Lettera aperta del consigliere provinciale di Potenza in quota Pd, Rocco Pappalardo.
POTENZA – Un Piano di Dimensionamento scolastico solo politico, che rasenta il partitico, così come approvato dalla Giunta regionale il 5 gennaio scorso, frutto di mancato ascolto di chi il mondo della scuola lo vive quotidianamente (Dirigenti, DSGA e personale scolastico, studenti, Sindacati e Amministratori locali) non puòche generare le diffuse preoccupazioni e le inevitabili spaccature territoriali a cui stiamo assistendo in questi giorni.
E non si pensi di limitare i danni che tale piano arrecherà alla rete scolastica lucana scaricando le responsabilità sulle Province che, ricordo, predispongono solamente delle proposte, il più delle volte stravolte dalla Regione a cui tocca l’approvazione finale.
Mi viene chiesto in questi giorni, in qualità di Presidente uscente della Commissione provinciale competente in materia scolastica, il perché quest’anno la Provincia di Potenza, come pure quella di Matera, ha deciso di non deliberare la propria proposta di Piano.
Il nostro percorso è stato lineare e coerente già a partire dall’inizio dello scorso anno.
Infatti il 3 marzo del 2023, su proposta del Presidente Giordano e dell’allora Presidente della II Commissione Bufano, convocammo un Consiglio provinciale aperto, alla presenza dell’Ufficio scolastico provinciale e di numerosi rappresentati scolastici, sindacali e comunali, in cui denunciammo con largo anticipo l’inapplicabilità per la nostra provincia dei parametri previsti dal comma 557 della Legge di Bilancio 2023, in materia di programmazione scolastica.
Al termine di un lungo e proficuo dibattito fu approvato all’unanimità un deliberato con cui, oltre a esprimere una netta contrarietà al coefficiente di 900 studenti previsto dal suddetto comma, inapplicabile per gli Istituti scolastici ubicati nei comuni della nostra provincia (99 su 100 montani), chiedemmo alla Regione Basilicata, tra le altre cose, di opporsi in tutte le sedi a questa dannosa norma; a partire dalla Conferenza Unificata in cui necessariamente sarebbe stato discusso con le Regioni, da lìa breve, il Decreto specifico che avrebbe stabilito il numero di Dirigenze per il prossimo triennio scolastico.
A distanza di qualche giorno, il 7 marzo, il Consiglio regionale approvava a sua volta all’unanimità una risoluzione, proposta dai Consiglieri di opposizione, con cui si impegnava il Presidente e la Giunta regionale a proporre al Ministero dell’Istruzione e del Merito la rimodulazione sostanziale del numero minimo degli studenti in materia di riorganizzazione scolastica.
Nonostante questi impegni formali, abbiamo amaramente preso atto che in sede di Conferenza Unificata del 24 maggio scorso, tra le 6 Regioni (4 di centrosinistra e 2 di centrodestra) oppostesial Decreto Interministeriale n.127/2023 che sanciva il taglio delle autonomie scolastiche, non risulta esserci la Basilicata, pur essendo la più largamente penalizzata in termini percentuali.
Evidentemente sia il Presidente della Regione che l’Assessore di competenza non avranno ben compreso la gravità dei tagli, considerato che nulla hanno fatto per limitarne i danni, né in sede di Conferenza Unificata, tantomeno nei 30 giorni successivi entro cui il suddetto Decreto è stato ufficialmente pubblicato.
Sottovalutazione di problematiche che oggi, strumentalmente, si tentano di scaricare sulle Province.
Dico strumentalmente perché su questa materia, come anche su altre, non ci siamo mai sottratti alle responsabilità a cui siamo stati chiamati; men che meno questa volta.
Giova infatti ricordare che a seguito della nota inviataci dagli Uffici regionali il 21 settembre 2023, con cui si comunicava alle Province di procedere al dimensionamento dei soli Istituti sotto i 600 studenti, ridotto a 400 nelle zone montane, abbiamo immediatamente avviato il nostro iter aggiornando la mappatura degli Istituti scolastici e acquisendo le proposte e le delibere di Comuni e Scuole.
Il tutto secondo le modalità e i tempi previsti dal cronoprogramma che sempre la Regione ci aveva indicato.
Solo successivamente, venendo a conoscenza da una nota dell’Ufficio Scolastico Regionale della Basilicata del 24 ottobre 2023 che il taglio inderogabile previsto per la Basilicatariguardava ben 26 istituti, in una situazione di grave confusione generata dalla stessa Regione, le Province e tutti i componenti presenti al Tavolo tecnico interistituzionale convocato il 13 novembre 2023, si sono opposti alla bozza di criteri di dimensionamento presentati dalla Regione Basilicata.
Alla luce di tutto ciò abbiamo ritenuto necessario, oltre che opportuno, convocare per il 22 novembre 2023 un nuovo Consiglio provinciale aperto, ribadendo, all’unanimità, il parere contrario all’applicazione dei parametri previsti dal Decreto Interministeriale n.127/2023 e ai suddetti criteri proposti dalla Regione, proponendo di lasciare inalterati gli Istituti scolastici presenti sul territorio, salvo proposte di accorpamento provenienti dai soggetti interessati.
La Giunta regionale, ancora una volta assente seppur invitata, ditutta risposta approvava, con la nostra seduta consiliare ancora in corso, i criteri e gli indirizzi per la redazione dei piani di dimensionamento, assegnando alle Province di Potenza e Matera poco più di 2 settimane di tempo per la presentazione delle relative proposte.
In sostanza veniva chiesto alle Province di procedere al taglio di 26 istituzioni scolastiche senza neanche concedere il tempo di avviare la necessaria fase di ascolto territoriale che riteniamo indispensabile per evitare di calare dall’alto delle scelte derivanti da relazioni corte, anziché concertate con chi il mondo della scuola lo conosce meglio di noi.
Percorso che evidentemente ha ritenuto, legittimamente, di perseguire la Giunta regionale, dato che non ci risultano siano stati organizzati incontri aperti sul territorio regionale.
Il frutto di tutto ciò è che il Piano di Dimensionamento Scolastico approvato con D.G.R. n.9 del 5 gennaio 2024, presentando non poche contraddizioni con le linee guida approvate dalla stessa Giunta regionale poche settimane prima e derogando in alcuni casi al Decreto Interministeriale n.127/2023, si presta, oltre che a diffuse critiche, anche a possibili contenziosi che in tanti stanno valutando di attivare al fine di tutelare le proprie comunità da scelte ritenute inique e discrezionali.