Domani a Lauria “il viaggio dei Libbani”

LAURIA (PZ) – Il viaggio dei Libbani è un racconto che ha radici lontane, in un Mediterraneo che appartiene alla nostra Memoria.

Un esempio di quella capacità, per una volta al femminile, che emerge da questi nostri territori quando è forte la necessità di uscire dalla povertà, quando la Comunità scende in campo per dare una mano.

È successo in tante occasioni, nel corso dei tempi, e questa volta giovani e anziani hanno deciso di ripeterne la storia in chiave moderna e di voler essere loro i protagonisti, per dimostrare che si può fare. 

Fino agli anni 70 i Libbani (la nostra erba tagliamani), prima che la plastica prendesse il sopravvento erano utilizzati a Maratea per fabbricare gomène, funi e cordami per il settore nautico e per la pesca.

 Una microeconomia che ha permesso a quei tempi la sopravvivenza di molte famiglie.

A lavorare questo materiale vegetale che cresce lungo le coste di tutto il Mediterraneo erano soprattutto le donne e oggi, proprio fra le mani delle donne, torna in una trasmissione di saperi da generazione in generazione.

L’idea è nata nel 2019 con Matera Capitale Europea della Cultura nell’ambito del progetto Ri-Corda.

Grazie al sostegno di Fondazione con il Sud e Enel Cuore Onlus un gruppo di 20 donne di Maratea, Lauria, Trecchina – di età diverse e con storie differenti – ha seguiti i laboratori di tecnica artigianale tradizionale”.

Il Progetto vuole evidenziare la possibilità che da un materiale da sempre considerato povero possano nascere economia e bellezza, fino rivivere e a produrre anche sofisticati ornamenti e oggetti di design.

La Nuova Libbaneria Mediterranea (è il nome della Cooperativa che aiuteremo a formare) sarà un esempio, sperimenterà come si può realizzare, tutto insieme:

  • una impresa produttiva,
  • una inclusione sociale e lavorativa,
  • un’offerta nel settore turistico di prestigio.

Racchiude in sé tante finalità e ha bisogno di unire più realtà, quella economica e produttiva e quella del miglioramento sociale, dimostrando con i fatti che si può creare nuova economia e vivere con dignità e orgoglio.

Il partenariato si snoda lungo tutto il territorio nazionale dalla Calabria al Piemonte, durerà 30 mesi e avrà diversi momenti di formazione su tecniche di produzione e di gestione di una società”.

I laboratori sono stati affiancati da esperti designer e hanno prodotto prototipi di oggetti artigianali, di arte contemporanea e di esperienze turistiche, tutte legate alla produzione dei Libbani.

Con la prossima esperienza, nella Fabbrica Tessile Bossio (di Calopezzati, in provincia di Cosenza) specializzata nella tessitura di fibre naturali, le donne che partecipano al Progetto sperimenteranno come si governano le macchine industriali e come si possono realizzare nuovi utilizzi dei Libbani.

ASSET Basilicata, società della Camera di Commercio e Partner del Progetto, affronterà la loro formazione gestionale sviluppando il progetto imprenditoriale e seguendo il lancio dei prodotti.

L’ultima fase del progetto insegnerà come formare e far crescere una Impresa capace anche di proporre e vendere nuovi prodotti artigianali e turistici.

 Le donne al termine dovranno saper inventare, produrre, narrare e vendere prodotti sia direttamente sia attraverso internet, non saranno lasciate sole sul Mercato e dimostreranno che si può costruire una forma nuova di artigianato che aiuti e nello stesso tempo utilizzi anche l’economia turistica, oltre ad essere capace di valorizzare il territorio e la cultura locale nel rispetto dell’ambiente e dell’ecosistema naturale.

Crediamo che tutto questo potrà essere di esempio anche ai nostri giovani, speriamo di convincerli che restando su questo territorio hanno la possibilità di realizzare:

  •  per loro stessi un lavoro autonomo e dignitoso,
  •  per noi tutti un futuro migliore,

capovolgendo la logica di dover partire per cercare altrove il meglio che invece hanno già in casa.

Sostenere questo progetto vuol dire insomma che ci riconosciamo migliori e che possiamo essere protagonisti di quel riscatto del quale da decenni abbiamo bisogno.

Come? Dando fiducia a queste donne, al loro coraggio e alla loro passione, raccontando agli altri le piccole grandi rivoluzioni che da queste parti siamo capaci di fare.

Ci stanno provando non solo per sé stesse ma anche per tutti noi.

Uno slogan?…. suggeriamo quello di Intrecci di Comunità:   Chi acquista uno dei loro oggetti entra a far parte di un mondo di tradizione ma anche di resistenza!

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