RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO a firma di Pietro De Sarlo, una lettera di chiarimenti in merito all’articolo uscito ieri sulla nostra testata dal titolo “La DC a San Chirico Raparo” a firma del già On. Peppino Molinari.
SAN CHIRICO RAPARO (PZ) – Egregio Direttore,
Leggo sulla vostra testata a firma Peppino Molinari una ricostruzione ‘storica’ della DC di San Chirico Raparo pubblicata l’8 giugno ultimo scorso.
In questa ricostruzione si afferma che la DC perse le elezioni del 1964 vinte dalla lista civica capitanata da mio padre Pasquale de Sarlo perché: ‘La lista democristiana era data per vincente, sulla carta nettamente più forte e rappresentativa. L’ultima sera, al comizio finale, parlò anche il padre del candidato sindaco della D.C., si lasciò andare ad espressioni piuttosto forti, che furono percepite dal popolino come una minaccia per chi non avesse votato per il figlio. Naturalmente non era vero niente, ma così vennero intese. De Sarlo d’altronde seppe interpretare bene il ruolo della vittima’.
Premesso che dalla biografia di Peppino Molinari, e dalla mia memoria di sanchirichese, non mi risulta che abbia mai avuto interesse per la comunità di San Chirico o abbia mai fatto qualcosa per questa comunità, come d’altronde per la Basilicata intera, nonostante i tanti cambi di casacca e la personale fortunata carriera politica, né che per età possa essere testimone dei fatti dell’epoca … a San Chirico Raparo poi!
Per cui trovo sorprendente che si sia cimentato in questa ricostruzione e me ne chiedo il motivo e quali siano le sue fonti però, a prescindere, mi corre l’obbligo di precisare come andarono le cose effettivamente.
Negli anni ’50 e ’60 ci fu anche in Basilicata il boom demografico. Mio padre, sindaco DC dal 1956, per realizzare l’edificio scolastico espropriò per pubblica utilità un suolo, in centro paese, di proprietà del prefetto Salazar. Per questo ebbe a soffrire non solo di una causa per abuso di potere da cui uscì vincitore, ma stranamente si trovò contro il suo proprio partito che, mobilitando i maggiorenti del paese, pensava di vincere le elezioni. Prima di parlare del comizio mi preme precisare che i rapporti tra la famiglia De Sarlo e quella D’Alessandro erano di storica e fraterna amicizia. Ma l’avvocato D’Alessandro, non si sa bene per quale motivo per attaccare mio padre e riferendosi a lui disse: ‘e io che mi vergognavo di andare a spasso con quell’uomo … ”, suscitando così il disgusto della popolazione che votò per la lista civica di mio padre, La Bilancia, con oltre il 90% dei voti.
Ancora oggi in paese si ricordano della questione dell’edificio scolastico e di come mio padre pensasse prima alla comunità e poi ai propri interessi tanto che nel rifacimento delle strade interne e delle interpoderali le ultime a essere realizzate furono quelle di proprio beneficio.
Mio padre perse poi le elezioni successive a causa del suo riavvicinamento alla DC e per la travolgente ondata del PCI che modificò il quadro delle amministrazioni in molti paesi lucani.
Sono, purtroppo, pochi gli anziani rimasti in paese, ma se l’ambizione di Peppino Molinari è quella di ricostruire la storia DC di questo paese credo faccia meglio a prendere informazioni sul campo e documentarsi meglio.
Mi pare che l’autore faccia il panegirico di Antonio Rinaldi, di cui in paese c’è incerta e variegata memoria, e questo mi interessa il giusto purché per esaltare la figura della DC e di Rinaldi non si ricostruisca la Storia di una piccola comunità e di un sindaco, che all’epoca non percepiva neanche stipendio, ad mentula canis o, peggio, ad usum Delphini.
Ad Antonio Rinaldi e a suo fratello Raffaele, che mi risulta abbia l’ambizione di candidarsi alle prossime elezioni comunali, suggerisco di trovare altre vie per conquistare il favore popolare senza coinvolgere né mio padre né, arrivati a questo punto, me.
Ho già partecipato in un momento di follia a una tornata elettorale a San Chirico e ne sono ancora disgustato. Per favore chiunque si candidi esprima progetti per la salvezza di una comunità morente, se ne è capace, e lasci perdere me e, specialmente, la figura di mio padre. Grazie.