Il mio viaggio alla scoperta della poesia di Pino Mango e il suo dono musicale all’eternità

EDITORIALE – La prima volta che ebbi modo di ascoltare la voce di Pino Mango, fu nel febbraio del 1990, mese nel quale partecipò a Sanremo con il brano  “Tu… sì”. Avevo quasi 8 anni, e ancora poco potevo capirne di musica o testi, ma quella voce mi rapì particolarmente, nonostante la mia poca attenzione nel seguire la tv in una classica serata da salone e Festival con i miei. Ma a mia madre non sfuggì il mio “attento” ascolto, e guardandomi mi disse “bella voce eh? Sai che è di Lagonegro?”.

Mi stupì particolarmente la cosa, più che altro nell’immaginare la nostra zona come un contenitore pieno di talenti, per me che già seguivo da un anno “Classe di Ferro” con il nostro Rocco Papaleo. E da lì via di ricordi, con sempre mia madre che mi iniziò a raccontare di un giovane Pino Mango sempre molto discreto ed educato nel portare i suoi primi singoli alla “RAL” (Radio Antenna Lauria).

Da quella sera iniziai un viaggio personale alla scoperta della musica di Mango, per me che, già segnato dalla musica dei Pink Floyd, dopo che mio padre il 15 luglio dell’89 mi fece seguire in tv tutto il live di Venezia, mi condusse a un passaggio diciamo più “melodico”, ma comunque ricco di fascino e poesia soprattutto.

Non potei fare a meno, nonostante la mia giovane età, a non comprendere che quella voce e quelle sonorità erano fuori dal comune, un timbro e una tonalità che forse in Italia non si erano mai sentite, magari nel rock inglese si, grazie a Ian Gillian dei Deep Purple o Robert Plant dei Led Zeppelin, ma in Italia no.

Mango a Sanremo nel 1990

Neppure a farlo apposta, nell’anno delle “Notti Magiche” dei mondiali italiani, Mango pubblica il suo album più venduto di sempre, Sirtaki, avvalendosi della produzione artistica del grande Mogol.  Singoli Come Monna Lisa e Ma com’è rossa la ciliegia contribuiscono al successo dell’album, che raggiunge la cifra di 500 000 copie vendute in Italia, ottenendo anche, a Riva del Garda, il premio Vela d’oro. Si crea così l’idea, intorno al cantautore lagonegrese, di un nascente pop mediterraneo, che unisce sonorità e suoni del sud, tra strumenti, arrangiamenti e sonorità che richiamano proprio la parte geografica e umana del sud del mondo.

Mango di questa intuizione ne fa un album, e nel 1992, avvalendosi della bravura e duttilità del suo chitarrista storico Graziano Accinni, e della tastiera di Celso Valli (già produttore di Vasco Rossi nel live Fronte del Palco), pubblica Come l’acqua.  Mediterraneo è il singolo che ne fa da traino e, ancora con i testi di Mogol, l’album ottiene un grande successo e supera le 400 000 copie.

E’ la sua consacrazione: il critico musicale Mario Luzzatto Fegiz, dalle colonne del Corriere della Sera, lo definirà  come l’ ”autentico innovatore della musica leggera italiana”. La sua estensione vocale affascina il mondo, e ne fa un esponente autorevole di quel genere folk – world music che nel 1995 lo porterà ad avvalersi di grandi collaborazioni internazionali. L’anno è il 1997, e l’artista ritorna alla Fonit Cetra, pubblicando Credo, che vende complessivamente 150 000 copie.

Per realizzare quest’album, Mango si avvale di artisti internazionali come Mel Gaynor (batterista dei Simple Minds) e David Rhodes (chitarrista di Peter Gabriel), con la grande collaborazione degli arrangiamenti dell’inseparabile Rocco Petruzzi. La title track è presente anche in versione inglese.

Oggi, nel giorno in cui Pino Mango avrebbe compiuto 65 anni, il mio pensiero va a questi tre personalissimi album che, a mio modesto parere, meglio hanno rappresentato la duttilità e la grandezza dell’artista di Lagonegro. Una rarità assoluta la sua voce, come raro era e resterà il suo grande estro musicale.

Un umiltà che lo ha reso un’artista fuori dal comune, né troppo pop e neppure rock, perché Mango ha creato uno stile, il suo, che ancora oggi resta ineguagliabile e difficile anche solo da reinterpretare. Resta la sua musica, il suo modo di essere e la sua creatività, segni immortali di un’Artista con la A maiuscola.

Buon compleanno Maestro, ovunque tu sia…

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