Ieri sera, mercoledì primo giugno, un nutrito gruppo di tifosi milanisti si è ritrovato presso la sala del ristorante “Piccolo Mondo” a Lauria per festeggiare il 19simo scudetto della compagine rossonera, giunto al termine di una delle stagioni di serie A più entusiasmanti degli ultimi decenni.
La conquista del tricolore era stata già celebrata pochi istanti dopo il fischio finale del rotondo 3 a 0 del Milan a Sassuolo, che aveva sancito il successo milanista nella competizione, con la tradizionale sfilata per le vie cittadine, molto partecipata. Ma i supporter laurioti hanno sentito la necessità di un momento più conviviale, per ritrovarsi e rilanciare tutto il loro entusiasmo per la squadra del cuore, mai venuto meno anche nei duri anni che anno segnato il crepuscolo dell’era berlusconiana, passando per la fantomatica proprietà cinese fino a giungere al passaggio nelle mani americane (fondo Elliott), le quali hanno saputo ridare all’ambiente il lustro che merita. Proprio ieri, tra l’altro, è stata ufficializzata la vendita del Milan al fondo RedBird (sempre americano) di Gerry Cardinale. La qual cosa aumenta le speranze di un futuro migliore rispetto alle “sofferenze” del recente passato.




Tra i partecipanti alla cena volti storici del milanismo lauriota, soprattutto di quello gravitante nel rione inferiore. Ovviamente il tifo rossonero conta su numeri molto più consistenti, sia tra le vecchie che tra le nuove generazioni, ma per motivi logistici si sono potuti ritrovare solamente in una cinquantina, dopo una “chiamata alle armi” che è stata spontanea, e che in pochissimo tempo si è organizzata con un rapido passaparola. In tutta l’area circostante sono riecheggiati i cori, i canti e i non pochi sfottò rivolti all’altra sponda calcistica milanese, quella tinta di nerazzurro, che oggettivamente si è vista sfilare da sotto il naso un successo che, almeno sulla carta, sembrava indiscutibile.
Il tempo è dunque trascorso giovialmente, molto bello è stato vedere padri figli e nipoti uniti in una passione profonda, che permette a questo sport di mantenere un lato sentimentale e umano, nonostante ormai sia fondamentalmente un grande business globalizzato, e lontani siano i tempi in cui era puro romanticismo, capace di appassionare per la sua imprevedibilità e popolarità.
Ma soprattutto, i partecipanti hanno avuto l’occasione di condividere una gioia che mancava da tempo, e di sentirsi nuovamente e pienamente orgogliosi di indossare quei colori.





