EDITORIALE – Quella della pasta fatta in casa è un’arte dei nostri paesi, tramandata di generazione in generazione.
Oggi, è un’usanza ancora molto praticata, in particolare nei giorni di festa. Un piatto di fusilli e orecchiette conditi con un ottimo ragù è la pietanza migliore da offrire poiché mette tutti d’accordo.
Anticamente era, insieme alla polenta, il cibo quotidiano.
Nelle cucine delle nostre nonne erano costantemente presenti la spianatoia di legno (tavuliddu) ed il matterello (laganaturu): strumenti necessari per impastare e stendere la sfoglia di pasta.
Farina, acqua, uova, un pizzico di sale: quattro ingredienti in grado, se sapientemente e abilmente manipolati, di trasformarsi in molteplici varietà di buona pasta fresca: tagliatelle, fusilli, orecchiette, gnocchi, tagliolini, ravioli.
Si tratta di un rito antico che univa grandi e piccini in un momento magico fatto di tradizione e convivialità. Solitamente le maestre, direttrici dei lavori, erano le nonne che insegnavano prima alle figlie e poi alle nipoti.
Nel mucchietto di farina, si crea un piccolo incavo, si aprono le uova e si aggiungono un po’ di acqua e di sale; si amalgamano gli ingredienti roteandoli con una forchetta in modo da inglobare man mano la farina, s’impasta a lungo ed energicamente fino ad ottenere un composto levigato ed omogeneo; infine, usando il matterello con movimenti abili e veloci per spianare l’impasto, ecco che si compie la magia: voilà la sfoglia!
A questo punto che ne direste d’imparare? Tutti possono farlo: BASTA AVERE LE MANI IN PASTA!