EDITORIALE – Una vita spesa per la comunità parrocchiale lauriota, in fede a una promessa che veniva da lontano. Lauria oggi ha dato il suo ultimo saluto a Giuseppe Tripano, per tutti “Peppino”, simbolo non solo di devozione e fede, ma anche di grande duttilità e umanità.
Uomo dalle tradizioni e dai principi ben saldi, Peppino da sempre è stato un protagonista della vita quotidiana lauriota, sempre in prima linea per la comunità di San Giacomo e per la sua famiglia, con un amore sconsiderato e immenso per i suoi nipoti.
Nella sua omelia odierna Don Franco Alagia gli ha riservato il dono dell’altruismo, della semplicità, del mettersi a disposizione in qualsiasi circostanza o occasione perché, come lo stesso parroco ha ricordato, la sua missione di fede era legata da una promessa fatta all’indimenticato e compianto Don Gaetano Giordano, il quale si era rassicurato con i fratelli Peppino e Matteo che “chiunque lo avesse succeduto alla guida della parrocchia, avrebbe ricevuto il massimo impegno e la massima collaborazione come tributatagli a egli stesso”. Una promessa che nel tempo è diventata un vero e proprio atto di fede.
Era così “zio” Peppino, duttile, spontaneo e saggio, tanto da rendere persino l’allestimento di un presepe natalizio una storia allegorica da portare quasi in scena, uno spaccato di vita familiare che mi ha accompagnato nel corso di tutta la mia infanzia.
Amante del canto, è stato anche membro della rinomata Chorale Beato Domenico Lentini, protagonista in Piazza San Pietro in quel 12 ottobre del 1997 in cui il Servo di Dio lauriota fu consacrato Beato da Papa Giovanni Paolo II
Negli ultimi tempi si rammaricava di non poter più essere utile come avrebbe voluto, ma il suo sentimento era sempre rivolto alla sua comunità parrocchiale e non solo, perché oltre la devozione e la fede, c’era una missione da portare avanti, una Chiesa da allestire e preparare per il triduo pasquale o un lavoro in ferro, altra sua grande passione, da consegnare.
Mancherà il suo grido di gioia quando, ogni venticinque luglio, all’uscita della statua di San Giacomo dalla Chiesa Madre, si alzava al cielo il suo “Viva San Giacomo”, così atteso e trionfante da scatenare gioia, emozioni ed applausi.
Ci lascia un altro pezzo di Storia di quella Lauria caratteristica, fattiva e devota, amante dei propri luoghi, con pregi e difetti.
Ricordo il suo ultimo viaggio in scooter con me, in arrampicata per la sua amata Via Cerruto e con la spesa tenuta stretta, tra risate, pacche sulla spalla e immancabili aneddoti.
Ancora risuonano i tre sentiti “Grazie” di Don Franco a fine omelia, a cui si aggiunge il mio e quello della comunità lauriota, per molteplici motivi si, ma soprattutto per l’esempio di passione che ha sempre messo in ogni cosa che ha costruito.
Buon viaggio zio…