EDITORIALE – Tra i due borghi ci sono differenze di origine e di lingua, ma siamo un unico popolo che si è sempre distinto per onestà, per senso dell’accoglienza e dell’ospitalità.
L’arrivo dei nuovi parroci, don Michelangelo e don Luigi, che operano in spirito di grande intesa e di solidale e proficua collaborazione, sta creando un’unione ancora più solida e più profonda.
Nel passato non è stato sempre così.
Negli anni ’60, a Lauria si era creato un clima di rivalità e di acceso campanilismo. Si costituì un comitato, con l’intento di rivendicare un’equità di gestione politica tra i due rioni. Nel 1968, era grande il fermento per un movimento di separazione: si voleva scindere Lauria in due Comuni. Tanti i comizi e le riunioni. Per fortuna, nell’interesse della cittadinanza, si giunse a una mediazione tra le istituzioni e la popolazione. Il governo cittadino fu affidato a un commissario prefettizio fino alle nuove elezioni.
Ricordo quel periodo con una nota di rammarico ma anche di orgoglio personale. Due giovani coppie convolarono a nozze: io ed Emma Fittipaldi, del Rione Superiore, sposammo rispettivamente Angelo Scaldaferri e Carlo Albamonte, del Rione Inferiore, lanciando un messaggio di ottimismo e di positività verso l’integrazione e il valore dell’unione di un popolo. Forse fu questo l’aspetto che maggiormente suscitò l’interesse dei mass-media. La RAI Basilicata inviò un giornalista per intervistarci. Lo scopo era evidenziare la nostra determinazione nel volere coronare il nostro sogno d’amore nonostante le discussioni e le rivalità del momento.
Come non considerare il nostro Paese, tutto, dalla Taverna a Via Fontana, il rifugio ricercato da sempre, dove ti senti sicuro, protetto, appagato? Ogni angolo, ogni scorcio, ogni vicolo li senti familiari, risvegliano i ricordi che hanno accompagnato gli anni della giovinezza e sono i luoghi dove ci piace vivere negli ultimi anni della nostra vita.