Il quartiere Cafaro è uno dei luoghi più antichi di Lauria. Fu qui che nel secolo IX si insediarono i primi nuclei abitativi

 EDITORIALE – Cafaro deriva dal termine “Al Cafar”, cioè cittadella fortificata. Infatti la sua caratteristica era l’inespugnabilità, essendo protetta dalle acque del fiume Cafaro e dalle mura di cinta costruite probabilmente al tempo dell’invasione normanna. Lungo le mura si aprivano delle porte di accesso. Oggi è rimasta solo la Porta di Sant’Antuono.

E’ molto suggestivo inerpicarsi per la ripida salita, attraversare vicoli stretti tra case antiche: nel silenzio si può ascoltare la voce del cuore e vivere un legame speciale tra ciò che proviamo e il mondo che ci circonda.

A metà percorso, una sosta è di obbligo davanti alla chiesa di San Pasquale e Santa Lucia, per riposare ma anche per ammirare il paesaggio vicino e lontano.

La chiesetta ha una pianta rettangolare, a navata unica, ed è datata prima del XVIII secolo. A destra dell’altare si può osservare una statua rappresentante il Bambino Gesù di altissimo valore poiché datata al XVI secolo.

La facciata esterna presenta un portale in pietra, due finestre ovali simmetriche e un pannello devozionale proveniente da una bottega campana , datato 1856, rappresentante San Pasquale  inginocchiato su una nuvola con un’espressione estatica dovuta alla visione dell’ostia consacrata portata da due angeli. E’ possibile osservare anche un piccolo campanile a vela (struttura muraria dove sono ospitate piccole campane). 

Salendo, la meta è il Colle dell’Armo con il Santuario dell’Assunta.

Sulla sua sinistra si ergono i ruderi del Castello Ruggero, recentemente ristrutturato e visibile anche di notte grazie a una serie di fari che lo illuminano dal basso . La sera dal balcone della mia casa lo guardo con occhi nuovi: non lo vedo più come uno sconosciuto “gigante solitario”, ma come un amico, che fa parte della nostra vita, simbolo del nostro passato e della nostra storia. Guardandolo, affiorano alla mia mente  i bellissimi versi della poesia scritta dalla preside Agnese Scaldaferri:

Sull’eremo colle/solitario ti ergi,/ rudere antico./ Risuonava un tempo la valle/ dei tuoi palpitanti fermenti./ Ora sei muto ed esprimi/ il silenzio, la pace, la quiete/ al di là della vita. 

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