A Matera vince una brava persona, gentile e rassicurante. Anche il suo sfidante Sassone lo è ma la storia, si sa, racconta sempre le vittorie. Vince altresì una proposta politica originale, nuova, innovativa, inedita. Il M5S che dice sì alle alleanze e crea un “cartello” elettorale con socialisti, gli europeisti di Volt e gli ambientalisti è un fatto politico importante e che farà scuola. Vince una speranza, chi vota spera sempre di cambiare le cose, e vince un’idea incarnata principalmente da Domenico Bennardi. Azzardiamo a dire che vince un modello politico molto vicino a quello dell’attuale governo nazionale, o al premier Conte – si parva licet-, e che fa segnare la prima importante sconfitta del centrodestra lucano di governo e, nello specifico, del suo principale partito, la Lega (che conquista un solo seggio in consiglio comunale, passando da 12,97% delle regionali 2019 al 7,8%) , a poco meno di due anni dalla storica vittoria alle regionali lucane. Ai fini del conteggio vale la pena ricordare che il candidato materano del centrodestra era di diretta espressione salviniana, così come da accordi di coalizione. Dal voto del marzo 2019, che ha portato alla fine del lungo e logorato ciclo di potere del centrosinistra, l’elettorato lucano ha esercitato il proprio diritto di voto poche altre volte ma ha sempre scelto profili piuttosto uguali, con spiccate doti di gentilezza ed equilibrio. Persone affidabili. Dato suffragato anche dalle recenti amministrative dei paesi più piccoli dove, al netto di qualche prevedibile riconferma, ha prevalso per larga parte il buonsenso e la necessità di mettere alla guida delle amministrazioni comunali profili moderati, riformisti e con una chiara proposta politica innovativa. L’imprevedibile vittoria di Antonio Rubino a Moliterno, ad esempio, è esattamente leggibile in questo quadro descritto. Così come quella di Salvatore Lagrotta a Sant’Acangelo. Ma anche lo stesso presidente Bardi, per storia personale e profilo, rientra ampiamente in questo filone.
Leadership, competenze, umiltà. Il tempo dei tanti piccoli capitani urlanti, epigoni del più noto che aveva affascinato tanti a destra e sinistra ma che a Sud non riesce a prevalere, sembra essere finito e la pandemia –ahinoi ancora in corso- ne ha accelerato il declino, così come dimostrato da sondaggi e voti reali. La tracotanza del cacicco, da queste parti, ha sempre avuto i giorni contati.
Matera quindi come laboratorio politico nazionale, proprio nei giorni in cui si consumava uno strappo tra i parlamentari e Casaleggio. Certamente lo si potrebbe dire anche di Pomigliano ma per storia e geografia la città dei Sassi rappresenta un caso di analisi particolarmente interessante. Matera quindi come esempio anche per chi sostiene che sia possibile tenere insieme le due principali anime del governo: alla vittoria del candidato pentastellato ha contribuito sicuramente quello che è risultato essere – dopo diverso tempo- il primo partito cittadino: il Pd. Partito che solo dopo la cocente sconfitta del primo turno ha cambiato i propri vertici investendo su una generazione nuova, sulle donne e su energie più aderenti ai tempi correnti, quello che a livello regionale ancora non riesce a fare tenendo in piedi ancora un impianto dirigenziale troppo nostalgico dei tempi passati e ancora alle prese con l’analisi di una sconfitta che continua a ripetersi ad ogni appuntamento con le urne. Ma se la novità fine a sé stessa rischia poi di diventare come la peggio copia dei mille riassunti, è anche vero che la politica lucana deve avere la forza e l’umiltà di rigenerarsi e avanzare proposte innovative, affidabili e molto pragmatiche. A tal proposito vale la pena ricordare “La questione del digiuno”: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per attaccarlo a un vestito vecchio; altrimenti egli strappa il nuovo, e la toppa presa dal nuovo non si adatta al vecchio. E nessuno mette vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spacca gli otri, si versa fuori e gli otri vanno perduti. Il vino nuovo bisogna metterlo in otri nuovi.» (Lc 5,36-39, CEI).
La Politica è cosa seria, non ci si può improvvisare “statisti” e professare rivoluzioni di metodi e meriti con qualche post sui socialmedia. Questo è il tempo degli audaci, dell’audacia della speranza. Chi pensa di non essere adeguato è bene che si faccia da parte, la Basilicata non può più aspettare, non può più arretrare.
