INTERVISTA ESCLUSIVA – ivl24 ha incontrato il Senatore Gianni Pittella attraverso il suo Direttore Giacomo Bloisi. Una chiacchierata schietta e diretta sui temi politici e di attualità, con risvolti anche privati legati a temi partitici e affettivi. L’Europa e il suo ruolo anche al centro dell’intervista, con la triste crisi curdo/turca sullo sfondo.
E ‘stato tra i primi che con orgoglio ha manifestato la sua volontà di restare nel Partito Democratico. Cosa l’ha spinta a prendere una decisione così convinta e consapevole?
L’appartenenza al campo socialista europeo del Partito Democratico. La mia cultura progressista, la mia storia di impegno nelle istituzioni europee, l’onore che ho avuto di guidare il gruppo dei socialisti e dei democratici al Parlamento di Bruxelles mi inducono a non poter guardare con interesse politico diretto a nuove esperienze che hanno, dichiaratamente, una caratterizzazione centrista e liberale. E mi si consenta dirlo non senza registrare a mia volta i mille limiti del PD, i suoi frazionamenti incomprensibili, la sua linea politica a volte solo flebilmente socialista e riformista. Agli amici di Italia Viva, tuttavia, auguro ogni fortuna, purchè allarghino senza restringere il campo del centro sinistra.
Questa scissione che effetti potrà avere?
Quello di una concorrenza esiziale per entrambi, se PD e IV decideranno di scontrarsi con accenti personalistici e rincorse nel medesimo campo. Io dico no a competizioni sgarbate, a piccole ritorsioni che generano grande confusione nell’elettore. La scissione potrebbe avere invece, alla lunga, effetti salutari per il centrosinistra, e aggiungo per la democrazia italiana, se aiuterà il PD a ritrovare una linea politica chiara e IV a contendere ai moderati di centrodestra quel pezzo di elettorato liberale, che crede nel libero mercato e nel merito individuale senza però scorciatoie o furbizie tipiche di una certa Italia.
Suo fratello Marcello ha aperto un tour sui territori per ascoltare pareri di amici e simpatizzanti, lei cosa gli suggerisce da fratello maggiore?
Io e Marcello ci vogliamo molto bene e ciò non sarà mai in discussione .
Sulla politica abbiamo avuto posizioni diverse nel passato e potremmo averne nel futuro perché ognuno ha la sua testa e le sue idee che il vincolo affettivo non deve condizionare. Io sono alla fine di una lunga e, per fortuna, straordinaria esperienza istituzionale. Finito il mandato senatoriale tra tre anni e mezzo, mi dedicherò ancora con più impegno alla fondazione di impegno civile ATTUA, che ho contribuito a costruire, e alla mia professione di medico legale.
Marcello sente dentro di sè il fuoco dell’agone politico e deve decidere in totale autonomia, sentiti gli amici e i compagni di una vita del territorio lucano, deciderà quale destino darsi e dove continuare l’impegno politico.
Ascoltasse le persone e, forse ancor più, il suo cuore, e decidesse come meglio si sente di fare.
Il Pd forza di Governo con i 5 stelle era impensabile fino a qualche tempo fa, ora come vede questa alleanza?
Difficile onestamente. Sono tante le cose che ci separano, soprattutto culturalmente direi. L’idea di democrazia e l’idea di giustizia in particolare. E questo alla lunga lo paghi nell’azione di governo, ti rende meno credibile. Tuttavia, io continuo a credere nella forza delle buone ragioni, nella laicità del confronto limpido e penso soprattutto che c’era un primum vivere, liberare l’Italia da Salvini, dalla peggiore destra retriva e antieuropea. Spero che la contaminazione positiva tra PD e 5Stelle prevalga sulla radicalità delle posizioni identitarie.
Ha l’incarico di relatore sulla prossima programmazione finanziaria europea 2020/2027: che impegno sarà?
Un impegno appassionante. Torno, seppure dalla sponda italiana, a occuparmi di quello di cui so occuparmi da una vita, dare un senso profondo al progetto europeo. Mi spiego semplicemente su cosa verte questo incarico. Si tratta dal Parlamento italiano di contribuire alla posizione del nostro governo sul tema dell’ammontare e della ripartizione per ambiti di intervento del bilancio europeo.
Ascolteremo gli attori sociali, quelli del lavoro e dell’impresa, quelli che rappresentano il mondo dell’agricoltura e della pesca, dell’ambiente o del terzo settore, per chiedere loro: cosa pensi l’Europa possa fare per te? Quanto debba stanziare, per cosa e con quali prospettive di sviluppo e occupazione e qualità del vivere per i cittadini italiani? E le loro risposte non saranno un libro dei sogni o una ricerca statistica, bensi concorreranno alla posizione dell’Italia in seno alle istituzioni europee, e alla scelte che in questi contesti si faranno in materia di stanziamenti.
L’Europa e la Turchia: l’attacco ai Curdi e una nuova piaga umanitaria. Cosa devono fare l’Italia e l’Unione Europea vista la sua esperienza?
Devono chiedere alle Nazioni Unite il cessate il fuoco e contribuire a determinare una forza di interposizione umanitaria. Ma soprattutto l’Unione deve dare vita, finalmente, in modo non più procastinabile, a una politica comune sulla sicurezza e la difesa. Esercito comune europeo, confini esterni comuni, una politica estera unitaria. È il tempo di essere realisti. Ed è il realismo, non il sogno, che ci chiede di non perdere ancora altro tempo in particolarismi nazionali antistorici.