EDITORIALE – Gravi e sconcertanti episodi di bullismo sempre più frequenti da parte di giovani studenti impongono serie riflessioni da parte di tutta la collettività.
Presidi e insegnanti, spesso aggrediti dagli stessi genitori, si trovano ad affrontare situazioni gravi e di inaudita violenza, che a volte vengono minimizzate e giustificate come “ragazzate” o semplicemente considerate atteggiamenti esuberanti.
Tutti rimanemmo sconcertati lo scorso anno dal filmato che mostrava uno studente di un istituto commerciale di Lucca che, con toni particolarmente aggressivi, minacciava il professore. Puntandogli il dito contro e cercando di strappargli dalle mani il registro elettronico, urlò: “Prof, mi metta 6 e non mi faccia incazz…Chi è che comanda, eh? Si inginocchi!”. La cosa ancora più grave fu che l’aggressione si consumava tra le risate degli altri studenti. Colpì l’atteggiamento del professore, che rimase in silenzio, evitando lo scontro, forse per non aggravare ulteriormente la situazione.
Stiamo assistendo ad un cambiamento epocale a livello di comportamenti e di disciplina nella scuola.
Il mio pensiero va agli anni della mia infanzia e della mia adolescenza quando la scuola era un’istituzione deputata non solo alla trasmissione di contenuti culturali ma anche di comportamenti e di regole di condotta che rispecchiavano un certo tipo di società fondata su rigidi principi e indiscussi valori.
Ricordo la mia maestra, Cataldina Granafei, dall’aspetto severo e autorevole, ma giusta nel valutare, punire e gratificare. Negli anni ’50 e ’60 si adottavano le punizioni corporali che venivano inflitte non solo per motivi disciplinari ma anche per le difficoltà che l’alunno dimostrava nell’apprendimento. L’errata soluzione di un problema o il calcolo sbagliato di un’operazione di aritmetica comportava un determinato numero di bacchettate sul palmo della mano. Altre punizioni erano: in ginocchio sul granone, il cartello con la scritta ASINO da appendere al collo dell’alunno punito perchè i compagni lo deridessero e lui si mortificasse, rimanere in ginocchio dietro la lavagna con le braccia incrociate dietro la nuca.
Vigeva nel passato un grande rigore, forse eccessivo, che, tuttavia, era accettato sia dagli alunni che dalle famiglie.
In tempi più recenti, che vanno dagli anni ’70 fino al 2004, ho vissuto l’esperienza di docente di scuola primaria. Ho potuto valutare l’importanza della disciplina in classe ed anche rendermi conto dei fattori che la determinano. Hanno la loro rilevanza la composizione del gruppo classe, le regole condivise e i valori trasmessi, la personalità del docente , la metodologia e le tecniche di cui il docente fa uso e dispone.
Può capitare che nel gruppo classe vi siano alunni particolarmente vivaci ed irrequieti che, più di altri, per propria natura, avvertano l’esigenza di muoversi , che amino girovagare per l’aula, che intervengano continuamente e, spesso, in maniera estemporanea, interrompendo la lezione e creando confusione e distrazione.
La valutazione di tali comportamenti è, in una certa misura, soggettiva. A volte capita che il comportamento ritenuto accettabile da un docente non sia tollerato da un altro. E’ certo che gli ambienti coercitivi, in cui l’alunno che disturba viene punito ed emarginato, non fanno altro che inasprire il rapporto docente-alunno a discapito del clima interno della classe. L’ideale è creare un ambiente brioso e vivace, non privo di quel chiacchiericcio e quel brusio di sottofondo che fa da cornice ad un’attività scolastica gioiosa, improntata al piacere del fare, del confronto con l’altro, della collaborazione.
Senza dubbio il lavoro in una classe silenziosa e apparentemente disciplinata è meno impegnativo per l’insegnante, ma certamente meno proficuo a livello di apprendimento e di maturazione logica e psicologica degli alunni.
La disciplina non può prescindere dallo stabilire delle regole che partano da proposte reali e condivise dal contesto classe, dal promuovere l’unità interna del gruppo, dalla coesione e dalla cooperazione efficace diretta alla soluzione dei problemi.
Se la situazione della classe è favorevole e il clima è positivo, anche l’alunno più vivace e con problematiche personali, affettive e familiari riesce a beneficiare di una tranquillità che gli permette di lavorare, astenendosi da comportamenti di disturbo.
Quante volte ci è capitato di constatare come insegnanti, senza fare mai ricorso ad ammonimenti e punizioni, riescano con la sola loro presenza ad ottenere la disciplina. L’educatore deve incarnare l’autorità , ma senza imporla. L’allievo deve potere contare su di lui, sapere che quando è in difficoltà o ha subito un’ingiustizia ha la possibilità di essere ascoltato e compreso. Di contro, la mancanza di autorevolezza è percepita in maniera angosciante dal discente, che non si sente tutelato ed esprime il suo disagio con manifestazioni di indisciplina e di aggressività.
Un altro fattore rilevante per ottenere la disciplina in classe è l’interesse dell’alunno per le attività scolastiche. La metodologia ha un ruolo fondamentale. Partendo dalle conoscenze e dagli interessi degli studenti, il docente deve ricercare insieme ad essi il sapere, assumendo un ruolo di coordinatore, di animatore e di guida. Bisogna sempre ricordare che ciò che è evidente per l’insegnante non lo è per niente per l’allievo: bisogna aspettare i suoi tempi, creando un clima di fiducia e di attese positive.
Sono tanti i progressi e le innovazioni didattiche della scuola di oggi, che favoriscono un apprendimento basato sulla collaborazione tra gli alunni e tra questi e l’insegnante, sullo sviluppo del senso critico, sull’abitudine al confronto. Anche l’uso di strumenti idonei, quali il computer e gli audiovisivi, agevola e favorisce ulteriormente la creazione di una disciplina più accettata e condivisa. Sono innovazioni di grande spessore didattico ed educativo, che tengono conto del cambiamento dei tempi.
La scuola non dovrà mai ignorare la sua missione, che, pur tenendo conto del cambiamento dei tempi, è quella di trasmissione di esperienza e di cultura, di regole e di diritti, di conoscenza del passato e di addestramento per il futuro.