L’Associazione “Riflessi in ricordo di Antonio” presente al Congresso Internazionale di Suicidiologia

NEMOLI (PZ) – Quando ebbi l’onore e il piacere di moderare l’evento di presentazione della neonata associazione “Riflessi, in ricordo di Antonio”, la cosa che mi rimase più impressa fu la forza di volontà di un gruppo di ragazzi che, nel ricordare con affetto un loro amico, possedevano dentro di loro l’energia di dover fare qualcosa di concreto per il prossimo. In un tempo in cui ascolto e fare rete sembrano utopie insormontabili, la suddetta associazione in neppure un anno è riuscita già a mettere terreno fertile sugli obiettivi concreti del loro “credo”, partecipando nella settimana appena trascorsa, all’importante Congresso Internazionale di Suicidiologia che da anni si tiene in Italia nel mese di settembre. Un segnale forte sulle loro intenzioni solidali, ma soprattutto, una promessa mantenuta ad Antonio e a loro stessi.

Vi riportiamo qui, integralmente, il post apparso sulla loro pagina facebook

Quasi per caso, facendo ricerca su internet, siamo venuti a conoscenza del nome del prof. Maurizio Pompili, nome collegato al Congresso Internazionale di Suicidiologia che da anni si tiene in Italia nel mese di settembre.

Abbiamo provato a individuare un canale comunicativo con lui, una dottoressa, sua collaboratrice, da subito ci ha dato risposta e ci ha invitato a partecipare a Roma al Convegno di settembre.
Era ancora inverno, ma abbiamo subito deciso di voler essere presenti. Sono trascorsi i mesi e nel tempo abbiamo custodito e coltivato l’idea che l’ Associazione Riflessi non poteva mancare a questo importante appuntamento.
E così è stato.

All’alba di martedì 17 settembre una delegazione dell’Associazione: Roberto, Pietro, Vincenzo, Antonio ed Elisabetta siamo partiti per la Capitale, lì ci ha raggiunti anche Francesca.
L’aula magna del rettorato dell’Università “La Sapienza di Roma” ospitava il Congresso Internazionale di Suicidiologia e Sanità Pubblica.

Non eravamo soli, e no, eravamo circa in mille!Partecipanti provenienti da tutte le parti del mondo, relatori di spessore, studiosi della materia e di tutto ciò che ruota attorno ad essa.
Siamo rimasti incantati nell’ascoltare quanto presentato, si è parlato di predittori biologici, di fattori prenatali, di influenze relazionali, di dipendenza dai social network, si è parlato di dati… e di quelli ci siamo davvero impressionati.

Sono davvero tantissime le persone, che ad oggi, scelgono il suicidio come soluzione alla loro crisi, al loro disagio. Siamo coinvolti tutti, adolescenti, adulti, a prescindere dal tipo di impiego o dal ruolo sociale, autistici, popolazione carceraria, tutti!
I dati di morte per suicidio che si registrano ogni anno, sono davvero disarmanti: tra i 14 e i 29 anni è la prima causa di morte al mondo per poi passare ad essere la seconda nelle successive fasce di età.
La depressione, la solitudine, l’insoddisfazione, la mancanza di sopportazione insieme a tante altre sono le cause.

Abbiamo ascoltato e letto su fotografie testimonianze di operatori sanitari, di familiari, di amici.
Abbiamo sentito scorrere sulla nostra pelle i brividi del vissuto dei Survivor, i sopravvissuti, di chi resta, di chi continua a chiedersi perché in tutte le lingue del mondo, di chi tra sensi di colpa e grande dolore fa il possibile per recuperare forza e provare ad aiutare l’altro.

Abbiamo intrecciato la nostra storia, la storia di Antonio, con tante tante tante altre storie.

Ci siamo trovati a passeggiare, a cenare, a bere una birra mentre analizzavamo le nostre vite… tra aneddoti, sorrisi, sfottò, domande e riflessioni ci siamo trovati a parlare di suicidio, di progetti, di voglia di crescere, di dare una speranza.
Non un’illusone, no…una speranza.

Siamo tornati a casa con un peso forte di responsabilità, ma con la consapevolezza di voler andare avanti, di voler imparare ad agire, siamo tornati con un messaggio forte e chiaro da voler urlare ed espandere a tutti: non vogliamo che nessuno sia solo, vogliamo che le connessioni sociali contino davvero, vogliamo imparare ad ascoltare, vogliamo vivere a mani tese, vogliamo porre domande sempre e comunque, vogliamo sconfiggere i tabù intorno alla parola suicidio, vogliamo rompere il silenzio!

BREAKING THE SILENCE…
Se il cielo all’orizzonte è completamente grigio e coperto da nuvoloni possiamo far previsioni che piova, possiamo forse non prevenire la pioggia ma possiamo portare con noi l’ombrello.

Questa è solo una sintesi delle due giornate a Roma, la presenza di Antonio è stata costantemente tangibile, nei dati, nei messaggi, nelle storie altrui.
Fra noi tanti incroci di sguardi, per poi deglutire a vuoto, piegare la testa a voler nascondere gli occhi lucidi… e nel cuore di tutti la certezza di essere accomunati da un unico pensiero: quanto ci manchi Antonio!!!!! ♥️

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