MIGLIANICO (CH) – E’ stato arrestato Giovanni Carbone, il trentanovenne originario di Matera che ieri mattina ha ucciso con un colpo di pistola la compagna, Eliana Maiori Caratella, 41 anni. E’ stato l’omicida a costituirsi alla stazione dei Carabinieri di Miglianico, nel Chietino, centro in cui si è consumato il delitto. Il corpo ormai senza vita della donna, madre di due figli, è stato trovato nell’appartamento di via Antonelli 17 dove viveva insieme con i suoi due figli, avuti dall’ex marito, e dove da qualche tempo si era trasferito anche il nuovo compagno.
La coppia era insieme da un anno. Gli inquirenti ora indagano sul rapporto tra i due e se in passato ci fossero stati già episodi di violenza o maltrattamenti da parte dell’uomo che questa mattina ha impugnato la pistola e le ha sparato. Pare che l’arma, secondo quanto si è appreso fosse detenuta illegalmente da Carbone. Adesso dovrà spiegare perchè aveva quella pistola e se aveva deciso di procurarsela perché aveva deciso di uccidere la compagna.
Madre di due figli, entrambi minorenni, che al momento dell’omicidio erano a scuola, Eliana Maiori Caratella lavorava come impiegata in banca.
«L’intera comunità di Miglianico è sconvolta da un evento che mai si era verificato nel nostro territorio e che segnala come purtroppo le relazioni sociali, familiari, sentimentali stiano accusando pesantemente le conseguenze di una situazione generalizzata che non consente più ai singoli di ritrovare il senso di equilibrio dopo una qualsiasi frattura»: così il sindaco, Fabio Adezio, visibilmente provato, ha commentato il femminicidio avvenuto in via Francesco Paolo Antonelli, alle porte della cittadina.
«I servizi sociali del Comune – ha proseguito il primo cittadino – avevano sentito più volte la vittima di questo insensato omicidio, cercando di stare vicino alle difficoltà di una mamma di famiglia alle prese con una situazione particolare della propria vita affettiva, ma quando accadono queste tragedie ognuno di noi sente di non aver fatto abbastanza per chi si è trovato a soccombere di fronte ad un gesto insensato e incomprensibile, che non aveva avuto alcun segno premonitore.
Viviamo in una realtà in cui generalmente i problemi venivano risolti comunitariamente, in cui il vicinato, la cerchia familiare allargata, la comunità civica aiutavano con grande delicatezza e spesso in maniera incisiva le persone a superare i piccoli e grandi problemi della vita quotidiana fornendo un supporto che ora l’evoluzione della società, l’individualismo imperante, la rincorsa ad avere l’immagine più bella possibile sui social e, buon ultimo, lo straniamento imposto dalla pandemia di Covid-19 hanno fatto venire meno, amplificando le fragilità e il senso di solitudine, mali che spesso conducono a gesti incomprensibili.
Oggi però credo che l’atteggiamento giusto da tenere sia il silenzio, unito, per chi crede, alla preghiera, sia per la vittima, sia per i suoi figli, rimasti senza madre, e anche per chi ha compiuto un gesto che non ha possibilità di giustificazione».