Articolo a cura di Yasmine Sebai
EDITORIALE – “Mi chiamo Vincent Van Gogh, e i miei disturbi sono di colore giallo”
Oltre il personaggio,oltre l’artista:la persona,Vincent Van Gogh lo conosciamo tutti vero? Con la sua particolare abitudine di mangiare il colore giallo,convinto gli portasse felicità come farebbe un antidepressivo ai tempi moderni,oppure quando per amore si tagliò un orecchio che ad oggi potrebbe rientrare nell’autolesionismo.
Ma erano altri tempi,parliamo del 1800 quindi non di qualche decina di anni fa,tempi in cui disturbi del comportamento,ansia,depressione e autolesionismo erano visti come cose completamente estranee alla normale sfumatura di una personalità ma di più come una “follia” che doveva essere contenuta in manicomi.
In base ad alcuni studi Vincent soffriva di disturbo bipolare e personalità borderline tant’è che ne ritroviamo i tratti ossessivi e autolesivi citati sopra,oltre a questo troviamo una personalità che rendeva difficile le relazioni con gli altri,ad oggi potrebbe rientrare nel disturbo d’ansia sociale,insomma “Il pittore tormentato” ,così nominato nel tempo, il titolo se lo è proprio meritato,ma per colpa sua o per colpa di una società incapace a comprendere la diversità delle sfumature della personalità di ogni persona?.
Nel 2024 da dove partire per aiutare un piccolo Vincent? La maggioranza dei disturbi di personalità nasce in un età compresa tra i 5 anni fino ad arrivare anche a oltre l’adolescenza,quindi che sia la persona interessata a dover intraprendere una terapia è un cliché errato,i primi a dover andare in terapia se si iniziano a presentare problemi sono proprio i genitori,per correggerne il comportamento verso il figlio ma anche verso loro stessi,per evitare ulteriori traumi che possono riemergere anche in età ormai adulta,tipo come Vincet che in età adulta nei suoi quadri distorceva la realtà come nella speranza di fuggirne,ad oggi questo potrebbe essere chiamato disturbo dissociativo,la persona si distacca dalla realtà per lui troppo dolorosa per trovarne una nuova,e come Vincet il colore giallo spesso per queste persone possono essere terapie e psicofarmaci che per quanto restino un tabù nella società odierna nella medicina spesso sono un salvavita.
Quindi ora penserete “quello che ci sta dicendo è che sono i genitori a dover fare per primi la terapia?”
Esattamente un bambino con dei traumi proviene molto spesso da una famiglia con dei comportamenti abusivi,limitativi e a volte iperprotettivi.
Ed ora come poter educare i genitori? A cosa educarli?
I genitori andrebbero educati principalmente all’ascolto dei propri figli in qualsiasi età essi siano,dovrebbero essere educati alla comprensione dei propri figli,a non farli sentire sbagliati nemmeno per un momento,dovrebbero essere educati a riconoscere i segnali allarmanti nei comportamenti e prendere sempre con cautela le misure giuste facendosi aiutare da un esperto del campo.
Non bisogna scendere a pensieri tabù del tipo “se mando mio figlio in terapia penseranno sia pazzo” ma piuttosto “ Voglio mandare mio figlio in terapia per assicurarmi che stia bene psicologicamente”
Quindi genitori,per favore,siate pazienti,siate comprensivi,siate attenti,siate ciò che cambierà il futuro dei vostri figli,mi piace dire che a volte un disturbo è solo una disperata ricerca del colore giallo,della felicità che non ha trovato il nostro piccolo Vincent morto a 37 anni infliggendosi una ferita d’arma da fuoco.
Genitori, siate la strada per la ricerca della felicità, siate il colore giallo.