LAURIA (PZ) – Oggi alle ore 18 presso Palazzo Marangoni, la Cellula Coscioni Basilicata e l’Associazione Culturale Tangram discuteranno della Legge 194 in un incontro dal titolo “Interruzione Volontaria di Gravidanza: dalla legge alla tutela del diritto”.
Introdurrà il tema e modererà l’Avv. Italo Grillo, Tesoriere della Cellula lucana. Saranno presenti Maria Labanca, socia Tangram e medico, Rosa Martino, psicologa, Giusy Scaldaferri, docente, e Luisa Comitino, assistente sociale che apporteranno al dibattito le loro competenze e le loro esperienze professionali.
L’incontro prenderà le mosse dalla tormentata storia politica che ha portato all’approvazione della normativa di settore approvata il 22 maggio 1978, una storia affascinante che parte dai primi dibattiti politici all’inizio degli anni Settanta.
La legge sull’aborto, che oggi ha 44 anni, fu il frutto di un’aspra battaglia sociale, politica ed etica. A volere una norma che riconoscesse il diritto per le donne all’interruzione volontaria di gravidanza furono soprattutto i Radicali, appoggiati da altre forze politiche laiche e da realtà sociali. Nacque così la legge del 22 maggio 1978, nota come 194, poi confermata da un referendum nel 1981. Sino ad allora l’aborto veniva effettuato in modo clandestino e il discrimine era il ceto sociale ed economico: le donne con maggiori possibilità si rivolgevano ai medici cosiddetti ‘cucchiai d’oro’, che facevano pagare esorbitanti parcelle cliniche per l’intervento, oppure a cliniche oltre confine; le meno abbienti si rivolgevano alle ‘mammane’, o a volte ricorrevano da sole a pratiche pericolose (ferri da calza). Non si conosce il numero di donne morte per emorragie e complicanze successive.

La posizione dell’Associazione Coscioni:
Anche in campagna elettorale l’aborto, usato come argomento “di bandiera”, si tira dietro il suo inevitabile ritornello: la legge 194 non si tocca. Lo dicono Salvini (“Cancellare la 194 non è nel programma della Lega”), Tajani (“La legge sull’aborto “che è in vigore, rimane in vigore, poi bisogna aiutare le donne che non vogliono abortire a non farlo”), perfino l’autorevolissimo Carlo Nordio (“credo che nessuno voglia cambiare una legge a suo tempo approvata da un referendum popolare”).
Per non parlare della disinformazione sull’aborto farmacologico (detto “chimico” dalla Roccella, eletta nelle liste di Fratelli d’Italia ed oggi Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità) o della proposta di legge Gasparri che intendere riconoscere capacità giuridica al concepito. Un attacco frontale ai consultori e al diritto dei corpi gestanti di decidere sul proprio corpo, ma introdurrebbe complicazioni enormi alla tutela di un corpo gestante nella pratica clinica.
D’altro canto, occorre ribadire che l’Associazione Luca Coscioni propone da anni di discutere delle criticità esistenti della legge, dopo 44 anni dalla sua approvazione, come si farebbe per qualsiasi altra procedura medica, suscettibile – per fortuna – di cambiamenti migliorativi.
Sia per una sua migliore applicazione che per le modifiche necessarie, come per esempio nel caso degli aborti terapeutici del secondo trimestre (per esempio in caso di gravi malformazioni fetali), che non essendo praticabili nel nostro paese dopo la 22a settimana, costringono le donne ad andare all’estero, è tempo di iniziare una discussione competente sull’aborto e di liberarci dal pregiudizio dell’intoccabilità della legge.
Un altro tema che sarà trattato dalla Cellula Coscioni Basilicata è la risposta a questa domanda: la legge 194 sulla interruzione volontaria della gravidanza è applicata?
Per rispondere abbiamo bisogno dei dati. Nella Relazione di attuazione del Ministero della salute ci sono solo i dati nazionali e regionali in pdf. Cioè dati chiusi, aggregati solo per regione e aggiornati al 2019.
Ci servono invece i dati aperti e per ogni struttura ospedaliera. Solo se i dati sono aperti sono utili e ci offrono informazione e conoscenza. Solo se i dati sono aperti hanno davvero un significato e permettono alle donne di scegliere in quale ospedale andare, sapendo prima qual è la percentuale di obiettori nella struttura scelta.
I dati chiusi del ministero sono una fotografia sfocata. Ecco perché l’Associazione Coscioni ha mandato una richiesta di accesso civico generalizzato alle singole ASL e ai presidi ospedalieri chiedendo i numeri specifici per struttura. L’Associazione ha chiesto di sapere quanti non obiettori effettuano le IVG, qual è il numero medio settimanale di IVG per non obiettore e se ogni struttura in cui non c’è il servizio assicura alle donne il percorso di IVG.
Chiedendo di aprire i dati, quei dati che dovrebbero essere già aperti.
“L’obiezione di coscienza non è una questione morale, è una questione di accesso a un servizio.”.