È da poco disponibile il nuovo numero di Basiliskos, rivista di storia e cultura lucana curata dall’ISSBAM (Istituto di Studi Storici per la Basilicata Meridionale), ed edita da Edigrafema. Ritorna Basiliskos. A distanza di due anni dalla pubblicazione dell’ultimo volume viene quindi rilanciato, in rinnovata sinergia con l’editore, un efficace strumento di conoscenza del territorio lucano. Conoscenza che si esplicita attraverso la storia delle sue comunità, del suo patrimonio culturale, che sia esso antropologico, artistico o architettonico. Storia e storie che studiosi di lungo corso delle “cose di Lucania” hanno condotto e continuano a condurre sulle pagine di questa esperienza editoriale che è un laboratorio di ricerca, allo stesso tempo accademicamente strutturato nei suoi contenuti e popolare nella sua fruizione; un prodotto di editoria della conoscenza che conserva la sua peculiarità nell’essere nato dalla pratica dello studio della cultura lucana dinamizzata dell’associazionismo impegnato nella sua divulgazione.
Cosa offre al lettore, dunque, il quarto numero della nuova serie?
Innanzitutto, una nuova suddivisione tematica volta ad ampliare i temi di discussione a una dimensione più ampia rispetto ai meri confini regionali. I quali rimangono perimetro del racconto della varietà del territorio, tra pratiche di microstoria e vocazioni strutturaliste che attraversano le dinamiche proprie delle sue numerose comunità.
È Giulia Manes ad aprire la sezione “Storia e storie dal territorio”, con un prezioso contributo di storia dell’arte, Gli affreschi della chiesa antica dell’Abbazia della SS Trinità di Venosa;seguono i contributi di Francesco Mastropietro, Carbone in età moderna: territorio, popolazione, contesto urbano, e Cristoforo Magistro, in Bernalda come Bisanzio. La difficile democrazia (1913-1920).
Nella sezione “Approfondimenti”, tre contributi utili a saperne di più su tre ambiti di studio non percorsi nelle precedenti pubblicazioni, eppure di assoluta preminenza. I primi due inseriscono il caso lucano in una trattazione più ampia: si comincia con Andrea Romanazzi, che in Il Culto della Grande Madre, i suoi simboli e la decodifica in Lucania e nell’area mediterranea illustra il culto femminile della Grande Madre nella macroregione mediterranea. Il florido studio di Nicola Cosentino, La grande naturalizzazione brasiliana del 1891 e gli emigranti italiani, ci conduce invece nell’intricato mondo della doppia cittadinanza, fenomeno che ha riguardato milioni di emigranti italiani (tra cui tanti lucani) e continua a riguardare i loro discendenti. Angela Brindisi, con Da “Via Appia” di Vittorio Gallo a “Terra di bonifica” di Luigi Scattini. La Riforma Agraria nei documentari girati in Basilicata negli anni Cinquanta, ci riconduce in una dimensione più prettamente regionale (per quanto riguarda l’oggetto di studio), ma di assoluta proiezione interculturale: la produzione documentaristica di propaganda politica e sociale in Basilicata.
Il volume si chiude con una nuova sezione, molto importante perché rispecchia a pieno la mission con cui, in origine, questa rivista prese piede. E cioè rappresentare un ambito di esercizio per gli storici in formazione, che su queste pagine avrebbero potuto sperimentare l’abitudine alle pubblicazioni scientifiche che difficilmente avrebbero trovato su riviste accademiche di prima fascia. Un “allenamento” che ne potesse affinare metodologia e stile, in vista di ben più complesse e prestigiose proposte di pubblicazione. In questa direzione va lo studio di Giuseppe Ordile (Le spedizioni garibaldine in Grecia. 1866-1912), lavoro che, seppur non focalizzato su un tema di storia o cultura lucana, è utile a mettere in luce la capacità di ricerca e scrittura che l’accademia lucana è in grado di infondere ai suoi discenti.
Il volume è già disponibile per l’acquisto sul sito della casa editrice, e lo sarà a breve in tutte le presentazioni che lo faranno conoscere al pubblico sul territorio regionale.
