EDITORIALE – Con l’Ordine di servizio n°118/2019 dei primi di novembre, la Procura di Napoli, retta dal dott. Giuseppe Melillo, ha disciplinato l’accesso agli atti processuali in favore dei giornalisti.
Pochi giorni prima, nel mese di ottobre, anche il Procuratore di Milano, dott. Francesco Greco, ha consentito formalmente il rilascio delle copie del fascicolo dell’accusa ai giornalisti.
“Da oggi, si cambia –disse Greco ai giornalisti intervenuti alla conferenza stampa sulla vicenda Savoini– per evitare situazioni di concorrenza sleale abbiamo deciso che, dietro pagamento della marca da bollo, vi distribuiremo copia delle carte che possiedano due requisiti: non contengano informazioni coperte da segreto e abbiamo rilevanza pubblica. Questo in base anche alla giurisprudenza europea in tema”.
L’ordine di servizio partenopeo, pur essendo un atto interno alla Procura, sembra essere più preciso e dettagliato in quanto, innanzitutto, valuta il rilascio della copia quale attività funzionale al corretto esercizio del diritto di cronaca e all’interesse della pubblica opinione a essere correttamente informata e, inoltre, impone espressamente la necessità della valutazione del Procuratore sulla richiesta di accesso, con ciò regolandone i limiti.
La norma che consente questa “rivoluzione” è contenuta nell’articolo 116 del Codice di Procedura Penale, a mente del quale “durante il procedimento e dopo la sua definizione, chiunque vi abbia interesse può ottenere il rilascio a proprie spese di copie, estratti o certificati di singoli atti”. In questa cornice vengono inseriti anche i giornalisti, quali portatori di un interesse pubblico ad informare la comunità.
Tutto bello e positivo?
In apparenza sì, ma se si osserva con più attenzione si scopre che Il resoconto dei giornalisti mancherebbe della posizione dei difensori e sarebbe decisamente di parte.
In buona sostanza, l’informazione data ai lettori sarebbe quella scelta dalla sola Procura, quindi quella della sola pubblica accusa e il diritto di cronaca, pertanto, si tradurrebbe nell’ascolto di una sola delle voci del processo e ciò in un’ottica decisamente colpevolista.
Si aggiunga che già in più occasioni la stampa ha avuto accesso agli atti ben prima della difesa… Una soluzione offerta dalla Camera Penale per ovviare ai problemi sollevati, salvaguardando al contempo il diritti dei cittadini ad essere tempestivamente informati, è che la distribuzione dei materiali, cioè degli atti di un’inchiesta giudiziaria, possa essere attuata non già dalla Procura ma da un soggetto terzo, esterno rispetto al confronto fra le parti processuali