l’approccio del Movimento, non è nei nostri valori guardare a un governo solo per vivacchiare”. Luigi Di Maio punta a fare chiarezza sulle sorti del prossimo esecutivo, e lo fa provocando non poco rumore, tanto che immediatamente Andrea Orlando (Pd) commenta: “Incomprensibilie. Di Maio ci dica se ha cambiato idea”. Così la nascita del Governo “giallorosso” non appare più tanto scontata, provocando uno spread a 177 punti e la negatività della Borsa di Milano. I 5 stelle mostrano i muscoli e le rassicurazioni sulla politica fiscale (“Siamo contrari a qualsiasi forma di patrimoniale. Il carico fiscale è anche disordinato a causa della burocrazia, e questo dovrà essere un governo pro-imprese. L’aumento dell’Iva va bloccato”) vengono surclassate dal nuovo strappo del capo 5 stelle. “Questo non è il momento delle polemiche e degli attacchi – dice Di Maio –, questo è il momento del coraggio. Ne servirà tanto per cambiare questo Paese. I nostri punti sono chiari: se entreranno nel programma di governo, allora si potrà partire. Altrimenti sarà meglio tornare al voto e, aggiungo, il prima possibile”. Ai piani alti del Nazareno, dove Nicola Zingaretti è tornato dopo il colloquio con Conte, filtra “sconcerto” per le parole di Luigi Di Maio che è tornato ad evocare le urne nel caso non vengano recepiti tutti i punti del programma M5s. Eppure, commentano alti dirigenti dem, si era arrivati a un accordo con il M5s, firmato dai capigruppo Patuanelli e D’Uva. “Viene il sospetto che Di Maio non abbia letto quel documento”, si commenta ancora. Come nel Gioco dell’Oca, le pedine in campo per la formazione del governo sembrano essere tornate al via. La metafora è della vice segretaria del Pd, Paola De Micheli, intervistata dall’Agi, che da voce all’irritazione di tutto il partito, Zingaretti in testa, per il “rilancio” di Luigi Di Maio. Uno sconcerto che attraversa tutto il partito, non solo il quartier generale, e che arriva fino alle prime linee renziane che leggono l’atteggiamento del capo M5s come “un tentativo di alzare la posta del giuoco facendo leva sul fattore tempo”. Ore infuocate e insicure dunque, con Mattarella che dovrò vivere un nuovo weekend di tensioni, tentando di gettare benzina sul fuoco nei difficili ruoli di mediatore, pompiere e arbitro.

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