EDITORIALE – Da oggi ivl24 accoglie il contributo “amichevole e professionale” di un lauriota fuorisede, che ci guiderà attraverso un percorso emotivo e sociale per poter affrontare questo momento difficile.
Giacomo Brandi da Attigliano, provincia di Terni, per ivl24
Può sembrare un controsenso, forse può essere anche avvertito come inopportuno, ma la storia dell’uomo ci insegna che dopo ogni pandemia vi è una rinascita , un cambiamento radicale nella storia, una svolta.
Ora sta a noi decidere se questa potrà essere una svolta positiva o negativa.
Cosa comportano queste restrizioni imposte dal governo per cercare di fermare la diffusione del virus?
Non possiamo uscire di casa, non possiamo vivere la vita che eravamo abituati a vivere e soprattutto non sappiamo quanto durerà tutto ciò.
Non abbiamo il controllo delle azioni e del tempo.
Il controllo, di sapere cosa, come e dove, e la possibilità di poter pianificare sono gli aspetti più pregnanti della nostra società.
In questo periodo non si può. Si ribalta tutto.
Dobbiamo aspettare e non si sa per quanto tempo. Non decidiamo noi.
Questo aspetto, e la preoccupazione per la salute nostra e dei nostri cari, è ciò che provoca più angoscia.
Ci troviamo di fronte a due strade:
non sapendo quanto durerà questo periodo, possiamo riorganizzare la nostra vita riproponendo gli stessi schemi che avevamo prima dell’arrivo del Covid-19, ricercando una normalità che non sarebbe altro che un surrogato , un tentativo maldestro di nascondersi dietro vecchie abitudini per sfuggire alla paura;
l’altra strada è riorganizzare tutto ex-novo, percorso decisamente più complicato, perché non è solo con la paura del virus che dobbiamo fare i conti: c’è altro.
C’è la paura di una mancanza, percepita come vuoto, con cui dobbiamo fare i conti.
Vuoto (o meglio, percezione di vuoto) che la società moderna ci ha abituati a riempire con attività di vario genere, creando l’illusione di poterlo riempire, ma realtà è solo un coprire.
Ecco che l’impossibilità di poter “riempire” o solo “coprire” spaventa.
Ora è forse il momento di s-coprire ed in un modo o nell’altro fare i conti con parti di noi che eravamo abituati a coprire.
Ecco l’opportunità che ci viene offerta in questo momento buio e doloroso:
poter sentire, forse anche con dolore, parti di noi, forse le più vere, che abitualmente coprivamo, nonostante queste, spesso, provavano, in un modo o nell’altro a venir fuori.