Ultime ore di campagna elettorale in Basilicata. Una campagna, come ci si immaginava, condotta senza esclusione di colpi. Da destra a sinistra. Uno dei protagonisti di questa competizione è senza dubbio lui, Angelo Chiorazzo. 50 anni, nato e cresciuto a Senise, fondatore della cooperativa Auxilium. E’ stato tra i primi a “scendere in campo”, lo scorso mese di dicembre ha svelato, a Potenza, il suo movimento civico Basilicata Casa Comune. Un movimento, hanno spiegato i fondatori, frutto dell’ascolto delle aggregazioni laicali del mondo cattolico lucano. Un movimento, inoltre, costituito da cattolici democratici, con uno sguardo alla dottrina sociale della chiesa, ma aperto a chiunque condivida l’idea di un riscatto della Basilicata, sia esso sociale, morale o politico. La genesi e la storia della candidatura di Chiorazzo è nota alle cronache. Al termine di un cammino a dir poco travagliato, ha scelto di correre insieme a Piero Marrese nella coalizione di centrosinistra.
In queste settimane ha girato in lungo e in largo la regione, paese per paese. L’ho incontrato a pochi attimi dalla chiusura della campagna, accompagnato dal suo incrollabile sorriso e dall’energia di chi vuole spendere tutto sé stesso e la sua esperienza per la terra che ama e vive quotidianamente.
Angelo Chiorazzo, credo di non essere smentito se affermiamo che Basilicata Casa Comune rappresenta la vera novità di queste Elezioni Regionali. Un movimento civico nato dal basso e in forte crescita nei mesi. La motivazione principale che l’ha portata a mettere in campo questa creatura.
“Abbiamo voluto mettere in gioco tutta quella energia e quell’entusiasmo che abbiamo incontrato girando per la Basilicata nei mesi scorsi per dare alla Basilicata un’alternativa seria a questo governo regionale di centrodestra che è il peggiore che la Basilicata abbia mai avuto. Siamo scesi in campo per cercare di portare un vento di rinnovamento anche nel centrosinistra, per dare seguito alla richiesta di cambiamento che veniva dai territori, dalle tante donne e uomini che con entusiasmo si sono riavvicinati alla politica e che non si ritrovavano più nei punti di riferimento precedenti. Lo abbiamo fatto con i rappresentanti della società civile, dei partiti che non hanno mai mancato di esprimere il loro sostegno a un progetto di cambiamento”.
Ripercorriamo brevemente la storia della sua discesa in campo. Candidato governatore in pectore per mesi, scelta condivisa dal Partito Democratico e da gran parte del centrosinistra. Poi, ed è storia degli ultimi giorni precedenti la presentazione delle liste, non uno ma addirittura due passi indietro (Lacerenza prima, Marrese poi) con l’obiettivo di tenere unita la coalizione. Come ha vissuto quelle giornate di passione e al tempo stesso di inquietudine e sofferenza.
“Non le nascondo che sono stati giorni probanti. Per mesi avevamo registrato la convergenza del Pd e di gran parte delle altre forze del centrosinistra. Avevo dato la mia disponibilità a fare le primarie quale metodo democratico per la scelta del candidato presidente. Ho dialogato a lungo con i leader nazionali dei principali partiti del centrosinistra. Dopo giorni di riunioni permanenti ho verificato che sarebbe stato più agevole lavorare ad altre possibilità. Da una parte, sentivo il peso della responsabilità per l’impegno preso con tanta gente che mi aveva chiesto di scendere in campo, dall’altra però ho ritenuto che il tema dell’unità del centrosinistra fosse più importante rispetto ai singoli. Per questo ho offerto la mia disponibilità a fare un passo indietro ed ho approvato la scelta di Lacerenza. Dopo pochi minuti sono stato però travolto da un’ondata di affetto che non mi aspettavo e non le nascondo che ho vissuto ore di riflessione ma anche di profondo tormento. Poi la scelta di Marrese, dopo la rinuncia di Lacerenza mi ha convinto che non si poteva più aspettare ed ho accettato di candidarmi a consigliere regionale correndo con una lista forte di persone che come me hanno l’unico obiettivo di mandare a casa Bardi e i suoi fedelissimi”.
L’ex governatore Marcello Pittella, nel suo famoso audio diffuso a livello nazionale, ha parlato di un tentativo fallito di accordo con Basilicata Casa Comune allo scopo di creare una terza forza al di fuori dei poli principali. Fallimento che poi ha portato come conseguenza l’adesione di Azione al centrodestra.
“Pittella mi ha cercato nelle ore concitate prima della presentazione delle liste. Non ho ritenuto di prendere minimamente in considerazione ipotesi stravaganti e tese solo a salvaguardare le posizioni di singole persone. Per lui, evidentemente, questa era la ragione suprema al punto da fare un’alleanza con il suo peggior nemico di questi ultimi cinque anni, Bardi. C’è una questione di coerenza e di amore per la Basilicata. Evidente che non la pensiamo allo stesso modo”.
Quali sensazioni e sentimenti sta riscontrando nel parlare quotidianamente con le persone.
“Avverto forte l’affetto della gente che incontro, ed è tanta, e soprattutto percepisco la voglia che c’è di cambiamento. Le persone hanno visto in me colui che non ha interessi se non il bene comune, tanto osannato dalla destra ma in realtà mai perseguito in questi anni di governo”.
Basilicata Casa Comune si propone come il vero cambiamento per la costruzione di un nuovo centrosinistra e si posiziona nettamente contro, cito testualmente le sue parole in precedenza, il “peggior governo della storia della Regione”.
“Sì, lo ribadisco. Se leggiamo il programma presentato da Bardi in questa competizione elettorale, la domanda che viene subito spontanea è “ma cosa ha fatto in questi cinque anni?”. Parla di Sanità quando non è riuscito a fare il piano sanitario e questo è il settore dove l’insoddisfazione della gente è palese per un arretramento complessivo del sistema: inefficienze, mancanza di personale, diminuzione dei servizi, liste d’attesa, emigrazione sanitaria. Bardi inoltre ha detto sì all’autonomia differenziata ubbidendo al governo nazionale e senza rendersi conto che la Basilicata è una delle regioni che più patirebbe dalla attuazione di questa riforma. Ha svenduto il bene più prezioso, l’acqua, consentendo che il governo lo espropriasse in Acque del Sud Spa. Potrei parlare di lavoro, di agricoltura, di macchina amministrativa, di giovani. Tutti settori per i quali Bardi non ha mosso un dito. Nel 2019 il candidato presidente Bardi, nel suo programma, si lamentava che la popolazione lucana era calata di 20mila residenti in sette anni, pari al 3,5 per cento, dicendo che era necessario fare di più. Effettivamente ci è riuscito: la Basilicata ha perso altri 20mila residenti nei soli 5 anni della sua permanenza (dai 553mila del primo gennaio 2019 ai 533mila dell’inizio di questo anno), un calo più rapido e percentualmente più pesante, perché quando si è insediato i lucani erano il 3,75 per cento in più di oggi”.
Eppure, dopo le difficoltà legate al Covid, negli ultimi scorci di legislatura sono arrivati i bonus gas e acqua, la firma del patto di coesione per lo sviluppo infrastrutturale della Regione da circa 1 miliardo di euro, i finanziamenti al Crob di Rionero, giusto per citare qualche esempio. Bardi ha davvero governato così male?
“Il bonus gas, per come è stato fatto, è stato semplicemente uno spot elettorale. Lo dimostrano le bollette di tanti cittadini che incontriamo e che lamentano di avere avuto richieste di pagamenti alti quanto se non più di prima. E’ una misura che ha aspetti positivi, specie per i ceti più deboli, ma andava organizzata meglio. Se il gas lo avesse distribuito direttamente Sel sarebbe stato davvero gratis. Così il più grande regalo, di milioni, è stato fatto alle compagnie. Il bonus acqua è invece uno spot senza nessuna utilità per i cittadini anche perché i lucani pagano l’acqua per tre volte, per ogni litro di acqua che arriva a casa loro due se ne buttano. E il bonus si riduce a una decina di euro per ogni famiglia, a fronte di 44 milioni di euro regalati alle compagnie petrolifere. E poi, aver praticamente azzerato gli obblighi delle compagnie petrolifere di portare qui occupazione nel settore non estrattivo chiedendo che le risorse a ciò destinate fossero spostate su bonus che rappresentano un affare per le compagnie stesse (e che potevano avere altre fonti di finanziamento) è il sintomo di come ci sia arresi ad essere i commissari liquidatori di una Basilicata spopolata e smembrata e accorpata da altre realtà perché non sarà in grado di reggere l’urto dell’autonomia differenziata. Avremo case riscaldate con bonus gas ma vuote perché gli occupanti sono andati via. Quanto ai fondi di coesione sono stati assegnati alla Basilicata già dal 2021 e non era necessario fare la sceneggiata ad inizio di campagna elettorale con l’arrivo della Meloni. Sul Crob mi faccia dire che per anni questa importante struttura sanitaria è stata sui giornali per una mancanza di governo che ne ha compromesso seriamente la efficienza. Ancora oggi non c’è traccia del direttore scientifico e non credo che sia accettabile per un istituto di ricerca”.
Veniamo ai programmi, alle proposte che gli elettori dovranno valutare domenica e lunedì prossimi. L’ha citata prima: Sanità, questione prioritaria. Tutte le ultime analisi da parte di Agenas e altri istituti di ricerca pongono la Basilicata tra le peggiori regioni d’Italia per qualità dell’offerta sanitaria. Liste d’attesa infinite, medicina territoriale scadente, carenza di personale sono tra i problemi atavici che affliggono il nostro territorio.
“I fondamentali della sanità lucana sono, negli ultimi anni, tutti peggiorati. Il dovere della Regione, invece, deve essere quello di assicurare l’accesso tempestivo e qualità elevata delle cure sanitarie a tutti, indipendentemente dal luogo di residenza. Negli ultimi anni, prima del disastro attuale, l’equilibrio tra medici di base e ospedali diffusi ha sostenuto il sistema lucano, ma la necessità di ottimizzazione e riorganizzazione ha sollevato forti dibattiti sulla sostenibilità economica ed organizzativa dei numerosi ospedali locali: è un dato di fatto che le indicazioni nazionali abbiano spinto in modo deciso nella direzione dell’avere pochi ospedali altamente specializzati e una rete capillare di assistenza sanitaria territoriale, che include medicina di base, assistenza domiciliare e telemedicina. I principali problemi che attualmente assillano i cittadini lucani sono l’accessibilità geografica ineguale alle cure, soprattutto per i pazienti oncologici, le lunghe liste d’attesa, che spingono molte famiglie a sostenere costi diagnostici a vantaggio di una sanità privata troppo spesso non complementare, ma sostitutiva di quella pubblica. Il programma che realizzeremo ha significativi punti, dai quali a cascata è possibile definire un percorso di ottimizzazione per uscire dall’attuale situazione: innanzitutto, è necessario rivedere la qualità del management sanitario lucano, a cominciare dal Dipartimento Salute della Regione, sino alle aziende territoriali e al CROB. Troppo spesso in questi anni abbiamo assistito, pur nelle difficoltà oggettive di una crisi pandemica senza precedenti, a scelte manageriali insensate, quando non addirittura dannose. Definire degli obiettivi chiari e di indirizzo a livello regionale, significa anche attuare un ferreo sistema di monitoraggio e controllo delle aziende dal punto di vista organizzativo, finanziario, qualitativo. I buchi a livello di bilancio delle aziende sanitarie, le lunghe liste di attesa, la mobilità sanitaria sono tutti figli di una sanità disorganizzata, priva di obiettivi strategici e qualitativi con grande danno per i cittadini lucani. Dobbiamo intervenire in modo deciso sulla governance della medicina di base e specialistica, ridefinire i rapporti ospedale-territorio e pensare ad un piano straordinario di reclutamento del personale per migliorare l’assistenza territoriale e ridurre il ricorso e la congestione delle strutture ospedaliere. Un tema molto sensibile, che sta a noi a cuore, è quello delle cure oncologiche. In questo è necessario fare una operazione di chiarezza: il CROB deve ritornare ad essere l’hub lucano per la ricerca, le tecnologie, l’alimentazione e le cure per tutto ciò che concerne le malattie oncologiche, superando le grandi difficoltà del momento e divenendo sempre di più riferimento anche per le regioni limitrofe. Va poi ulteriormente potenziata la gestione delle cure psichiatriche, con la necessità di un approccio rinnovato che superi vecchie concezioni e affronti il disagio psichiatrico con soluzioni concrete e supporto alle famiglie coinvolte, e tutti i servizi collegati alla salute dei minori, delle donne, delle coppie e delle famiglie“.
Perché Basilicata Casa Comune è contro l’autonomia differenziata.
“Una regione lasciata sola a risolvere problemi e difficoltà, che nello stesso momento vede tutte le ricchezze del suo territorio (dall’acqua al petrolio alle rinnovabili) finire nella gestione centrale dello Stato non è più autonoma, ma diventa una colonia. Il rappresentante di un popolo che accetta supinamente che venga compiuto tutto ciò, non è un presidente di regione ma appunto il governatore di una colonia. Credo che questo scempio a cui danno il nome di autonomia differenziata sia un disegno immorale che spacca il Paese, priva il Mezzogiorno di ogni possibilità di riscatto, condanna i meridionali ad essere cittadini di serie B del nostro Stato, e consegna la Basilicata all’irrilevanza, i lucani alla scelta tra emigrazione forzata e marginalità obbligata. Impensabile non reagire. Inspiegabile perché Bardi e la sua maggioranza non lo abbiano fatto da principio. Ingiustificabile che i diritti di cittadinanza diventino moneta di scambio, qui, per sostenere le aspirazioni di candidatura, e a Roma, per una perversa compensazione tra le forze politiche. Un’Italia spaccata non conviene a nessuno, nemmeno ai cittadini del centro e del Nord, perché il nostro Paese già oggi fatica a essere riconosciuto nei tavoli che contano e lo sarebbe ancora meno se andassimo a velocità differenziate”.
Il suo movimento sta avendo molto seguito tra i giovani, negli ultimi anni sempre più disillusi dalla classe politica in generale. Ma la Basilicata è una delle regioni che soffre di più lo spopolamento verso altri territori, dei giovani e non solo: secondo l’Istat ogni anno circa 3mila ragazzi abbandonano la regione per motivi di studio o lavoro. Dato molto preoccupante. Come si può intervenire per invertire la rotta.
“I giovani in questi anni sono andati via dalla Basilicata soprattutto perché non c’è lavoro. Bisogna definire in modo chiaro le linee strategiche di sviluppo della Regione: il nostro territorio deve diventare foriero di iniziative imprenditoriali e di sviluppo ad alto valore tecnologico nei settori maggiormente competitivi, come energia ed automotive, ma anche in quelli più tradizionali come agricoltura e settore culturale. Fatte salve le legittime aspirazioni e passioni dei giovani di indirizzare la propria vita professionale verso gli studi più confacenti la propria indole, appare utile istituire un sistema informativo che miri a valutare la domanda futura di laureati per l’economia locale quale primo passo per consentire, con ragionevole grado di certezza, maggiori opportunità occupazionali a livello locale. Questo prevede uno strutturato rapporto tra mondo dell’istruzione e imprese, a cominciare dalla creazione e alla nascita degli ITS di cui in Basilicata si è avuta una sola esperienza, ai corsi di formazione professionalizzanti, all’università, alle attività di ricerca esplorativa. Vanno privilegiati gli strumenti di supporto al raggiungimento del titolo di studio finanziando borse di studio di alta specializzazione, i master, il conseguimento della laurea. Il supporto alla creazione di una nuova classe dirigente non può essere scollegato da una effettiva possibilità di assorbimento da parte del territorio. Riteniamo indispensabile potenziare le strutture che mirano a facilitare la nascita d’impresa, ipotizzando per le nuove realtà delle agevolazioni anche sul piano amministrativo e fiscale”.
Infrastrutture e trasporti: la Basilicata è ancora un passo indietro rispetto alle altre Regioni.
“Immaginiamo il “Piano di manutenzione e qualificazione della mobilità infraterritoriale: 100 strade provinciali per 100 comuni”. Vogliamo impegnarci in un piano di manutenzione e riqualificazione, miriamo a migliorare 100 strade provinciali, selezionate per il loro impatto strategico sulla connettività e lo sviluppo economico di 100 comuni. Questo non solo faciliterà la mobilità locale ma anche stimolerà l’economia delle aree meno accessibili. Il piano prevede un’attenta pianificazione che integri la riqualificazione delle strade provinciali con lo sviluppo del trasporto pubblico, al fine di ridurre la dipendenza dall’auto privata e promuovere una mobilità sostenibile. Saranno valorizzate le interconnessioni con stazioni ferroviarie, fermate degli autobus e percorsi ciclabili. In linea con gli obiettivi di sostenibilità, il piano include l’adozione di soluzioni ecocompatibili nella manutenzione e riqualificazione delle strade, come l’utilizzo di materiali riciclati e tecniche a basso impatto ambientale. Sarà inoltre incentivata l’installazione di infrastrutture per la mobilità elettrica, come colonnine di ricarica lungo le vie principali. Per assicurare la fattibilità e l’efficacia del piano, ci impegneremo a identificare fonti di finanziamento innovative, includendo fondi regionali, nazionali, europei e possibili partenariati pubblico-privato. Questo approccio multi-fonte garantirà la sostenibilità finanziaria del progetto senza gravare eccessivamente sul bilancio regionale”.
Chiorazzo, nel programma di Basilicata Casa Comune si dà molta importanza anche a tematiche fondamentali come la legalità, la difesa dell’ambiente e delle risorse naturali del territorio. Cosa non ha funzionato in questi ultimi cinque anni di Governo Bardi, dal suo punto di vista.
“La risposta è tristemente semplice: quando l’unico collante è il potere si passa sopra a episodi allarmanti, che poi finiscono alla valutazione della Giustizia, si accettano compromessi che consentano il mantenimento delle postazioni, come le concessioni date alle compagnie petrolifere fino al 2068, si scambia una conferma di ricandidatura con l’esproprio dell’acqua da parte di Roma e con il sì all’autonomia differenziata. Noi come Basilicata Casa Comune abbiamo fatto firmare un impegno di trasparenza e legalità a tutti i candidati: no ad atteggiamenti equivoci, a nomine per i trombati della politica, a incarichi professionali a compensazione di impegni politici e tutti i principi che dovrebbero essere patrimonio comune. Ma per il centrodestra non è stato così”.
Cultura, Piero Marrese intende istituire un assessorato specifico tra i primi atti della sua Presidenza in caso di vittoria elettorale. La Basilicata non può certo fermarsi a Matera 2019.
“In assenza di assessorato da 15 anni, in Basilicata non esiste una politica culturale da almeno 15 anni. Uno dei primissimi obiettivi che ci poniamo a livello di programma è strutturare un metodo di concertazione, monitoraggio e controllo tra regione, privati e associazionismo, stimolando co-progettazione e co-scrittura di Piani Strategici per la Cultura con attivazione diretta degli stakeholders sui territori: Anci, Assessorati dei Comuni, Fondazioni, ma anche le grandi e medie imprese al fine di investire in un patto a lungo termine, evitando la parcellizzazione delle richieste degli operatori necessariamente prive di strategia e con scarso impatto sul territorio. Sono totalmente assenti da questo supporto finanziamenti per arte contemporanea, festival letterari e promozione culturale non ascrivibile alle soprascritte categorie. Inoltre, è necessaria una revisione strutturale delle modalità di finanziamento della cultura. Attualmente, i finanziamenti alla vasta pletora di operatori culturali arriva dalla Regione, con legge 37-2015 che, sebbene abbia avuto un ruolo significativo negli ultimi anni, ha una dotazione irrisoria: 1 solo milione di euro quando per coprire il fabbisogno, da fonte Osservatorio Regionale dello Spettacolo, ne servirebbero almeno 4 milioni. Addirittura, nel 2023 la capienza di tale legge è stata di zero, avendo messo così in estrema difficoltà tutti gli operatori culturali che, sulla fiducia, hanno proseguito nelle loro attività. E’ indispensabile avere un dipartimento ad hoc che svolga la funzione di Cabina di Regia. E’ necessario ampliare fino al almeno 4 milioni la dotazione finanziaria di supporto alle iniziative culturali della regione, ampliare la legge vigente ai settori culturali attualmente non coperti (arte contemporanea, festival letterari e promozione culturale)”.
In conclusione, perché il 21 e 22 aprile i lucani dovrebbero scegliere Angelo Chiorazzo e Basilicata Casa Comune.
“La cosa più importante è che domenica e lunedì i lucani vadano a votare. Poi la questione è estremamente semplice: vi piace come sono stati gestiti da Bardi e Pittella negli ultimi 10 anni i problemi della sanità, la mancanza di occupazione, la carenza di infrastrutture? Sapete chi votare. Se invece volete una storia nuova, allora c’è Basilicata Casa Comune e, se ritenete, ci sono io. Ma, ripeto, è importante andare a votare. Perché se non voti non conti”.