Lettera aperta da parte della famiglia Ielpo

LAURIA (PZ) – RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO integralmente la lettera che la Famiglia Ielpo ha inviato alla nostra redazione.

Milano, 13 gennaio 2020, una data da cancellare per chi, come noi, ha conosciuto e vissuto Ielpo Raffaele detto (Gazza), ma nello stesso tempo un dì da ricordare affinché eventi tragici di questo genere non accadano mai più.

E già, perché Raffaele come tanti cittadini emigrati e non, stava svolgendo il suo lavoro, di cui andava orgoglioso e fiero. A nome di tutta la famiglia esprimiamo il nostro vivo ringraziamento per la vicinanza e straordinaria partecipazione in primis di tutti i nostri concittadini e non, al nostro Parroco Don Vincenzo, al Comune di Milano nella persona del Sindaco Sala e dei suoi collaboratori, ai suoi superiori, ai suoi colleghi di lavoro, alle forze dell’ordine e agli addetti al primo soccorso.

Non c’è niente di più triste che cadere in una notte di fatica senza vedere l’alba. A malincuore, non solo noi interessati in prima persona, ma anche buona parte della comunità ha espresso stupore per il fatto che durante la celebrazione della Santa Messa con la quale si è reso omaggio alla salma, l’amministrazione non abbia speso una sola parola di conforto e/o vicinanza o di preghiera al loro concittadino. Non andava fatto niente di straordinario, bastava dire: ‘’esprimiamo il nostro dolore e vicinanza alla famiglia per la perdita di un figlio della nostra terra che stava svolgendo il proprio lavoro, lontano dalla famiglia, con enormi sacrifici ma comunque e sempre legato alle sue radici.’’

Era chiedere troppo? Forse no, se pensiamo che una città metropolitana qual è Milano ha accolto un figlio del sud, con tutto il rispetto che è dovuto ad un essere umano caduto in circostanze tragiche, nell’espletamento tra l’altro di un’opera pubblica di straordinaria importanza. Non dovrebbero esistere nel 2020 cittadini di serie A e cittadini di serie B. Come diceva Totò: ‘’ le differenze lasciamole ai vivi, noi siamo seri, apparteniamo alla morte.’’

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