L’Anno Uno di Genova e il suo orgoglio

EDITORIALE – “Genova ha i giorni tutti uguali”, scriveva e cantava Paolo Conte nel suo celebre brano del 1975.  Ma Genova e i genovesi, hanno e avranno un giorno che purtroppo, tristemente, non sarà mai uguale agli altri. Il 14 agosto del 2018, alle 11,36, il Ponte Morandi, un simbolo della città quasi paragonabile alla celebre ”Lanterna”, crolla in maniera devastante in un martedì uggioso e pieno di nebbia. 43 le vittime del disastro, in una tragedia che turba gli animi degli italiani e del mondo intero, creando un Ferragosto triste e incredulo a chi magari era pronto vivere un giorno di festa. Dopo le morti e le lacrime inizia il tempo delle verifiche, delle colpe addotte e degli sciacalli da tastiera o degli “ingegneri” improvvisati del web. Genova si rimbocca le maniche quasi subito, lo fa nel silenzio e nello sguardo fiero della sua gente, mentre il mondo mediatico nazionale è impegnato a prendere dichiarazioni al veleno o appelli su cambi di strategia, mettendo in vetrina (o alla gogna), nomi del calibro di Benetton, Atlantia e Autostrade spa. Il 29 giugno scorso, alle 9,39, viene fatto saltare in aria ciò che resta del ponte Morandi, le cariche di dinamite hanno abbattuto in modo controllato i piloni 10 e 11. Un violentissimo boato che ha squarciato la città e i cuori dei genovesi, mentre gli idranti dei vigili del fuoco ormai da diversi minuti gettavano acqua in modo da controllare la dispersione di polveri nell’aria e nei quartieri circostanti.

Oggi alle 11,36 un minuto di silenzio e la lettura dei nomi delle 43 vittime, con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella applauditissimo e invocato e i vertici di Autostrade e Atlantia, che, su richiesta dei familiari delle vittime, non hanno preso parte alla cerimonia di commemorazione. La reazione dei genovesi sta tutta nelle parole del loro sindaco Marco Bucci, il quale a “Repubblica” ha dichiarato che “oggi è un momento di ricordo e commemorazione, Genova vuole crescere, si merita delle infrastrutture di primo livello, la città è unita e sta collaborando. Sia sul lato ovest che est del ponte anche oggi stiamo lavorando, non abbiamo interrotto i lavori, la nuova pila 9 è quasi a 20 metri, abbiamo già 11 pile con fondamenta. Stiamo rispettando il piano dei lavori, sono convinto che a fine aprile 2019 inaugureremo il ponte”. Ottimismo, voglia di fare e desiderio di lasciarsi alle spalle una tragedia che comunque non verrà mai dimenticata, non solo da chi ha perso i suoi cari in quel crollo, ma anche da chi porta in volto la vita vissuta nei palazzi sotto al ponte, “un gigante” che magari intimoriva già da tempo e anni, e di cui si sarebbe dovuta prender più cura, ma che era comunque uno sguardo quotidiano sulle loro vite. Le vittime del crollo del ponte Morandi sono “angeli della città”. Queste le parole dell’arcivescovo di Genova, cardinale Angelo Bagnasco, nell’omelia in ricordo delle 43 vittime: “Genova è qui. Genova non li dimenticherà mai”. Genova non ha “i giorni tutti uguali”, da un anno vive i giorni del coraggio e della voglia di rialzarsi e lottare.

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