La Primavera infonde voglia di vivere e di godere dei segni della natura che si risveglia a nuova vita

EDITORIALE – Oggi la Primavera ha breve durata. Ricordo nel passato Primavere lunghissime e piacevolissime, rallegrate dal garrire delle rondini e dalle lunghe e tiepide giornate di sole. 

Vivevo nel quartiere Casaletto, vicino ad un grande spiazzo verde, denominato San Vito, dove si ergevano alberi dalle folte chiome che donavano ombra in ogni momento della giornata. Era lì che  trascorrevo, dopo gli impegni scolastici, molto tempo delle mie giornate insieme a tanti altri bambini, vicini di casa o compagni di scuola provenienti da altri rioni del paese.

La Primavera rappresentava un periodo di libertà e di ripresa dopo il lungo inverno che ci aveva costretto ai rigori del freddo, certamente non mitigato dagli attuali mezzi di riscaldamento. 

Ricordo le nostre scorribande negli orti e nei prati alla scoperta e alla ricerca di insetti e di frutti selvatici. Nel grande spiazzo di San Vito si affacciava il palazzo Pittella con annesso un orto pieno di alberi da frutto, che erano l’attrazione di noi bambini. Con varie strategie riuscivamo a staccare i frutti che pendevano dai rami più vicini al recinto di filo spinato.

Un’altra nostra attrazione era un grande albero di gelso situato al centro del paese, vicino alla piazzetta dove fino a poco tempo fa vi era una stazione di servizio. Quell’albero produceva tantissimi gelsi, frutti dolcissimi, che raccoglievamo non solo dai rami ma anche da terra, tra la polvere della strada non asfaltata: li mettevamo nel palmo della mano e poi direttamente in bocca, assaporandone il dolce nettare. Per fortuna, nessuno si ammalava per mancanza d’igiene!

Le belle giornate primaverili  animavano  i  vicoli  dopo la solitudine che li caratterizzava durante la stagione invernale. Come per magia le porte si aprivano, lasciando uscire dall’interno voci di adulti e pianti di bambini. I vicoli diventavano luoghi di incontro tra le famiglie, che avevano modo di scambiarsi idee ed opinioni circa i vari problemi esistenziali: si risaliva pian piano la china dopo le ristrettezze economiche del dopoguerra. 

Ricordo le lunghe e calde serate di giugno, che ci permettevano di rimanere fino a tarda notte davanti all’uscio delle case o nei balconi. Era bello ascoltare i nonni, gli zii e i genitori che raccontavano antiche storie, vere o fantastiche, che incantavano noi bambini. Erano  racconti  tramandati  di   generazione in generazione, che accendevano la nostra fantasia, facendoci immaginare persone e luoghi straordinari. 

A volte ci incamminavamo lungo la strada principale del paese, silenziosa e illuminata solo dalla luce della luna e delle stelle. Gli unici suoni erano il rumore dei nostri passi e l’eco delle nostre voci: ci sentivamo i padroni del mondo!

Tornando a casa, ci  fermavamo  incantati  a  guardare le lucciole che punteggiavano con le loro lucine intermittenti il buio profondo della notte.

Anche oggi la Primavera è attesa e desiderata.

Le abitudini di vita sono diverse, ma il desiderio di uscire e di godere delle bellezze della natura è ugualmente avvertito: si preferisce fare una bella passeggiata lungo il viale e due chiacchiere con gli amici anziché rimanere rintanati in casa e chattare al computer.

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