Muro Lucano (PZ) – Il Sindaco Giovanni Setaro ha presentato istanza nella quale si chiede di inserire nel parco naturale regionale del vulture parte del territorio di muro lucano per l’eccezionalita’ naturalistica, ambientale, paesaggistica, storico-culturale, silvo-pastorale ed eno-gastronomica e per contiguita’ ecosistemica con il parco.
Di seguito l’istanza integrale.
Il comune di Muro Lucano, nella persona del Sindaco Giovanni Setaro, con la premessa che:
– Il “Parco Naturale Regionale del Vulture” fu primariamente individuato all’art.10, comma 1, lettera a, punto 2 della Legge Regionale 28/1994 come Vulture – S. Croce – Bosco Grande e in seguito modificato dall’art. 2 della L.R. 12 del 22 Febbraio 2005, che prevede una nuova individuazione e sostituisce il punto 2 con i seguenti:
2) Vulture – Grotticelle
2 bis) Santa Croce – Montagna di Muro Lucano
2 ter) Bosco Grande.
– Lo studio scientifico che giustificava l’istituzione del Parco del Vulture risale al 2001 e fu affidato al DITEC dell’Università di Basilicata e prevedeva di coinvolgere 16 Comuni della regione Basilicata: Atella, Avigliano, Balvano, Barile, Bella, Castelgrande, Filiano, Forenza, Ginestra, Melfi, Muro Lucano, Rapolla, Rionero in Vulture, Ripacandida, Ruvo del Monte e San Fele.
In seguito ai risultati di quello studio, fu indetta una prima conferenza di servizi per un “parco allargato” nel 2003, ma la conferenza si chiuse senza successo.
– Il 21 novembre 2005 fu indetta una nuova conferenza di servizi che coinvolgeva solo 5 comuni, successivamente il Dipartimento Ambiente si attivò per riconvocare la Conferenza di servizi con i comuni dell’area interessati al fine di ottenere la massima partecipazione possibile e la condivisione delle scelte programmate.
– Il 13 marzo 2006, si tenne una convocazione informale durante la quale le amministrazioni esprimevano la volontà di partecipare ad un parco a 9, si stabilì la possibilità di riperimetrare il parco con 9 comuni, con la partecipazione attiva della Provincia di Potenza.
– Una nuova perimetrazione richiedeva il parere del Comitato Scientifico Regionale per l’Ambiente, che fu convocato il 19 giugno 2006. Il CSRA espresse parere favorevole ad una perimetrazione del parco a 9 comuni, fu indetta una nuova Conferenza di Servizi che si svolse in sei sedute e si concluse il 14 febbraio 2007, esprimendo la propria positiva determinazione alla istituzione del Parco Naturale Regionale del Vulture. La Giunta Regionale approvò il Disegno di legge istitutivo del Parco Naturale Regionale del Vulture con D.G.R. 1015 del 24 luglio 2007. L’iter si bloccò in III Commissione Consiliare dove alcuni sindaci in audizione, a causa di una protesta da parte dei cacciatori, chiesero di non procedere.
– Nel 2014 l’Associazione Ambientalista Legambiente e il Presidente dell’Area Programma Vulture Alto Bradano riproponevano l’istituzione del Parco Regionale Naturale del Vulture in seguito ad un sentito riscontro positivo con le popolazioni locali.
La D.G.R.1015/2007 risultò non essere più valida, pertanto si ripresentò la necessità di rivedere il DDL e di ripartire da un nuovo iter procedurale. Con determina dirigenziale del 05/02/2015 fu indetta una ulteriore Conferenza di Servizi con le amministrazioni locali che sarebbero entrate a far parte dell’area naturale protetta: Atella, Barile, Ginestra, Melfi, Rapolla, Rionero in vulture, Ripacandida, Ruvo del Monte e San Fele. La Conferenza dopo 7 riunioni si chiuse il 02/07/2015 con la costatazione che la volontà comune dei partecipanti era quella di aderire all’istituendo Parco del Vulture e di condividere la bozza di DDL e la relativa proposta di perimetrazione.
– Il 15 febbraio 2016 con Delibera n.129 della Giunta Regionale viene approvata l’istituzione del “Parco Regionale Naturale del Vulture” con relativa Perimetrazione analizzata dalle Commissioni consiliari competenti per materia: III Commissione, II Commissione e IV Commissione, in tutte le commissioni sono stati auditi: sindaci, associazioni ambientaliste e portatori di interesse;
e, inoltre:
– sentite tutte le associazioni ambientaliste e di promozione del territorio;
– vista la forte sensibilità e il riscontro positivo della popolazione;
– viste le forti specifiche finalità dell’attuale amministrazione comunale verso i principi generali dell’art. 1 della legge Regionale n. 28 del giugno 1994;
CHIEDE
DI INSERIRE NEL PARCO NATURALE REGIONALE DEL VULTURE PARTE DEL TERRITORIO DI MURO LUCANO PER L’ECCEZIONALITA’ NATURALISTICA, AMBIENTALE, PAESAGGISTICA, STORICO-CULTURALE, SILVO-PASTORALE ED ENO-GASTRONOMICA E PER CONTIGUITA’ ECOSISTEMICA CON IL PARCO.
Il territorio di Muro Lucano ospita già ben tre siti di interesse naturalistico che potrebbero rientrare nello spesso parco:
– SIC – ZPS/ZSC “Monte Paratiello”
– pSIC “Gole del Platano”
– pSIC “Vallone delle Ripe – Torrente Malta – Monte Giano
Altre aree di grande interesse individuate dalla attuale Amministrazione Comunale sono Pisterola, La Marchitella, Piano del Castello, Costa del Gaudo, Piano della Zingara, Toppo San Pietro Acquilone e Toppo Macchia.
Il Territorio di Muro Lucano, inoltre, risulta essere baricentrico per alcune rotte migratorie di avifauna e negli ultimi anni ha fatto registrare la presenza di innumerevoli esemplari di specie protette, rare ed in via di estinzione.
La presenza di siti protetti, di numerosi boschi, pianori, valli incise, la vicinanza con la Riserva Naturale dei Monti Marzano-Ogna e Foce Tanagro-Sele, con l’Area umida del Lago Saetta, Sorgenti Ficocchia e sorgenti sulfuree Riovivo di Pescopagano (per le quali è in corso l’iter regionale pSIC), con il fiume Ofanto, con la fiumara di Atella, con i Boschi Santa Croce di Bella e Bosco di Rapone e il suo limitato grado di antropizzazione ne hanno amplificato la ricchezza in termini di biodiversità e di conservazione delle specie.
Rientrare nel Parco Naturale Regionale del Vulture avrebbe le seguenti specifiche finalità:
– Tutelare e conservare le specie e gli habitat naturali, nonché le caratteristiche geologiche, paesaggistiche, storico-archeologiche e paleontologiche con particolare riferimento all’emergenza ambientale, al consumo di suolo, alla scarsità di acqua e alla conservazione della biodiversità. Il territorio di Muro Lucano è un’area geografica posta all’estremo nord-occidentale della regione Basilicata, comprende la cima dello stesso Monte Paratiello (1445 m s.l.m.), incluso il versante nord-orientale, i pianori di Sett’ Acque e il Piano della Vacca. Dal punto di vista geologico l’intera area presenta i connotati caratteristici dell’Appennino Meridionale originatisi durante il Terziario superiore. L’assetto strutturale è il risultato di eventi tettogenetici verificatisi tra il Cretaceo e il Pliocene. Le alternanze arenaceo-marnose e calcareo-marnose costituiscono i depositi del bacino silentino. I conglomerati, le brecce e le arenarie poco cementate sono il risultato di una sedimentazione in aree comprese tra le falde di ricoprimento e le aree stabili dell’avanpaese.
Il versante Nord-Est, da Nicchiaricone a Costa S. Angelo, fino al limite Est del SIC “Monte Paratiello”, costituito dal Vallone dell’Arco, presenta variazioni di quote nette e pertanto risulta profondamente inciso da valloni ricchi di acqua nei soli periodi di pioggia abbondante. I valloni hanno andamento quasi parallelo e appartengono idrograficamente al bacino del Torrente Malta che, insieme alla fiumara di Muro, versa le sue acque nel fiume Platano. A quote più elevate le formazioni calcaree affiorano in superficie, è il caso delle aree a Sud e a Ovest del Piscone della Scala, della Serra Raichiane, nonché, dell’area che va dal Varco di Staccarino– Vallone delle Iene fino alla sommità del Monte Paratiello. La natura calcarea del substrato e il suo assetto strutturale determina più a valle, nelle zone di impluvio, la presenza di fenomeni carsici che, sul versante nord dello stesso Paratiello, trovano espressione nelle grotte “Vucculi” e “Volpe”. Questi importantissimi geositi sono situati a 18 km dal paese, alla sommità del Bosco Grande (1150 mslm), hanno suscitato l’interesse e lo stupore di escursionisti e scienziati. Inizialmente si pensava si trattasse di una sola grotta, ulteriori ricerche e studi hanno rivelato, invece nel 1994, la presenza di una seconda grotta.
La grotta più lunga si suppone che sia la seconda della Lucania per grandezza e complessità; è lunga 1291 m e profonda 120 m., Il punto più basso corrisponde ad un lago-sifone oltre il quale si presume che la grotta continui ancora ad estendersi nelle viscere della terra.
La seconda grotta più corta della prima è profonda 86 m.
Le grotte sono parallele ma non sono unite da nessun passaggio percorribile.
Tutta l’area appena descritta custodisce un importantissimo acquifero carsico, denominato “Santuario dell’acqua potabile dei Monti di Muro Lucano-Marzano-Ogna-Contursi Terme” della portata di 4000 lt al secondo, che alimenta le sorgenti termali di Contursi T.. per la cui tutela è stato delegato il Governo attraverso il DDL 1671 su proposta del Senatore Franco Ortolani. Le aree di ricarica dell’importantissimo acquifero carsico ricadono in 15 comuni, 4 dei quali lucani: Muro Lucano, Bella, Castelgrande e Pescopagano che hanno deliberato affinchè si istituisse e perimetrasse un’area al fine di proteggere l’importante risorsa idrica sotterranea dall’inquinamento e preservare la salubrità dei territori.
– Proteggere le specie animali e vegetali, con particolare riferimento alle specie con fenologia nidificante anche in base a range riproduttivi e fenologia migratoria:
– Cicogna nera
– Cicogna bianca
– Nibbio Reale
– Nibbio Bruno
– Biancone
– Lanario
– Astore
– Lodaiolo
– Pellegrino
– Falco di Palude
– Gru
– Coturnice
– Corvo imperiale
Quest’area spicca per la certificata presenza della Cicogna nera che da diversi anni nidifica e si procura cibo nell’area, spostandosi lunghe la fiumara di Muro Lucano, Torrente Malta, Torrente Boschetiello, Torrente San Pietro, la fiumara e i laghetti artificiali del comune di Bella, il torrente Santa Maria di Castelgrande, e il lago Saetta di Pescopagano. A livello nazionale e comunitario si registra una importante presenza del Nibbio reale. Una notevole popolazione, infatti, è stata individuata nel territorio murese per lo svernamento di individui spesso provenienti da Nord ed Est Europa che trascorrono i mesi invernali in loco per poi irradiarsi a caccia sull’intero areale. Le praterie del Marmo Platano, in particolare Pisterola, le Anticime di Cerrito, il Monte Raitiello, Serra Acqua Nera e Manchitella di Muro Lucano, Toppo di Castelgrande e Monte Nuovo di Castelgrande, Lavanghe Rosse, Lavanghe Bianche di Catelgrande, Monte Carruozzo di Pescopagano, Passo delle Crocelle di Bella, Monte di Morti, Serra Laria e Serra dei Venti di S. Fele, assumono grande valenza poiché sostengono la sopravvivenza di grandi numeri di questa specie, oggi minacciata. I dormitori sono stati individuati nel comune di Muro Lucano sul colle Torrana e Valle delle Cerreta verso nord. Ancora, si deve evidenziare come l’Aquila reale nidificante nel territorio di Muro Lucano utilizzi anche le praterie sommitali a nord dell’abitato per le attività trofiche.
Nel territorio di Muro Lucano sono, inoltre, presenti il Lupo appenninico, il Gatto selvatico, il Tasso, l’Istrice, le testuggini terrestri e palustri e numerose popolazioni di Granchi e Gamberi di acqua dolce. Solo alcuni, importanti, significativi esempi per evidenziare la necessità di proteggere tutte le specie presenti della Direttiva Habitat (92/43/CE) e della Direttiva Uccelli (2009/147/CE) nonché la faggeta di Sett’Acque, Piano della Vacca e Nicchiaricone, i numerosi alberi padri e le numerosissime specie vegetali, tra le quali Dianthus rupicola, e capanula fragilis.
– Promuovere lo sviluppo sostenibile e socio-economico attraverso la valorizzazione del patrimonio agro-biologico, silvo-pastorale, eno-gastronomico. Infatti, il territorio di Muro Lucano produce fagioli e patate di alta montagna di elevato valore organolettico, formaggi e carni ovi-caprini (quest’ultimi superano le 12.000 unità solo nel territorio murese), il provolone podolico, grazie ai numerosissimi capi di vacche podoliche che pascolano per boschi e praterie allo stato semibrado. Molti terreni sono stati destinati alla coltivazione di zafferano e nei boschi che circondano l’abitato di Muro Lucano abbondano funghi, frutti del sottobosco e varie specie di tartufo nero ed anche il pregiato tartufo bianco (Tuber magnatum).
– Continuare con il progetto di implementazione di fruizione del territorio per un’utenza ampliata a fini culturali, didattici, turistici, ricreativi e volti a promuovere iniziative capaci di sensibilizzare e valorizzare il patrimonio paesaggistico e ambientale.
– Sviluppare azioni volte ad una efficace tutela e gestione del territorio con recupero delle aree degradate e promozione di tutte quelle attività e opere non impattanti sull’importante patrimonio naturalistico. Promuovere la ricerca scientifica sull’intero territorio.
– Far conoscere e recuperare adeguatamente i ritrovamenti di notevole pregio archeologico presenti e vincolati: Raia S. Basilio, Colle Torrana, Caselle; Lo stesso centro abitato di Muro Lucano è uno scrigno di architettura medioevale, ricco di storia, cultura e di importanti tradizioni, Paese Natio del Patrono della Basilicata, San Gerardo Maiella, sede di un Museo Archeologico Nazionale, di numerose chiese, di un ponte romanico in eccellenti condizioni e di uno ultracentenario in cemento armato che attraversa il profondo vallone delle Ripe, già pSIC, di resti medioevali di mulini ad acqua, di un castello Medioevale, che è stato testimone dell’assassinio della Regina di Napoli Giovanna II, e di un complesso di archeologia industriale di inizio secolo scorso, voluto da Francesco Saverio Nitti, composto da una diga artificiale, condotte e tubature, torre piezometrica e centrale idroelettrica.