POTENZA – “Potevano essere molti di più dei circa 400 milioni di euro/annui, le relazioni lo dimostrano, a tanto equivalgono i 200 milioni di metri cubi di gas contrattualizzati con le concessioni Eni e Total ai prezzi attuali (2 euro per mc). Dai dati forniti in audizione, servono circa 140 milioni per soddisfare famiglie e condomini alimentati a gas in Basilicata. Il resto, allora, lo si destini sin da subito allo sviluppo, finanziare politiche di attrazione di investimenti, per l’occupazione, le emergenze e per affrontare il caro energia che oggi pagano le aziende, incentivandole all’autoproduzione.
La nostra proposta, come Italia Viva, è quella che vede, almeno in parte, la risorsa gas utilizzata come risorsa economica immediatamente disponibile, a libero utilizzo, vincolando la destinazione anche alle famiglie che rischiano di rimanere fuori dal beneficio, oltre che a infrastrutturare le aree industriali di Basilicata realizzando centrali di trigenerazione. Per dare ossigeno ai Consorzi Industriali di Matera e Api-Bas di Potenza che diventeregbbero “produttori di energia”, recuperando quindi anche risorse economiche da destinare a loro volta sulle politiche industriali regionali. Un sistema utile ad attrarre investimenti, a creare nuova occupazione finanziando – ad esempio – il lavoro agile, facendo ripartire il turn over in forestazione, rinnovandone e professionalizzando la platea, per avviare le filiere produttive legno-energia-turismo-agricoltura.”
Lo dichiara il consigliere regionale Luca Braia, presidente della II commissione Programmazione e Bilancio e capogruppo Italia Viva.
“La Basilicata si ritrova con un PIL tra i più bassi d’Italia (2,1%) – prosegue Luca Braia – le previsioni Svimez per il 2023 e 2024 sono devastanti e disegnano il futuro della nostra regione con i toni del nero petrolio. 8.000 giovani sono andati via nel 2021 e in autunno rischia di scoppiarci tra le mani una vera e propria bomba sociale relativa all’indotto Stellantis. L’emigrazione sanitaria è alle stelle, sugli agricoltori già in ginocchio dopo il caro carburante e fertilizzanti, graverà, se non si interviene, il raddoppio delle tariffe annunciate dal Consorzio di Bonifica. Vedremo come si chiuderà la vicenda Acquedotto Lucano, di cui è stato annunciato il default finanziario, o quale sarà il destino delle platee quali Rmi ecc.
Non si può liquidare il provvedimento sul gas ai lucani, così come formulato, in pochi giorni, senza nessuna discussione approfondita con operatori, sindacati e mondo imprenditoriale, associazioni di consumatori e di categoria e senza alcuna condivisione sull’utilizzo strategico della risorsa. La norma è, a nostro avviso e come affermato da tutti, alquanto populista e iniqua, costruita con grande superficialità: mancano certezze tecniche e procedurali, ancora tutti da definire i criteri di accesso e mantenimento nel tempo del beneficio, non presenta niente di strategico per la Basilicata.
Il gas è una grande occasione che è stata possibile attivare solo perché anche la produzione del sito Tempa Rossa è stata avviata e perché la concessione ENI, scaduta dopo i primi 20 anni, è stata prorogata per ulteriori 10 con scadenza 2029, con un colpevole ritardo di questa legislatura di oltre 2 anni. Ritengo che per la nostra terra si debba fare di più e che si possa fare meglio, pensando all’occupazione, allo sviluppo imprenditoriale ed economico, ai giovani, alle possibili emergenze che pandemia e guerra, con effetti ancora incalcolabili, potrebbero riservarci.
Per un provvedimento che vale (a costo del gas attuale) circa 400 milioni di euro annui, per i prossimi 6 anni, sono state effettuate due uniche e sole audizioni in terza commissione. Oltre al Dott. Busciolano ed al Prof. Iorio, sono state concesse poche ore per leggere e riflettere sulle carte e per ascoltare le associazioni dei consumatori, i sindacati e le associazioni datoriali. I dubbi emersi sono numerosi come una serie di criticità ancora non risolte per le quali si dovranno coinvolgere, prevedendo interlocuzioni serrate, Acquirente Unico e ARERA. Ho chiesto ufficialmente al Presidente Piergiorgio Quarto, ma senza essere ascoltato, le loro audizioni: è doveroso e necessario comprendere meglio le possibilità di utilizzo differente di una grande opportunità per i lucani e le lucane.
Raccontare alla cittadinanza è un dovere istituzionale: sul gas, avventurarsi in annunci e slogan da campagna elettorale sembra essere l’unica preoccupazione del presidente Bardi e della sua maggioranza di centrodestra. Slogan che a ottobre potrebbero ritornare come un boomerang su tutti. Sarebbe invece utile comprendere meglio la portata del provvedimento per essere certi che non si riveli magari inapplicabile o incostituzionale. Nel caso, andrebbe scongiurato il rischio grave di tenere poi bloccata e inutilizzata questa risorsa, economicamente ingente, mentre la Basilicata rischia di esplodere.
In sintesi. Gran parte della popolazione lucana ha già investito, nell’ottica della sostenibilità ambientale ed economica, in altre forme di approvvigionamento energetico differenti dal gas, ad esempio per il riscaldamento. Non comprenderanno, quindi, perché dovrebbero essere escluse dal beneficiare di un contributo – legato esclusivamente al consumo di gas – che non sarà per tutte le famiglie, ingannate dallo slogan “per 10 anni sarà azzerata la bolletta gas ai lucani”.
Deve essere chiaro che il beneficio, con la proposta di legge formulata della giunta, ha durata di 6 anni sino al 2029 e coincide con la durata della proroga autorizzata della concessione estrazione Eni in Val d’Agri, partita nel 2019: la concessione prevede circa 160 milioni di mc di gas ai lucani sui 1.4 miliardi estratti (circa 11% del totale). Il beneficio, qualora possibile, è quindi legato esclusivamente alla “molecola gas”: di fatto ridurrà le bollette al massimo mediamente del 50% (i costi di distribuzione, accise e Iva rimangono identici e calcolate sul totale gas consumato). Non sarà né sistematico, né automatico in progressione temporale bensì connesso, pena cancellazione del beneficio stesso, a dover dimostrare annualmente da parte degli utenti titolare di PDR, di un risparmio da misurare e parametrare secondo criteri che saranno stabiliti con ARERA. Nel caso in cui una famiglia titolare del beneficio dovesse decidere di investire in energia rinnovabile (pannelli fotovoltaici ecc.) o qualora l’utente dovesse cambiare la sua fonte di approvvigionamento energetico, perderà il beneficio, che è previsto, inoltre, solamente ai residenti (solo prima casa, speriamo che così venga inteso) titolari dei PDR che oggi in Basilicata sono circa 182.400. Di conseguenza considerando circa 235.000 famiglie lucane, presupponendo che per ogni Pdr o contatore ci sia una famiglia, almeno 50.000 potrebbero risultare escluse.
Perché non si pensa a una formula di bonus energetico strutturale, da riconoscere a tutte le famiglie lucane, senza distinzione alcuna, calcolato sul fabbisogno energetico, stimato sul consumo procapite medio delle famiglie stesse e sulla numerosità, da utilizzare per la transizione energetica, ma a prescindere dalla durata di 6 anni.
Più che la corsa contro il tempo del presidente Bardi e della sua maggioranza – conclude il Presidente della II commissione Luca Braia – per recuperare una percentuale di consenso elettorale in più per il 25 settembre prossimo, ci interessa la corsa ad affrontare le tante emergenze che attanagliano la nostra terra. Riuscire ad avere una visione che possa agganciare i prossimi anni a medio e lungo termine, con un pacchetto ampio di opportunità da mettere in campo per soddisfare non solamente una parte ma l’intera comunità di Basilicata, sarebbe auspicabile. Riteniamo corretto e giusto che il principio di aiutare le famiglie debba poter riguardare tutte e non solo una parte, andando incontro prioritariamente e con più forza, chiaramente, a quelle più in difficoltà. Non ci opponiamo a questo ma è altrettanto sacrosanto fare le scelte più adeguate possibili e condivise con le parti sociali, con le quali risolvere criticità e provare a disegnare un possibile futuro della nostra comunità.”