Lettera aperta a Rocco Papaleo. (Cinema e Jazz, secondo me bella coppia)

LAURIA (PZ) – Rocco,

alcune scoperte si fanno troppo tardi e con un filo di vergogna devo ammettere che ho scoperto Chet Baker a quaranta anni suonati.

Come tutte le migliori scoperte è avvenuta casualmente:

Sto per perdere il treno, un mio amico mi da un passaggio per la stazione ed in auto stava ascoltando questa tromba che ti prende il cuore con le sue note pulite e nette, ma sempre calde.

Ascolto.

Sono pezzi che conoscevo, ma mai sentiti suonati così. I pezzi erano “Almost Blue” e “My funny Valentine”.

“Chet Baker!” dice il mio amico leggendo nel mio silenzio e sul mio viso stupore. “Chi è?”

“Ascolta”.

Io ascolto, poi arrivo alla fermata della metro e ci salutiamo. A casa, inizio a cercare, a leggere e ad ascoltare.

Scopro un personaggio con una vita dolorosa, a tratti straziante, ma piena di poesia, accompagnata da un talento fuori dal comune.

Talento che è un dono non solo per lui, ma per tutti quelli che hanno la fortuna di incrociare la propria vita con il suono della sua tromba.

Poi mi dico: “Questa vita è un film? Avranno mai fatto un film sulla sua vita?”;

scopro che il film è stato fatto, non l’ho visto, ma le recensioni che trovo sono tutt’altro che lusinghiere.

Il tratto comune delle recensioni è la critica al soffermarsi del film all’aspetto “maledetto” di Chet Baker, al Chet Baker eroinomane più che al Chet Baker trombettista!

Ci vorrebbe qualcuno che ami la musica, suoni la musica quanto ami il cinema. E mi sei venuto in mente tu!

Te la butto lì:

secondo me saresti un Chet Baker perfetto e penso che tu abbia la giusta cultura, e soprattutto la giusta sensibilità per portare al cinema la sua storia!

Ciao Rocco.

Con stima ed affetto, Giacomo Brandi.

Chet Baker
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