Lauria Revolution, l’identità riscoperta attraverso il riscatto dei propri abitanti

LAURIA (PZ) – Il mio incontro con Ilaria Vecchio, Andrea Filippini, Alice Pagotto, Laura de Pedro e Nicola Ragone, avviene in modo informale presso casa di amici, in una cena tipicamente lucana condita da allegria, aneddoti e racconti.

I protagonisti del progetto Lauria Revolution hanno i volti entusiasti e curiosi di chi è entrato dentro ad un progetto “emotivamente forte”, ma allo stesso tempo affascinante e sorprendente.

“E’stata una sorpresa, perché prima di venire Lauria ci era stato inviato un po’ di materiale storico da parte dell’Avvocato Boccia e da parte del Prof. Cassino, ma una volta arrivati qui ci siamo resi conto di quanto la gente e la popolazione lauriota sentisse il bisogno e la volontà spontanea di interfacciarsi con la nostra storia”, mi racconta entusiasta Alice Pagotto.

Un confronto sincero e aperto, svolto casa per casa, attraverso testimonianze, documentazioni storiche e detti popolari, con una parola che per il quartetto attoriale ha avuto un ruolo fondamentale.

“La residenza, questa capacità di adattamento, di amore verso il proprio luogo è emersa in un modo disarmante. Un amore incondizionato ma anche severo, perché Lauria è fatta di gente abituata al lavoro e oggi, come tutto il meridione, deve affrontare la piaga della mancanza di lavoro e del conseguente spopolamento”, spiega Alice.

“Partono i padri che fanno enormi sacrifici per mantenere la famiglia anche da lontano e vanno via i figli, ma non si perde la propria identità e la voglia instancabile di creare qualcosa di utile. C’è anche una fortissima autonomia nelle donne qui, ed è un aspetto che la dice lunga sul loro carisma e attaccamento alla propria fierezza identitaria”.

Sabato e domenica dunque il Lauria Revolution non sarà soltanto una “rievocazione” di una pagina triste della storia lauriota, quel 1806 che per Lauria è ancora oggi sinonimo di distruzione e morte, ma anche un modo per analizzare la nostra epoca e le sue problematiche: “si, perché il nostro concetto forte di residenza risiede proprio in questa finalità, che è venuta fuori spontaneamente. Noi siamo arrivati qui senza nulla di scritto, abbiamo incontrato le persone e sin da subito abbiamo capito perché Lauria sia stata una delle poche città se non l’unica a resistere con forza all’invasione francese. Perché è nell’indole della propria gente, quella di sentirti di appartenere a qualcosa, di essere solidale tra di loro anche se ci possono essere questioni aperte, il racconto e il ricordo li ha uniti, si sono interrogati su se stessi, fino a scoprirsi così forti e a chiedersi il perché una terra che ha tante peculiarità umane e anche naturali, debba soffrire ancora in termini economici o lavorativi. C’è voglia di riscatto, e ciò è venuta fuori grazie alla messa in discussione della propria identità”, conclude Alice.

Una enormità di materiale raccolto, il laboratorio con la popolazione e l’attivismo del dialogo che portava ad affrontare argomenti sempre nuovi, questo lo scenario che i quattro attori hanno trovato e di cui domani e dopo domani proveranno a dare una sintesi portata in scena presso la sala Brancati a partire dalle 18 di domani e domenica.

L’attenzione di Nicola Ragone, direttore artistico per questo nuovo progetto itinerante, è meticolosa e partecipata, per un ragazzo che da sempre porta l’indole del viaggio dentro di sé, come testimoniano i suoi documentari e i suoi cortometraggi: “Il tema della residenza è un tema innovativo ma attuale più che mai, perché permette al territorio e ai suoi abitanti di aprirsi a nuove visioni, caratteristiche, peculiarità e punti di vista. Il fatto che la propria terra e la propria storia sia raccontata da occhi esterni che non hanno mai vissuto questa realtà e mescolarla con le testimonianze dei residenti, crea sicuramente un interesse enorme che porta l’esperimento a diventare una realtà concreta. Può divenire un modello da esportare nelle nostre aree interne, per valorizzarle e portarle ad essere raccontate, conosciute e vissute”.

Il tema dell’ospitalità oltre quello della residenza, con una Basilicata che va ricostruita storicamente e artisticamente come un mosaico, come mi racconta ancora Nicola Ragone: “neppure noi conosciamo bene le peculiarità e le caratteristiche dei nostri luoghi, e per questo un occhio esterno più attento magari a dettagli per noi scontati o insignificanti, per loro può essere fonte di ispirazione o tema su cui lavorare. Le nostre comunità si stanno spopolando a causa del lavoro che manca o per rassegnazione, ripopolarci artisticamente ospitando queste eccellenze e farle nostre attraverso la loro arte può rappresentare un riscatto non solo per la nostra storia e i nostri luoghi, ma anche per noi stessi”.

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