Insegnamenti dottrinali e morali nella tela della cappella di santa veneranda a Lauria rione inferiore

Lauria (PZ) -In questo articolo vorrei approfondire lo studio della tela che ha per oggetto la Madonna degli Angeli fra Santa Veneranda ed un frate cistercense e che si trova nella Cappella di Santa Veneranda sita in Lauria rione Inferiore.
La scena raffigurata si svolge in un ambiente naturale, un bosco. Ed è proprio dall’albero in primo piano che emerge la figura della Madonna degli angeli, così chiamata perché la Vergine è circondata da cherubini raffigurati con il solo volto e le ali, conosciuti per stare a guardia dell’Eden e del trono di Dio. Sulla destra, invece, vi è un angelo che con una mano regge un libro dalle cui pagine si legge il testo PREDICA VERBUM.
L’albero è un’iconografia molto importante nei dipinti a tema religioso, e può assumere diversi significati: può simboleggiare l’albero della vita o della conoscenza che cresceva nel giardino dell’Eden, o ancora può essere il simbolo dell’unione fra la terra ed il cielo per via delle sue radici che sono piantate nel suolo e dei suoi rami che sono rivolti verso il cielo.

La Vergine indirizza il suo sguardo benevolo e caritatevole verso il frate cistercense che è raffigurato in ginocchio con le mani giunte, in posa adorante, e che a lei si rivolge in preghiera, in supplica, come si può notare dalla sorta di fumetto che esce dalle sue labbra e che contiene la scritta MONSTRA TE ESSE MATREM. Tale frase latina è un verso della preghiera cattolica dedicata alla Beata Vergine Maria Ave Maris Stella, il cui titolo vuol dire Ti saluto stella del mare. Tale epiteto stella del mare viene solitamente interpretato come sinonimo di stella polare, quindi come guida tradizionale dei naviganti, come punto di riferimento.
Nella preghiera si chiede alla Vergine Maria di mostrarsi come nostra madre, di dare la luce ai ciechi, di scacciare i nostri mali, di donarci la pace, di donarci un’esistenza innocente, di renderci miti e casti e di accogliere le nostre preghiere. Comincia con un saluto e termina con una lode a Dio e alla Trinità. La Chiesa consiglia di recitarla in ginocchio, così come fa il nostro frate, ciò sicuramente ci deve far pensare che l’artista che ha realizzato l’opera era indottrinato da un uomo di fede, probabile committente, poiché segue alla lettera i dettami della Chiesa cattolica.

La presenza proprio di un frate cistercense potrebbe spiegarsi in quanto a Chiaromonte esisteva il Cenobio di Santa Maria del Sagittario, dedicato alla Vergine Maria.
La Madonna, così come dice la preghiera, è raffigurata come madre con una mano sul petto e con Gesù Bambino in braccio. Molto particolare è l’iconografia di Gesù, rappresentato seminudo avvolto solamente da un panno bianco mentre nella mano ha un cardellino; interessante e da notare è questo particolare iconografico, l’animale ha infatti un importante significato simbolico, prefigura infatti la Passione. Ciò spiegherebbe anche l’espressione alquanto spaventata del piccolo Gesù, il quale molto probabilmente ha una prefigurazione di quelle che saranno le sue sofferenze sulla Croce.

Non a caso Santa Veneranda, l’altra protagonista della tela, è resa ai piedi dell’albero, sulla destra, mentre con una mano indica il Crocifisso stretto da lei nell’altra mano, questo è sicuramente il suo attributo iconografico, ma può essere stato inserito anche quale ulteriore riferimento alla Passione di Cristo.
La tela custodita nella cappella di Santa Veneranda ha dunque un ruolo didascalico, racchiude infatti importanti insegnamenti e riferimenti al ruolo della Madonna quale Madre di Dio e perno della Chiesa Cattolica e al destino del figlio di Dio.