Roma – Riportiamo alla luce una vicenda che, ahinoi, assomiglia a molte altre.
Un’attività minata negli interessi e nella serenità da vili attentati. Nel caso in oggetto, poi, è il secondo caso in un anno. Nella notte del 25 aprile la “Pecora Elettrica” aveva subito, infatti, un altro incendio.
A differenziare – e render quindi ancor più inquietante la vicenda – è però la mission dell’ attività colpita. Non un mero esercizio economico, ma bensì una libreria dichiaratamente antifascista.
È proprio l’attacco a un presidio culturale a suscitare sdegno ed amarezza, in un momento sempre più delicato nel Paese.
“L’incendio di stanotte l’ha distrutta di nuovo. Sono entrati e hanno dato fuoco a tutto”, il commento laconico e rassegnato del titolare della libreria.
Immediata la reazione del presidente della Regione Lazio e segretario del Pd, Nicola Zingaretti: “La Pecora Elettrica è un luogo di cultura e aggregazione. Stanotte è stato dato alle fiamme dopo l’incendio dell’aprile scorso. Ai proprietari dico di tenere duro e lottare per restituire a Roma la bellezza e la passione del loro impegno sociale” . Il sindaco di Roma Virginia Raggi si dice vicina ai proprietari, auspicando immediata chiarezza.
A recarsi immediatamente sul posto è il ministro dei Beni culturali e del Turismo, Dario Franceschini si è subito denunciando una “violenza criminale contro la libertà d’impresa e la cultura”
A porre infine l’accento sulla specificità dell’accaduto è Ricardo Franco Levi, presidente dell’associazione italiana editori: “Distruggere i luoghi delle idee e della promozione della cultura, quali sono le librerie, è un atto vile e pericoloso per la democrazia, che non deve avere cittadinanza nel nostro Paese”.
E pensare che a riaccendere la speranza era stata proprio l’azione svolta dai cittadini del popolare quartiere di Centocelle, che ospita la libreria, che aveva fatto registrare una mobilitazione da record per favorirne la riapertura con una raccolta fondi ad hoc.
Ed ecco allora che anche in questo caso solo l’unione può contrapporsi alla barbarie ed alla, legittima, rassegnazione di chi subisce tali intimidazioni.
Si avvii un’azione di vicinanza e risposta concreta verso quella che non era una mera attività economica ma bensì un motore di legalità e crescita.
Dalla cultura si deve ripartire. Ancora una volta. Con più forza che mai.