EDITORIALE – E’ una splendida mattina di primavera: nel cielo neanche una nuvola! Papà Elio è partito presto per Benevento, dove è ricoverata Gelsomina. A mezzogiorno un aereo dell’Alitalia li porterà a Parigi, in una clinica all’avanguardia per malattie tumorali. Elio la trova già pronta: ha lavato i capelli e li ha annodati in una lunga treccia, una leggera spennellata di fard mitiga in parte il pallore del viso, gli occhi leggermente truccati conservano la vivacità e l’espressività di sempre. L’antidolorifico la preserverà dal dolore per la durata del viaggio.
La degenza nell’ospedale dura circa una settimana. Dopo varie e accurate analisi giunge il momento del colloquio con il primario. La tensione è enorme. L’auspicio è almeno quello di una cura nuova anche se ancora in via sperimentale.
Ma le speranze si dissolvono subito, lasciando il posto a una realtà amara, crudele, quasi un pugno nello stomaco sferrato con forza inaudita, che ti lascia per qualche secondo senza respiro, con la testa annebbiata e senza parole.
Durante il volo verso Parigi, una flebile speranza dava ancora una certa carica, il desiderio di lottare, di non arrendersi a un Destino così crudele e spietato. Ora, dopo quella sentenza di morte, l’animo è invaso da una tristezza e da uno sconforto indescrivibili.
Cambia la visione della vita: le cose e le persone , prima considerate nella loro normalità, assumono caratteristiche e contorni diversi. Il dolore tende a isolare: sembra inverosimile che l’esistenza continui tranquillamente il suo corso. Quasi non comprendi e, nello stesso tempo, bonariamente invidi le persone che ridono, gioiscono, svolgono le loro faccende quotidiane in maniera normale e tranquilla, mentre tu ti assoggetteresti a enormi sacrifici pur di ritornare a quella vita fatta di cose semplici e a volte banali, spesso considerate anche noiose e ripetitive.
La morte è sempre un evento tragico e doloroso che, tuttavia, fa parte della vita. Essa conclude il ciclo dell’esistenza umana. Affiorano il dispiacere e il rammarico, spesso anche la disperazione, davanti alle morti premature che interrompono vite nel pieno splendore della loro giovinezza, quando i sogni e le speranze sono tanti, si rincorrono e si susseguono con una tale forza e rapidità da trasmettere in chi li vive una carica di entusiasmo e di ebbrezza eccezionali.
11 settembre 1994: Gelsomina non è più tra noi!
Un anonimo lascerà un biglietto nella cappella di Gelsomina, ricordando così questa triste giornata:
“Il sole va via, inizia l’alba di un nuovo giorno per tutti più triste, inizia un giorno nuovo, uguale per tanti, ma per Te diverso, perché vicino a quel Sole che illumina anche di notte”.
Ricorderemo Gelsomina sabato 20 luglio, ore 21:30 in Pazza del Popolo-Lauria (Pz), in occasione del Premio Giornalistico a lei dedicato, giunto alla quarta edizione.
